Il gioco malato. Si vince solo quando non si gioca
La discussione ha anche suscitato un grande interesse tra i presenti al dibattito che hanno incalzato i relatori con interventi e domande e tra i portali web dedicati al settore del gioco che hanno ripreso l’incontro.
"In Italia - spiega - si è fatta la scelta di mantenere la riserva statale delle concessioni ma questo principio è di fatto messo in crisi dai regolamenti degli Enti Locali e dalle Leggi Regionali. Anche per questo c'è bisogno di una legge complessiva di riordino del settore. Il testo del ddl che ho presentato al Senato va verso una regolamentazione complessiva del settore e riprende il lavoro fatto con il decreto di Baretta sulla delega fiscale. Non è un Ddl perfetto, ci sarà bisogno di un'ulteriore discussione nel corso dell'iter parlamentare per migliorare alcuni aspetti".
Mirabelli racconta: "Qualche anno fa è stata fatta la scelta criminale di mettere le macchinette Awp nei locali pubblici. Questo ha prodotto una diffusione incontrollata del gioco, il diffondersi di un uso continuo da parte di soggetti deboli di queste macchinette e si è anche eliminata ogni altra forma di intrattenimento dai locali pubblici. I locali pubblici non sono solo i bar, si sono diffusi anche i corner delle scommesse nelle tabaccherie e di fronte a ciò manca una regolamentazione all'altezza. In assenza di una regolamentazione del fenomeno, comuni e regioni hanno svolto un ruolo di supplenza. Però poi questi provvedimenti locali vengono spesso bocciati dal Tar perché chi compra la concessione statale poi non riesce a usarla sul territorio. È necessario che una volta che si concede la concessione nazionale, questa sia poi possibile applicarla, quindi, è necessario che si trovi una modalità per trovare ruolo a Comuni e Regioni e si stabiliscano dei ruoli di chi fa cosa ma la riserva deve restare statale.
Purtroppo sul tema del gioco non si riesce a fare una discussione serena. Ogni volta che si cerca di regolamentare il settore del gioco però escono polemiche ideologiche. L'obiettivo principale del ddl che ho presentato è quello di ridurre la domanda e l'offerta di gioco".
Quanto alla riduzione o abolizione della pubblicità, "serve per ridurre la domanda di gioco ma non risolve tutti i problemi del gioco. Il codice di autoregolamentazione della pubblicità com'è applicato oggi non funziona ed è evidente, basta guardare i programmi sportivi del week end per accorgersene. Personalmente sono per proibire la pubblicità in tutti i programmi sportivi. Resta però anche la necessità ridurre l'offerta di gioco. Nel ddl che ho presentato ci sono una serie di regole che, se applicate ridurrebbero, notevolmente le macchinette nei bar". Il senatore del Pd evidenzia che "nella legge di stabilità è già stata fatta una riduzione delle concessioni rispetto alle sale vigenti. Sul tema della legalità ci sono molte cose da fare, vanno controllate le società che detengono le concessioni, le persone che le gestiscono, i soldi con cui si comprano le concessioni, serve introdurre accesso remoto a tutte le macchine presenti. C'è poi il problema di affermare un'idea di gioco responsabile e consapevole, per questo serve fare prevenzione, serve fare informazione ma anche fare ricerca. I numeri sui malati patologici di gioco circolano presentano dati molto discordanti tra loro. Servono soggetti terzi che facciano ricerca vera su questo. C'è poi il tema della cura della patologie, su cui c'è un problema di servizi. Tutte le dipendenze sono curate dai Sert dove si curano anche tossicodipendenze e difficilmente chi ha patologia da gioco va volentieri lì. Serve poi un fondo alimentato dalla fiscalità diretta per finanziare la cura perché è poco etica una tassa di scopo sui giochi".
[Fonte: GiocoNews]

La percezione neutra che frena un intervento deciso: “Regione Lombardia ha iniziato a occuparsi di ludopatie perché rientrano in ambito sanitario e la sanità è di competenza regionale. E le ludopatie rappresentano un’emergenza tanto quanto l’alcool, o la droga, per quanto siano percepite in modo completamente diverso”, ha spiegato Borghetti. Il gioco è considerato un elemento neutro, né positivo né negativo per i cittadini: per il 41% dei lombardi il gioco d’azzardo è un modo per stare in compagnia, per 4 lombardi su 10 è un modo per vincere denaro. Del gioco d’azzardo non piace lo spreco di denaro ai lombardi, solo il 25% pensa che si possa cadere nelle dipendenze è solo l’11% crede che coinvolga anche la criminalità. Una percezione distorta, che non favorisce la diffusione di una cultura della legalità, né aiuta a sostenere politiche proattive per combattere il fenomeno. L’emergenza ludopatie è diffusa in modo pressoché omogeneo su tutto il territorio lombardo. Sondrio è la provincia lombarda con più macchinette rispetto al numero di abitanti, mentre a Pavia ci sono più problemi di ludopatie. “In Lombardia per 44mila persone il gioco è un problema ma solo 2111 di questi si sono rivolti ai servizi di aiuto e in prevalenza i giocatori sono uomini. Il nostro scopo è quello di ridurre i danni provocati dal gioco e le ludopatie”, ha precisato ancora il consigliere.
Da GiocoNews:
Da Jamma:
Da PressGiochi: sintesi dell’evento»