Buona Scuola
Intervento in Senato nel dibattito sulla Buona Scuola.
Il grande pedagogista, il più grande vivente, Edgar Morin, dice che tutto ciò che non si rigenera degenera. Da dove veniamo per quanto riguarda la scuola? Veniamo da un periodo di grande degenerazione. Voglio soltanto ricordare che, dopo le scelte fatte da Berlinguer, abbiamo avuto un'altra riforma, tra le altre, una legge tremenda di cui abbiamo discusso a lungo nelle scorse legislature: quella della Gelmini.
Voglio ricordare a chi oggi ha magnificato le sorti progressive di quella legge, che la riforma Gelmini ha cancellato 85.000 cattedre in un colpo solo.
Mi pare che qui stiamo andando esattamente nella direzione inversa. Io sono convinta che non possa esserci buona scuola senza avere buoni insegnanti, non c'è dubbio. Vogliamo anche dire che occorre formare bene gli insegnanti, che occorre ragionare sulla formazione e il reclutamento: un reclutamento che sia finalmente fatto in base ai meriti, alle capacità, alle inclinazioni individuali. Lo sappiamo perché abbiamo vissuto l'epoca del precariato, e l'hanno vissuta tanti insegnanti bravissimi, ma questo problema non era solo del precariato, ma del precariato e della discontinuità didattica; magari qualche volta ricordiamocelo. Ricordiamoci che la scuola ha al centro gli studenti innanzi tutto.
Mi pare che qui stiamo andando esattamente nella direzione inversa. Io sono convinta che non possa esserci buona scuola senza avere buoni insegnanti, non c'è dubbio. Vogliamo anche dire che occorre formare bene gli insegnanti, che occorre ragionare sulla formazione e il reclutamento: un reclutamento che sia finalmente fatto in base ai meriti, alle capacità, alle inclinazioni individuali. Lo sappiamo perché abbiamo vissuto l'epoca del precariato, e l'hanno vissuta tanti insegnanti bravissimi, ma questo problema non era solo del precariato, ma del precariato e della discontinuità didattica; magari qualche volta ricordiamocelo. Ricordiamoci che la scuola ha al centro gli studenti innanzi tutto.
Formazione significa, per esempio, formare bene quegli insegnanti che si occupano della disabilità, e su questo - mi spiace che il Governo sia totalmente assente, e mi spiace che sia una persona della maggioranza a doverlo dire, ma resterà agli atti - sono certa che il Governo si muoverà. Credo che ci sia il problema di individuare strumenti per la qualità dei corsi di specializzazione per quanto riguarda gli insegnanti di sostegno, la revisione della tempistica per le nomine dei docenti di sostegno; la previsione dell'obbligo per gli insegnanti di sostegno di comunicare alla scuola e ai genitori gli obiettivi raggiunti (perché noi parliamo di persone che hanno difficoltà più grandi degli altri ragazzi e delle altre ragazze). Ancora, potrei dire degli elementi che possano ridurre il contenzioso; una clausola di conciliazione a favore del buon andamento dell'amministrazione e per quegli studenti disabili che si trovano nella difficile situazione di dovere avere un apprendimento domiciliare. Non voglio andare avanti su questo; c'è il parere della Commissione sanità che è molto articolato, e che mi auguro il Governo possa tenere nella dovuta considerazione.
Dicevo, formazione iniziale, assunzione in ruolo, formazione in servizio: mi pare che questo è ciò che si intende fare. Valorizzazione soprattutto del ruolo culturale e sociale degli insegnanti.
