Due poli come nel 1948, il centro scelga

Non è tempo di tentennamenti, bisogna scegliere da che parte stare. Piero Fassino, storico componente del Partito democratico, in vista delle prossime elezioni si rifà al 1948. "Non è così diverso", dice intervistato dal Qn.
"Come allora, gli elettori dovranno compiere una scelta molto netta: o di qua o di là".
La sfida secondo Fassino sarà tra due concezioni opposte della politica e del futuro del nostro Paese: "Di qui chi vuole stare in Europa, di là chi ne vuole uscire", sostiene il dem, per il quale "il centrodestra si è ormai trasformato in una destra tout court" e "i riferimenti di Salvini e Meloni sono Le Pen, Orban e Vox".
Ma di certo, "dopo quel che è successo il Pd non potrà allearsi col M5s", dichiara Fassino, che apre invece a Italia Viva e Azione. "Il centro come luogo neutrale non esiste. Anche le forze centriste sono chiamate a scegliere con chi stare". "I nostri interlocutori - aggiunge - sono le forze progressiste con cui abbiamo condiviso il sostegno al governo Draghi". E tira dentro anche Leu.
Su quanti hanno lasciato Forza Italia, Fassino spiega che c'è il dovere quantomeno "di ascoltare le ragioni del loro disagio".
"Come allora, gli elettori dovranno compiere una scelta molto netta: o di qua o di là".
La sfida secondo Fassino sarà tra due concezioni opposte della politica e del futuro del nostro Paese: "Di qui chi vuole stare in Europa, di là chi ne vuole uscire", sostiene il dem, per il quale "il centrodestra si è ormai trasformato in una destra tout court" e "i riferimenti di Salvini e Meloni sono Le Pen, Orban e Vox".
Ma di certo, "dopo quel che è successo il Pd non potrà allearsi col M5s", dichiara Fassino, che apre invece a Italia Viva e Azione. "Il centro come luogo neutrale non esiste. Anche le forze centriste sono chiamate a scegliere con chi stare". "I nostri interlocutori - aggiunge - sono le forze progressiste con cui abbiamo condiviso il sostegno al governo Draghi". E tira dentro anche Leu.
Su quanti hanno lasciato Forza Italia, Fassino spiega che c'è il dovere quantomeno "di ascoltare le ragioni del loro disagio".