L'apertura del Giubileo
Aprendo il Giubileo della Misericordia Papa Francesco ha detto parole impegnative sull'amore di Dio che previene il nostro peccato. Ha anche voluto ricordare la circostanza storica del cinquantesimo anniversario della conclusione del Concilio Vaticano II, ricordando che esso fu una porta che la Chiesa spalancò sul mondo. Ha detto anche: "Questa scadenza non può essere ricordata solo per la ricchezza dei documenti prodotti, che fino ai nostri giorni permettono di verificare il grande progresso compiuto nella fede. In primo luogo, però, il Concilio è stato un incontro. Un vero incontro tra la Chiesa e gli uomini del nostro tempo.
Un incontro segnato dalla forza dello Spirito che spingeva la sua Chiesa ad uscire dalle secche che per molti anni l’avevano rinchiusa in sé stessa, per riprendere con entusiasmo il cammino missionario. Era la ripresa di un percorso per andare incontro ad ogni uomo là dove vive: nella sua città, nella sua casa, nel luogo di lavoro… dovunque c’è una persona, là la Chiesa è chiamata a raggiungerla per portare la gioia del Vangelo e portare la misericordia e il perdono di Dio. Una spinta missionaria, dunque, che dopo questi decenni riprendiamo con la stessa forza e lo stesso entusiasmo. Il Giubileo ci provoca a questa apertura e ci obbliga a non trascurare lo spirito emerso dal Vaticano II, quello del Samaritano, come ricordò il beato Paolo VI a conclusione del Concilio. Attraversare oggi la Porta Santa ci impegni a fare nostra la misericordia del buon samaritano.".
Un incontro segnato dalla forza dello Spirito che spingeva la sua Chiesa ad uscire dalle secche che per molti anni l’avevano rinchiusa in sé stessa, per riprendere con entusiasmo il cammino missionario. Era la ripresa di un percorso per andare incontro ad ogni uomo là dove vive: nella sua città, nella sua casa, nel luogo di lavoro… dovunque c’è una persona, là la Chiesa è chiamata a raggiungerla per portare la gioia del Vangelo e portare la misericordia e il perdono di Dio. Una spinta missionaria, dunque, che dopo questi decenni riprendiamo con la stessa forza e lo stesso entusiasmo. Il Giubileo ci provoca a questa apertura e ci obbliga a non trascurare lo spirito emerso dal Vaticano II, quello del Samaritano, come ricordò il beato Paolo VI a conclusione del Concilio. Attraversare oggi la Porta Santa ci impegni a fare nostra la misericordia del buon samaritano.".
Metto queste parole accanto a quelle di mons. Corrado Lorefice che qualche giorno fa salutando la città e la Diocesi di Palermo ha detto che: "In questo cammino comune, che unisce tutti al di là di ogni steccato, la nostra bussola, la bussola di ogni cittadino di questo nostro Paese, io credo debba essere la Costituzione della Repubblica italiana. Sia, questa bussola, per me per primo, quell’articolo 3 della nostra Costituzione - così amato e difeso da Giuseppe Dossetti alla fine della sua vita - quell’articolo 3 che come cittadini, ognuno nella propria responsabilità e nel proprio ruolo, siamo chiamati a rendere reale nella nostra pratica quotidiana, nella nostra vita di ogni giorno".
Parole. Ma io (e credo tanti altri) le aspettavo da tempo, ed il mio cuore (e non solo il mio) ne è confortato e rallegrato.
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