Sulle vicende della Grecia
I risultati del referendum greco, diffusi dal ministero dell'Interno di Atene, confermano che nelle 19.159 sezioni (il 100%) i no si attestano al 61,31% (3.558.450 voti) e i sì al 38,69% (2.245.537 voti). Hanno partecipato al voto 6.161.140 cittadini, pari al 62,5% degli aventi diritto. Alexīs Tsipras ha commentato così l’esito della consultazione: «Ora chiediamo un accordo per uscire dall'austerity. Vogliamo un'Europa della solidarietà». «I greci - ha detto - non hanno detto sì o no all'Europa. Vogliamo un piano credibile e sostenibile con la Commissione Ue. I greci hanno fatto una scelta coraggiosa, che cambierà il dibattito in Europa. La Grecia da domani vuole sedersi di nuovo al tavolo delle trattative: vogliamo continuarle con un programma reale di riforme ma con giustizia sociale e dobbiamo “riarticolare” la questione del debito».
Pubblichiamo i commenti di Patrizia Toia, Ettore Rosato, Marina Sereni, Franco Mirabelli, Debora Serracchiani, Lorenzo Gaiani.
Patrizia Toia (Capodelegazione PD al Parlamento Europeo): Ora si riapra il negoziato. E' il tempo di abbandonare le asprezze reciproche, veti e inutili rigidità. Il futuro dell'Europa si gioca nelle prossime ore attorno a due parole: solidarietà e responsabilità. Ed è sempre più stringente il tema di un rafforzamento politico dell'Unione europea anche e soprattutto attraverso una urgente politica di crescita ed investimenti. E a Filippo (nove anni) preoccupato che mi chiede: "ma adesso devono togliere una stellina dalla bandiera europea?", lo rassicuro convinta: no, assolutamente no! È più di un impegno.
Franco Mirabelli (Commissione Politiche dell'Unione Europea del Senato): È indispensabile che si trovi un accordo con la Grecia perché questa vicenda mette in discussione l’intera Europa. La Grecia ha bisogno dell’Europa e l’Europa ha bisogno della Grecia, anche perché l’Europa non può creare un precedente mandando fuori un Paese. L’Europa deve fare uno scatto: non può lasciare andare fuori la Grecia, la deve aiutare. Si deve prendere atto dell’esito del referendum greco e chiedere ancora, come già abbiamo fatto in questi mesi, di chiudere con l’Europa fatta di sola austerity per passare ad un’Europa che finanzi e aiuti lo sviluppo e, soprattutto, occorre cercare di costruire un’Europa più politica e che sia più dei popoli. Non è possibile che l’UE sia governata soltanto dai numeri dell’economia, che pure sono importanti.
Ci sono stati molti errori in questa vicenda sia da parte dell’Europa che da parte del Governo greco. Sbaglia chi sostiene che la Grecia si trovi in queste condizioni per colpa dell’Europa. La Grecia si è ritrovata in queste condizioni a causa di chi l’ha governata in tutti questi anni, che ha consentito che il debito pubblico arrivasse al 300% o che si andasse in pensione a 50 anni o che la percentuale dei dipendenti pubblici fosse altissima. In quel modo la Grecia non può andare avanti: è necessario che avvii delle riforme consistenti.
In questa vicenda, però, trovo molto discutibile anche il modo in cui è stato posto il referendum. Il referendum è uno strumento importante per fare esprimere il popolo, però, ci sono anche la politica e la democrazia rappresentativa. La politica deve assumersi le proprie responsabilità: non si può demandare ogni decisione al referendum. Pensiamo a cosa dovesse succedere se su ogni scelta si dovesse indire un referendum: se ora si decidesse di ristrutturare il debito e aiutare la Grecia e poi dovessimo fare un referendum per chiedere agli italiani se vogliono aiutare la Grecia che cosa rischiamo di fare? Chi pensa che l’Europa sia ancora importante, credo che debba stare un po’ più attento anche a come si utilizzano questi strumenti.
Pubblichiamo i commenti di Patrizia Toia, Ettore Rosato, Marina Sereni, Franco Mirabelli, Debora Serracchiani, Lorenzo Gaiani.
Patrizia Toia (Capodelegazione PD al Parlamento Europeo): Ora si riapra il negoziato. E' il tempo di abbandonare le asprezze reciproche, veti e inutili rigidità. Il futuro dell'Europa si gioca nelle prossime ore attorno a due parole: solidarietà e responsabilità. Ed è sempre più stringente il tema di un rafforzamento politico dell'Unione europea anche e soprattutto attraverso una urgente politica di crescita ed investimenti. E a Filippo (nove anni) preoccupato che mi chiede: "ma adesso devono togliere una stellina dalla bandiera europea?", lo rassicuro convinta: no, assolutamente no! È più di un impegno.