Scusate la franchezza, in un dibattito in un'altra Camera si è detta una frase che ritengo molto importante: con tutto il rispetto per tutte le professioni, l'insegnante non è un impiegato, e quindi, quando parliamo dell'assunzione degli insegnanti, non stiamo parlando di assunzione e regolarizzazione di un impiegato, ma di una figura intellettuale che come tale va trattata, e credo che su questo si possa e si debba fare molto di più, soprattutto sul fronte dell'innovazione. Ciò significa governare una difficile transizione e il Governo sta cercando di farlo, tra mille difficoltà. Rispetto però agli 8-10 miliardi di euro tagliati, rispetto alla volontà di tagliare e punire cui abbiamo assistito negli anni passati, siamo di fronte a un investimento gigantesco per le risorse del nostro Stato, con uno stanziamento pari a tre miliardi di euro, che credo debba avere il riconoscimento di quest'Assemblea, per lo sforzo che è stato fatto. Noi che approviamo la legge di stabilità, sappiamo quanto grande sia lo sforzo, perché sappiamo che in altri settori ci sono delle riduzioni che fanno male e che sono difficili da accettare: penso soltanto al tema del valore salute.
Non c'è tempo per parlare di questo, perché vorrei arrivare a trattare un secondo punto. La nostra scuola ha bisogno dell'autonomia scolastica, perché il mondo è cambiato e non possiamo pensare che un ragazzo, una ragazza o un bambino continui ad apprendere nel modo tradizionale, classico, antico e lontano dalla realtà e a considerare la scuola qualcosa di altro dalla sua vita. Abbiamo bisogno che ciò sia fatto nel territorio? Ne parlava, mi pare, il senatore Malan. Sì, abbiamo proprio bisogno che sia nel territorio, ma non per creare scuole di serie A e di serie B, non perché ci devono essere i ricchi e i poveri, anzi. È proprio una scuola come quella che rischiamo di avere oggi che diventa una scuola di classe, una scuola che considera la dispersione scolastica non come deve essere considerata, ovvero come l'espulsione dei più deboli. Abbiamo parlato di questo? No, di questo non si parla, perché è più importante fare del pansindacalismo in un'Assemblea istituzionale, che invece dovrebbe occuparsi degli indirizzi e dei grandi valori che animano la scuola.
Tutto deve avere una sua collocazione e c'è bisogno del territorio, perché un bambino, un ragazzo e una ragazza hanno il diritto e il dovere di sapere dove vivono, che cosa hanno attorno, come devono muoversi e cosa devono capire; e il territorio può e deve collaborare con la scuola dell'autonomia? Sì! Se non vogliamo creare degli imbecilli c'è bisogno, inevitabilmente, di una relazione più grande tra gli studenti e il territorio in cui vivono, anche per imparare un po' l'uguaglianza, perché questa bella scuola di oggi, che protegge soltanto chi può e che fa molte attività solo al mattino e in cui il momento di studio e di fatica viene confinato negli orari pomeridiani, non va certamente bene.
Penso dunque che il tema sia aprire la mente al reale e ai grande valori dell'oggi. Molti cambiamenti sono stati fatti e credo sia importante segnalare che alcune cose che davvero non andavano bene, sono state messe a posto. A proposito del preside-sceriffo, vorrei dire che ritengo che il preside sia innanzitutto un dirigente scolastico e un dirigente, parte della pubblica amministrazione, ha il dovere di essere formato e valutato, ma ha anche il dovere di dirigere, esattamente come gli insegnanti hanno il diritto di essere formati, ma hanno anche il dovere di essere valutati.
Termino con una piccolissima citazione di Edgar Morin - il Presidente mi consentirà, in questo dibattito così scarno di valori - che dice: «C'è un circolo virtuoso che deve incoraggiare la congiunzione dei due saper vivere, quello che aiuta a sbagliarsi di meno, a comprendere, ad affrontare l'incertezza, a conoscere la condizione umana, a conoscere il nostro mondo globalizzato, ad attingere alle sorgenti di ogni morale, che sono solidarietà e responsabilità. È quello che aiuta a orientarsi nella nostra civiltà, a conoscerne la parte sommersa, che come quella dell'iceberg è più importante della parte emersa, a difendersi e a proteggersi e a proteggere i propri cari». Questa è la buona scuola.
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