I nodi vengono al pettine
Articolo di Piero Fassino.
Nonostante l'assertivo ottimismo della Presidente Meloni e della sua maggioranza, sull'azione di governo si stanno concentrando nuvole dense e grigie.
Il Ministro Giorgetti si è incaricato di gelare i troppi annunci di una legge di bilancio espansiva. In realtà il deficit corre verso il 5% e nelle casse dello Stato non ci sono le risorse per tutte le velleitarie promesse propinate agli italiani in questi mesi.
Sarà una legge di bilancio magra, priva di una capacità di sostegno alla crescita. Non si metterà un argine alla condizione critica in cui versa la sanità; pochi gli investimenti infrastrutturali; briciole per la scuola e il sistema educativo; cipria e maquillage per il Mezzogiorno.
Sul salario minimo legale, dopo aver negato la esigenza di una soluzione al lavoro sottopagato, il governo annaspa sperando che dal CNEL esca una qualche proposta. E sul tema più ampio dei livelli salariali e pensionistici, oggi particolarmente bassi, da Palazzo Chigi vengono solo soluzioni tampone e temporanee.
Non minore impatto negativo sta suscitando la revisione del PNRR, con tagli pesanti ai progetti varati dai Comuni e riduzione di investimento in settori sensibili.
È di fronte a tutti il fallimento della politica migratoria: i flussi di migranti irregolari continuano a ritmo di centinaia al giorno e il decantato accordo con la Tunisia si sta dimostrando un bluff propagandistico, come propagandistici e velleitari sono i quotidiani annunci di una mano dura per il contenimento degli sbarchi.
Su drammatici episodi di violenza giovanile e contro le donne la destra non sa andare oltre un approccio securitario - fino a proporre orrori come la castrazione chimica - quando invece la necessaria severità delle pene va accompagnata da un altrettanto forte impegno sul fronte culturale e educativo.
Le cose non vanno certo meglio per il progetto Calderoli sulla "autonomia differenziata": non sono stati definiti i LEP, livelli essenziali delle prestazioni da assicurare in modo uniforme a tutti i cittadini in qualsiasi regione vivano, né ci sono le risorse per finanziarli. E sono le Regioni per prime - comprese quelle guidate dalla destra - a chiedere sostanziali e radicali cambiamenti al progetto del governo.
Di fronte a cambiamenti strutturali del clima, anziché assumere la sfida del Green deal, il governo scegli la strada della minimizzazione, rinunciando a varare politiche energetiche e ambientali all’altezza delle criticità.
E infine mentre in Europa si discute di come restituire slancio e forza all'Unione europea - si vedano in questa Newsletter gli interventi di Mario Draghi e di Romano Prodi - la destra italiana si arrocca in una difesa dell'Europa delle patrie inefficace e perdente negli scenari dell'economia globale e dell’interdipendenza politica.
A questo quadro critico si obietta che il consenso alla Meloni e al governo rimane alto. Per ora è così, ma è un consenso esposto a un obiettivo logoramento, tanto più di fronte alla incapacità di dare ai problemi soluzioni adeguate.
È uno scenario che pone anche all'opposizione l'urgenza di sciogliere nodi su un duplice fronte.
In primo luogo alzando la qualità delle proposte sui temi cruciali della crescita e della qualità della vita degli italiani, dalla sanità ai salari, dalle pensioni alle politiche per le famiglie, dalle politiche educative agli investimenti infrastrutturali, dalle strategie ambientali al sostegno alle imprese. Proposte che vanno costruite in un confronto ampio con i tanti mondi della società italiana in ragione da contrapporre proposte credibili e praticabili all’impianto velleitario della destra.
Questo metodo richiama il secondo fronte. Fino ad oggi la Meloni e la sua maggioranza hanno beneficiato di un'opposizione che non si configura ancora come un'alternativa. Ma proprio la crescente difficoltà della destra a dare risposte adeguate ai problemi del Paese impone alle forze di opposizione un sussulto di responsabilità e di tensione unitaria, come è accaduto sul salario minimo, dove l'intesa tra le opposizioni ha obbligato la destra a misurarsi con un tema che negava. È quella la strada da percorrere, costruendo proposte unitarie che rendano visibile una diversa visione dell'Italia e del suo futuro. Compito tanto più urgente in vista di scadenze elettorali - amministrative, regionali, europee - in cui i cittadini saranno chiamati a scegliere.
