Non si può fare da soli

"Che si sia colta quest'ultima occasione di elusività e inconcludenza per dissociarsene - come ha fatto il presidente del Consiglio italiano - magari anche per comportamenti ritenuti scorretti nei nostri confronti, e' pure comprensibile - sottolinea Napolitano -, ma l'occasione di Bratislava non merita particolare considerazione, ne' puo' far trascurare il quadro per altri aspetti ben piu' importanti e positivi". Per l'ex capo dello Stato comunque "e' davvero difficile sottovalutare le novita' e le ambizioni di quest'agenda, che comprende tra l'altro istanze particolarmente sollecitate dall'Italia: dal raddoppio dei finanziamenti per il Fondo del piano Juncker per investimenti paneuropei, all'istituzione di un piano di investimenti per l'Africa e il vicinato mediterraneo come parte integrante di una risposta alla pressione migratoria crescente verso l'Europa. E sul punto controverso dell'applicazione del Patto di stabilita', ci si pronuncia per una sua applicazione "non dogmatica" che eviti di penalizzare sforzi di riforma in atto. La complessiva importanza di questa agenda va pienamente riconosciuta dai governi che, sostenendola attivamente, non sottoscrivono alcuna sdrammatizzazione o dissimulazione della profondita' della crisi dell'Unione, e possono riconoscersi nella rappresentazione delle emergenze, urgenze, sfide e minacce che stringono l'Europa a 27, ma senza contribuire involontariamente al dilagare della sfiducia".
"Oggi la leadership della Germania federale e' premuta da una crisi della sua posizione all'interno del Paese, ma mostra anche una tendenziale perdita della sua "capacita' di orientamento" (come sostenuto da Gian Enrico Rusconi) in seno alle istituzioni europee e nei rapporti con l'insieme degli Stati membri - dice ancora Napolitano -. Contribuire al superamento del presente "smarrimento" o diaspora, ben visibile nelle difficoltà del Consiglio, e' compito dei governi più consapevoli della gravità della crisi e dell'esigenza di una ricerca di soluzioni in positivo. Come il governo italiano, le cui responsabilità si sono accresciute, pur fuori di intenti liquidatori della storica tradizione dell'intesa franco-tedesca. Per l'Italia e' necessario impegnarsi concretamente su scelte volte a "ripensare istituzioni dell'Unione - scrissi nel marzo scorso - divenute pletoriche o comunque poco governabili ed efficaci. Si imponga a tal fine o no una revisione dei Trattati"". Sulla necessita' di maggiore integrazione "possono esserci, e ci sono, in seno al Consiglio europeo sensibilità diverse; ma qui occorre rinnovata capacita' di convinzione e di guida - conclude Napolitano -. Si tratta di un'opera di tessitura, urgente e delicata, di cui l'Italia deve farsi protagonista piuttosto che lasciarsi tentare dal "fare da sola". Fanno da soli oggi, e non lavorano in effetti nemmeno nell'interesse del proprio Paese, coloro che come i leader ungheresi sfidano le decisioni del Consiglio e ne minano ulteriormente la già scossa autorità".