Franco Mirabelli (Commissione Politiche dell'Unione Europea del Senato): È indispensabile che si trovi un accordo con la Grecia perché questa vicenda mette in discussione l’intera Europa. La Grecia ha bisogno dell’Europa e l’Europa ha bisogno della Grecia, anche perché l’Europa non può creare un precedente mandando fuori un Paese. L’Europa deve fare uno scatto: non può lasciare andare fuori la Grecia, la deve aiutare. Si deve prendere atto dell’esito del referendum greco e chiedere ancora, come già abbiamo fatto in questi mesi, di chiudere con l’Europa fatta di sola austerity per passare ad un’Europa che finanzi e aiuti lo sviluppo e, soprattutto, occorre cercare di costruire un’Europa più politica e che sia più dei popoli. Non è possibile che l’UE sia governata soltanto dai numeri dell’economia, che pure sono importanti.
Ci sono stati molti errori in questa vicenda sia da parte dell’Europa che da parte del Governo greco. Sbaglia chi sostiene che la Grecia si trovi in queste condizioni per colpa dell’Europa. La Grecia si è ritrovata in queste condizioni a causa di chi l’ha governata in tutti questi anni, che ha consentito che il debito pubblico arrivasse al 300% o che si andasse in pensione a 50 anni o che la percentuale dei dipendenti pubblici fosse altissima. In quel modo la Grecia non può andare avanti: è necessario che avvii delle riforme consistenti.
In questa vicenda, però, trovo molto discutibile anche il modo in cui è stato posto il referendum. Il referendum è uno strumento importante per fare esprimere il popolo, però, ci sono anche la politica e la democrazia rappresentativa. La politica deve assumersi le proprie responsabilità: non si può demandare ogni decisione al referendum. Pensiamo a cosa dovesse succedere se su ogni scelta si dovesse indire un referendum: se ora si decidesse di ristrutturare il debito e aiutare la Grecia e poi dovessimo fare un referendum per chiedere agli italiani se vogliono aiutare la Grecia che cosa rischiamo di fare? Chi pensa che l’Europa sia ancora importante, credo che debba stare un po’ più attento anche a come si utilizzano questi strumenti.
Marina Sereni (Vicepresidente della Camera dei Deputati): Il risultato del referendum greco di ieri è inequivocabile, eppure esso ha paradossalmente moltiplicato le domande e i punti di incertezza. Tra gli elettori greci è prevalsa la richiesta di un cambiamento radicale nei rapporti con l'Europa: gli effetti sociali delle politiche di austerità hanno spinto la grande maggioranza dei cittadini a dire ‘No’ ad un'ipotesi di accordo con i creditori che avrebbe comportato ulteriori sacrifici ma ora nessuno può garantire che si giunga ad un compromesso migliore.
Ettore Rosato (Capogruppo PD alla Camera dei Deputati): Il referendum greco apre la necessità di una maggiore collegialità e torna il tema che l'Italia ha sempre sostenuto con forza soprattutto in questo ultimo anno e mezzo di uscire dalla teoria del solo rigore per puntare allo sviluppo, sviluppo di cui non solo la Grecia ma tutta l'Europa ha bisogno. Era un risultato abbastanza prevedibile, era nelle cose, poi è una questione interna al popolo greco. E' normale che si riunisca subito l'eurosummit, a noi interessa che la Grecia resti dentro l'euro, faccia la sua parte come ogni Paese e ci sia collegialità nelle scelte. Nessuno di noi vuole un'Europa a due velocità, l'Europa deve viaggiare tutta insieme veloce sul piano dello sviluppo e della crescita perché i cittadini europei vivano in modo più sereno questa fase di grande evoluzione che stiamo attarversando. Quanto alla presenza di esponenti della sinistra italiana ieri ad Atene, c'è qualcuno che per vincere qualche elezione deve andare in Grecia: auguri.
Debora Serracchiani (Vicesegretario Nazionale PD): Ora l'Europa e il Governo greco dovranno essere all'altezza di gestire una situazione di grande emergenza, che coinvolge il popolo greco, ma anche l'assetto monetario dell'Unione. L'Italia è una grande e solida nazione, e farà la sua parte con responsabilità. Il voto referendario in Grecia ha dato un'indicazione precisa al Governo Tsipras, il quale ha avuto il compito di trasferirla sui tavoli della Ue: a lui, ottenuta la vittoria, spetterà occuparsi di trattare con concretezza e razionalità. Da parte sua l'Europa sicuramente ascolterà e proporrà nuove vie di mediazione, in una transizione che probabilmente non sarà breve. Una transizione che non potrà prevedere scorciatoie come la cancellazione del debito o una fornitura illimitata di liquidità da parte della Bce. Abbiamo un'occasione per pensare non solo alla Grecia, ma al futuro di tutta l'Unione.