Nonostante l'assertivo ottimismo della Presidente Meloni e della sua maggioranza, sull'azione di governo si stanno concentrando nuvole dense e grigie.
Il Ministro Giorgetti si è incaricato di gelare i troppi annunci di una legge di bilancio espansiva. In realtà il deficit corre verso il 5% e nelle casse dello Stato non ci sono le risorse per tutte le velleitarie promesse propinate agli italiani in questi mesi.
Sarà una legge di bilancio magra, priva di una capacità di sostegno alla crescita. Non si metterà un argine alla condizione critica in cui versa la sanità; pochi gli investimenti infrastrutturali; briciole per la scuola e il sistema educativo; cipria e maquillage per il Mezzogiorno.
Sul salario minimo legale, dopo aver negato la esigenza di una soluzione al lavoro sottopagato, il governo annaspa sperando che dal CNEL esca una qualche proposta. E sul tema più ampio dei livelli salariali e pensionistici, oggi particolarmente bassi, da Palazzo Chigi vengono solo soluzioni tampone e temporanee.
Non minore impatto negativo sta suscitando la revisione del PNRR, con tagli pesanti ai progetti varati dai Comuni e riduzione di investimento in settori sensibili.
È di fronte a tutti il fallimento della politica migratoria: i flussi di migranti irregolari continuano a ritmo di centinaia al giorno e il decantato accordo con la Tunisia si sta dimostrando un bluff propagandistico, come propagandistici e velleitari sono i quotidiani annunci di una mano dura per il contenimento degli sbarchi.
Su drammatici episodi di violenza giovanile e contro le donne la destra non sa andare oltre un approccio securitario - fino a proporre orrori come la castrazione chimica - quando invece la necessaria severità delle pene va accompagnata da un altrettanto forte impegno sul fronte culturale e educativo.
Le cose non vanno certo meglio per il progetto Calderoli sulla "autonomia differenziata": non sono stati definiti i LEP, livelli essenziali delle prestazioni da assicurare in modo uniforme a tutti i cittadini in qualsiasi regione vivano, né ci sono le risorse per finanziarli. E sono le Regioni per prime - comprese quelle guidate dalla destra - a chiedere sostanziali e radicali cambiamenti al progetto del governo.
Di fronte a cambiamenti strutturali del clima, anziché assumere la sfida del Green deal, il governo scegli la strada della minimizzazione, rinunciando a varare politiche energetiche e ambientali all’altezza delle criticità.
E infine mentre in Europa si discute di come restituire slancio e forza all'Unione europea - si vedano in questa Newsletter gli interventi di Mario Draghi e di Romano Prodi - la destra italiana si arrocca in una difesa dell'Europa delle patrie inefficace e perdente negli scenari dell'economia globale e dell’interdipendenza politica.
A questo quadro critico si obietta che il consenso alla Meloni e al governo rimane alto. Per ora è così, ma è un consenso esposto a un obiettivo logoramento, tanto più di fronte alla incapacità di dare ai problemi soluzioni adeguate.
È uno scenario che pone anche all'opposizione l'urgenza di sciogliere nodi su un duplice fronte.
In primo luogo alzando la qualità delle proposte sui temi cruciali della crescita e della qualità della vita degli italiani, dalla sanità ai salari, dalle pensioni alle politiche per le famiglie, dalle politiche educative agli investimenti infrastrutturali, dalle strategie ambientali al sostegno alle imprese. Proposte che vanno costruite in un confronto ampio con i tanti mondi della società italiana in ragione da contrapporre proposte credibili e praticabili all’impianto velleitario della destra.
Questo metodo richiama il secondo fronte. Fino ad oggi la Meloni e la sua maggioranza hanno beneficiato di un'opposizione che non si configura ancora come un'alternativa. Ma proprio la crescente difficoltà della destra a dare risposte adeguate ai problemi del Paese impone alle forze di opposizione un sussulto di responsabilità e di tensione unitaria, come è accaduto sul salario minimo, dove l'intesa tra le opposizioni ha obbligato la destra a misurarsi con un tema che negava. È quella la strada da percorrere, costruendo proposte unitarie che rendano visibile una diversa visione dell'Italia e del suo futuro. Compito tanto più urgente in vista di scadenze elettorali - amministrative, regionali, europee - in cui i cittadini saranno chiamati a scegliere.