Il museo del Giocattolo in Valtellina
Articolo pubblicato dal Corriere della Sera.
Una passione senza tempo quella di Massimo Cingolani, classe 1956, milanese di adozione, valtellinese di origine, assicuratore: all’età di cinque anni lui i giocattoli non li rompeva ma li riponeva nelle scatole dei vini. «Ritagliavo legnetti per comporre i divisori - ricorda Cingolani - lì dentro finivano trenini, automobiline, soldatini. Quelle confezioni regalo erano già piccoli musei».
Comincia così una carriera da collezionista che gli è valsa anche l’accredito a perito in tribunale, specializzato nei modellini ferroviari.
Una passione senza tempo quella di Massimo Cingolani, classe 1956, milanese di adozione, valtellinese di origine, assicuratore: all’età di cinque anni lui i giocattoli non li rompeva ma li riponeva nelle scatole dei vini. «Ritagliavo legnetti per comporre i divisori - ricorda Cingolani - lì dentro finivano trenini, automobiline, soldatini. Quelle confezioni regalo erano già piccoli musei».
Comincia così una carriera da collezionista che gli è valsa anche l’accredito a perito in tribunale, specializzato nei modellini ferroviari.
A Piacenza e Torino fatti gravissimi
Articolo di Franco Mirabelli pubblicato da Immagina.
Sono gravissime le risultanze delle inchieste di Piacenza e di Torino che hanno svelato comportamenti delittuosi da parte di tutori dell’ordine e agenti di custodia.
La cosa che più colpisce e appare più odiosa è, in entrambi i casi, l’accanimento violento e umiliante contro soggetti deboli, spesso costretti, da parte di chi invece dovrebbe garantire la sicurezza, mostrare umanità e garantire il rispetto dei diritti di tutti, anche di è sotto la loro custodia.
Non emerge solo la volontà di approfittare della divisa o di arricchirsi violando la legge, che è già grave, ma il gusto di umiliare, prevaricare, torturare persone che avrebbero dovuto tutelare.
Sono gravissime le risultanze delle inchieste di Piacenza e di Torino che hanno svelato comportamenti delittuosi da parte di tutori dell’ordine e agenti di custodia.
La cosa che più colpisce e appare più odiosa è, in entrambi i casi, l’accanimento violento e umiliante contro soggetti deboli, spesso costretti, da parte di chi invece dovrebbe garantire la sicurezza, mostrare umanità e garantire il rispetto dei diritti di tutti, anche di è sotto la loro custodia.
Non emerge solo la volontà di approfittare della divisa o di arricchirsi violando la legge, che è già grave, ma il gusto di umiliare, prevaricare, torturare persone che avrebbero dovuto tutelare.