Una Cop27 poco ambiziosa
Articolo di Patrizia Toia.
Si è chiusa ieri, dopo ore di rinvii dei negoziati, la Cop27 di Sharm el Sheikh. SI sono alla fine ribaditi gli impegni di Glasgow (e non era così scontato), infatti documento finale vi è l'impegno al mantenimento della temperatura entro gli 1,5 gradi dai livelli preindustriale, ma manca un impegno preciso sulla riduzione o l'eliminazione dell'uso dei combustibili fossili, come alcuni paesi più avanzati avevano chiesto.
L'unica novità, ed è positiva, è la decisione di istituire un fondo "Loss and Damage" per risarcire i paesi vulnerabili per perdite e danni legati alla crisi climatica, prevalentemente provocati dai paesi più sviluppati. Non si è chiarita l’entità dei risarcimenti e chi o come dovrà contribuire, ma aver messo questo impegno nel testo finale è un giusto atto di riparazione da parte del mondo che ha contribuito maggiormente alle emissioni e al “danno” al pianeta.
Per il resto in questa Cop si percepisce l’incertezza e quasi la “stanchezza” della comunità internazionale e dei paesi più grandi e soprattutto la difficoltà di trovare un giusto e realizzabile rapporto di cooperazione tra paesi sviluppati, in via di sviluppo e sotto la soglia dello sviluppo. Intanto il mondo aspetta, ma il tempo è veramente poco.
Si è chiusa ieri, dopo ore di rinvii dei negoziati, la Cop27 di Sharm el Sheikh. SI sono alla fine ribaditi gli impegni di Glasgow (e non era così scontato), infatti documento finale vi è l'impegno al mantenimento della temperatura entro gli 1,5 gradi dai livelli preindustriale, ma manca un impegno preciso sulla riduzione o l'eliminazione dell'uso dei combustibili fossili, come alcuni paesi più avanzati avevano chiesto.
L'unica novità, ed è positiva, è la decisione di istituire un fondo "Loss and Damage" per risarcire i paesi vulnerabili per perdite e danni legati alla crisi climatica, prevalentemente provocati dai paesi più sviluppati. Non si è chiarita l’entità dei risarcimenti e chi o come dovrà contribuire, ma aver messo questo impegno nel testo finale è un giusto atto di riparazione da parte del mondo che ha contribuito maggiormente alle emissioni e al “danno” al pianeta.
Per il resto in questa Cop si percepisce l’incertezza e quasi la “stanchezza” della comunità internazionale e dei paesi più grandi e soprattutto la difficoltà di trovare un giusto e realizzabile rapporto di cooperazione tra paesi sviluppati, in via di sviluppo e sotto la soglia dello sviluppo. Intanto il mondo aspetta, ma il tempo è veramente poco.
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