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Sanità lombarda: le 10 proposte Pd

Written by Carlo Borghetti.

Carlo BorghettiIl centrodestra in Regione si appresta ad approvare in Aula la modifica, molto parziale, della legge 33/2009, il testo unico sulla sanità. A partire dal 14 luglio sono previste numerose sedute. La gestazione di questo provvedimento è iniziata un anno fa: è passata attraverso un libro bianco, circa cento audizioni in Commissione (la gran parte chieste dal Pd), un rincorrersi di emendamenti, maxiemendamenti e subemendamenti. Eppure il testo, su cui dovremo discutere il 14, ci è noto nei dettagli da una sola settimana, non è stato discusso in Commissione, e -dalla maggioranza stessa- viene detto che non è ancora nella sua versione finale…
Il Pd si è avvalso della possibilità regolamentare di rimuovere i limiti di tempo alla discussione in Aula. Lo abbiamo fatto non perché vogliamo impedire la riforma ma perché vogliamo una riforma vera della sanità lombarda. Troppi sono gli scandali occorsi negli ultimi anni, troppo il potere della politica e dei potentati locali, troppo deboli i controlli, troppa l’iniquità dei ticket e troppo lunghe le liste d’attesa. Troppi, infine, i limiti di un sistema che negli anni è invecchiato e non ha saputo né correggersi né adeguarsi ai nuovi bisogni.
I lombardi meritano una sanità migliore e il progetto di legge della maggioranza non gliela può dare. Abbiamo selezionato dieci punti che, se attuati, potrebbero riuscire a imprimere un vero cambiamento. Li porteremo nel dibattito in Aula. (video della presentazione) Eccoli:
1. Occorre semplificare, non complicare. Le 8 Agenzie di Tutela della Salute (Ats) e le 22 Aziende Socio-Sanitarie Territoriali (Asst) previste ad oggi, moltiplicano i livelli di governo, comportano una riorganizzazione complicata, lunga, costosa e sgradita ai territori. Sono sufficienti le Asst, una per ogni area vasta, e un’organizzazione specifica per la montagna e la città metropolitana;
2. La partecipazione dei Comuni fa bene ai servizi. L’attuale proposta cancella i Distretti Sociosanitari: è una follìa. Sono la dimensione consolidata ormai da anni dell’organizzazione dei servizi territoriali e dei Piani Sociali di Zona dei Comuni: i Distretti Sociosanitari vanno mantenuti e riorganizzati in coerenza con la riorganizzazione delle aree vaste e della città metropolitana;
3. Più merito, meno ingerenza. E’ rimasto invariato il sistema delle nomine dei Direttori Generali: è il merito che va premiato, il ruolo della politica deve essere ridimensionato. Va creata una short list dei migliori candidati all’interno della quale la Giunta può fare le proprie scelte. I manager in carica vanno valutati attraverso indicatori di risultato che devono riguardare l’efficienza, la qualità dei servizi, la riduzione delle liste d’attesa e gli esiti sulla salute dei cittadini e non esclusivamente il rispetto dei budget;
4. Una programmazione a misura di territorio. Per un disegno dei servizi che garantisca l’integrazione, va istituito il Piano Socio-Sanitario Territoriale di ogni Asst, che va costruito in modo da assicurare una programmazione coordinata e condivisa con i Piani Sociali di zona dei Comuni;
5. L’ospedale che cura meglio va premiato. Per combattere l’inappropriatezza e gli abusi, che bruciano oltre un miliardo di euro all’anno destinati alla sanità, vanno elaborati dei DRG particolari o più dettagliati secondo indicatori che misurino le performance, i tempi di attesa e la qualità, premiando le migliori prassi e penalizzando le peggiori;
6. Controlli frequenti ed indipendenti. Per evitare gli scandali del passato, l’Agenzia di Controllo deve essere un organismo indipendente (non controllato dalla Giunta, come previsto ora!), che faccia le verifiche amministrative e di appropriatezza clinica direttamente sugli erogatori dei servizi;
7. Meno discrezionalità, meno corruzione. Per stabilire un finanziamento più corretto e non discrezionale alle strutture, vanno eliminate le funzioni non tariffate (sono i rimborsi a forfait, un miliardo di euro l’anno) che sono state alla base di molti scandali. Vanno sostituite modulando le attuali tariffe in base alla complessità delle funzioni;
8. Meno code, più servizi online e in farmacia. Per facilitare il paziente-cittadino va prevista la possibilità di prenotare visite ed esami, pagare il relativo ticket e ottenere i referti on-line, oppure direttamente in farmacia;
9. Accorpamenti sì, ma con criterio. La rete ospedaliera va ridisegnata non in base agli interessi di campanile ma ad indicatori di mobilità sanitaria dei cittadini, che già oggi scelgono le strutture in base alla qualità, e non solo in base alla vicinanza. Sia precisato il ruolo e l’identità dei singoli presidi;
10. La Salute non sia un privilegio. La compartecipazione dei cittadini lombardi oggi è troppo alta e iniqua. Bisogna rimodulare tutti i ticket in base al reddito esentando tutti coloro che hanno un reddito sotto i 30 mila euro annui, e vanno introdotti elementi di equità per le rette di servizi come le Case di Riposo e i centri per la disabilità.
Porteremo queste proposte nel dibattito in Aula: almeno lì non ci può essere impedito di discutere. Speriamo.

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