Laicità e furbastri
Siccome penso che la laicità delle istituzioni - e la scuola è un'istituzione- sia una cosa un po' troppo seria per lasciarla in mano a presidi un po' confusi e ad aspiranti Re Magi in patente malafede, credo che sia venuto il momento di lasciare da parte il fai - da-te e di definire una volta per tutte là dove si deve, cioè a livello ministeriale, che cosa significa la laicità nello spazio pubblico in un contesto secolare e multiculturale. Un modello di rigido separazionismo di tipo francese è estraneo all'evoluzione del nostro sistema politico e sociale, ma nello stesso tempo non possiamo pensare all'immagine consolante dell' "Italia cattolicissima" che mostrava già la corda a metà del secolo scorso.
Bandire la religione dallo spazio pubblico è impossibile perché essa è parte integrante dell'esperienza umana, ma lo spazio pubblico appartiene a tutti i diversamente credenti e ai non credenti.
Il punto d'incontro lo deve stabilire lo Stato, alla luce dei precetti costituzionali, della nostra storia e dell'evoluzione della società, se no corriamo il rischio di ritrovarci al prossimo Natale a rincorrere sempre le solite stantie guerre di religione da perecottari.
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