Lorenzo Gaiani (Sindaco di Cusano Milanino): Con il referendum odierno il popolo greco ha respinto a larga maggioranza una proposta di accordo formulata dalla cosiddetta "troika" che non era mai stata sottoposta all'Eurogruppo e che di fatto era stata ritirata all'annuncio del referendum stesso. Tecnicamente quindi i cittadini greci hanno votato sul nulla. Ovvie invece sono le implicazioni politiche di questo voto, tramite il quale Alexis Tsipras ha ottenuto quel plebiscito che gli serviva per tornare , se possibile, al tavolo delle trattative con maggior forza contrattuale. Ogni persona responsabile in Europa deve augurarsi la piena riuscita di una trattativa che si presenta ancora più difficile, giacché è possibile che l'esito referendario radicalizzi la posizione dei greci ma anche quella dei loro interlocutori. Occorre sempre ricordare, infatti, che anche i Governi degli altri Paesi europei sono eletti in base a libere elezioni, e che la Grecia non è l'unica democrazia europea accerchiata da tecnocrati non eletti: anche gli altri Capi di Governo hanno da rispondere alle loro opinioni pubbliche. Volendo essere pignoli, a riguardo dei due contendenti maggiori, Germania e Grecia, dovremmo ricordare che laddove il Governo greco è sostenuto da due partiti politici che insieme arrivano al 40% dell'elettorato, quello tedesco si basa sull'accordo fra due partiti che insieme rappresentano più del 60% dell' elettorato. Certo, Tsipras si è rafforzato in Grecia, ma è ora più forte rispetto al resto dell'Europa? In ogni caso, è necessario che il negoziato si faccia e che arrivi ad una conclusione soddisfacente per tutti.
Debora Serracchiani (Vicesegretario Nazionale PD): Ora l'Europa e il Governo greco dovranno essere all'altezza di gestire una situazione di grande emergenza, che coinvolge il popolo greco, ma anche l'assetto monetario dell'Unione. L'Italia è una grande e solida nazione, e farà la sua parte con responsabilità. Il voto referendario in Grecia ha dato un'indicazione precisa al Governo Tsipras, il quale ha avuto il compito di trasferirla sui tavoli della Ue: a lui, ottenuta la vittoria, spetterà occuparsi di trattare con concretezza e razionalità. Da parte sua l'Europa sicuramente ascolterà e proporrà nuove vie di mediazione, in una transizione che probabilmente non sarà breve. Una transizione che non potrà prevedere scorciatoie come la cancellazione del debito o una fornitura illimitata di liquidità da parte della Bce. Abbiamo un'occasione per pensare non solo alla Grecia, ma al futuro di tutta l'Unione.
Lorenzo Gaiani (Sindaco di Cusano Milanino): Con il referendum odierno il popolo greco ha respinto a larga maggioranza una proposta di accordo formulata dalla cosiddetta "troika" che non era mai stata sottoposta all'Eurogruppo e che di fatto era stata ritirata all'annuncio del referendum stesso. Tecnicamente quindi i cittadini greci hanno votato sul nulla. Ovvie invece sono le implicazioni politiche di questo voto, tramite il quale Alexis Tsipras ha ottenuto quel plebiscito che gli serviva per tornare , se possibile, al tavolo delle trattative con maggior forza contrattuale. Ogni persona responsabile in Europa deve augurarsi la piena riuscita di una trattativa che si presenta ancora più difficile, giacché è possibile che l'esito referendario radicalizzi la posizione dei greci ma anche quella dei loro interlocutori. Occorre sempre ricordare, infatti, che anche i Governi degli altri Paesi europei sono eletti in base a libere elezioni, e che la Grecia non è l'unica democrazia europea accerchiata da tecnocrati non eletti: anche gli altri Capi di Governo hanno da rispondere alle loro opinioni pubbliche. Volendo essere pignoli, a riguardo dei due contendenti maggiori, Germania e Grecia, dovremmo ricordare che laddove il Governo greco è sostenuto da due partiti politici che insieme arrivano al 40% dell'elettorato, quello tedesco si basa sull'accordo fra due partiti che insieme rappresentano più del 60% dell' elettorato. Certo, Tsipras si è rafforzato in Grecia, ma è ora più forte rispetto al resto dell'Europa? In ogni caso, è necessario che il negoziato si faccia e che arrivi ad una conclusione soddisfacente per tutti.