Onorare la memoria di Pio La Torre migliorando l'utilizzo dei beni confiscati alle mafie
Articolo di Franco Mirabelli pubblicato da Il Dubbio.
Nel giorno del 41mo anniversario dell’omicidio di Pio La Torre, per onorare la sua figura e il suo lavoro, è doveroso e necessario fare il punto sulla gestione e l’utilizzo dei beni confiscati alle mafie che proprio lui aveva voluto fortemente.
L’ultima relazione della Commissione Antimafia aveva segnalato le difficoltà e i limiti della stessa Agenzia preposta a mettere a disposizione della collettività i beni confiscati alle mafie.
I dati, che non sono cambiati nella sostanza, segnalavano alla fine del 2021, a fronte di 19332 immobili destinati e utilizzati, pressoché lo stesso numero di immobili da destinare (19.255) e, a fronte di 1.730 aziende confiscate destinate, ce n’erano 2.014 da destinare.
La legge che porta il nome di La Torre ha cambiato la lotta alla criminalità organizzata colpendola, con le confische, direttamente sugli interessi economici ma anche lanciando il messaggio forte che i beni tolti alle mafie vengono restituiti alla collettività.
I dati ci dicono che su questo bisogna cambiare passo: mettere i Comuni nella condizione di utilizzarli accedendo alle informazioni necessarie ma anche facilitando l’accesso ai fondi messi a disposizione; a fine 2021 sono stati spesi solo 61 dei 510 milioni stanziati per favorire l’utilizzo sociale degli immobili e, se non cambiano le cose, rischiano di non essere spesi i 300 milioni previsti nel PNNR per la stessa finalità.
Lo stesso bando in essere per l’assegnazione diretta alle associazioni del terzo settore dei beni confiscati non sta producendo alcun effetto.
Onorare la memoria e il lavoro di Pio La Torre, oggi, deve significare affrontare le lentezze e le pastoie burocratiche che non consentono l’utilizzo di tutti i patrimoni tolti alle mafie e rilanciare l’Agenzia per i beni confiscati, spingendola ad assumere un ruolo meno notarile e più attivo e propositivo nella gestione.
Nel momento storico in cui, in Europa, molti Paesi si stanno orientando a introdurre, a partire dall’esperienza italiana, proprio il tema della confisca preventiva dei beni alle organizzazioni criminali per meglio combatterle, è necessario che il nostro Paese sappia essere un riferimento, grazie anche al pieno funzionamento della legge proposta e voluta da Pio La Torre.
Nel giorno del 41mo anniversario dell’omicidio di Pio La Torre, per onorare la sua figura e il suo lavoro, è doveroso e necessario fare il punto sulla gestione e l’utilizzo dei beni confiscati alle mafie che proprio lui aveva voluto fortemente.
L’ultima relazione della Commissione Antimafia aveva segnalato le difficoltà e i limiti della stessa Agenzia preposta a mettere a disposizione della collettività i beni confiscati alle mafie.
I dati, che non sono cambiati nella sostanza, segnalavano alla fine del 2021, a fronte di 19332 immobili destinati e utilizzati, pressoché lo stesso numero di immobili da destinare (19.255) e, a fronte di 1.730 aziende confiscate destinate, ce n’erano 2.014 da destinare.
La legge che porta il nome di La Torre ha cambiato la lotta alla criminalità organizzata colpendola, con le confische, direttamente sugli interessi economici ma anche lanciando il messaggio forte che i beni tolti alle mafie vengono restituiti alla collettività.
I dati ci dicono che su questo bisogna cambiare passo: mettere i Comuni nella condizione di utilizzarli accedendo alle informazioni necessarie ma anche facilitando l’accesso ai fondi messi a disposizione; a fine 2021 sono stati spesi solo 61 dei 510 milioni stanziati per favorire l’utilizzo sociale degli immobili e, se non cambiano le cose, rischiano di non essere spesi i 300 milioni previsti nel PNNR per la stessa finalità.
Lo stesso bando in essere per l’assegnazione diretta alle associazioni del terzo settore dei beni confiscati non sta producendo alcun effetto.
Onorare la memoria e il lavoro di Pio La Torre, oggi, deve significare affrontare le lentezze e le pastoie burocratiche che non consentono l’utilizzo di tutti i patrimoni tolti alle mafie e rilanciare l’Agenzia per i beni confiscati, spingendola ad assumere un ruolo meno notarile e più attivo e propositivo nella gestione.
Nel momento storico in cui, in Europa, molti Paesi si stanno orientando a introdurre, a partire dall’esperienza italiana, proprio il tema della confisca preventiva dei beni alle organizzazioni criminali per meglio combatterle, è necessario che il nostro Paese sappia essere un riferimento, grazie anche al pieno funzionamento della legge proposta e voluta da Pio La Torre.
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