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Primarie e Pd

Written by Emilia De Biasi.

Emilia De BiasiDopo la Liguria, Venezia e Arezzo: altre due sconfitte che bruciano. È andata “così e così” in tante altre parti del Paese. In Lombardia il Partito democratico tiene Lecco, vince a Segrate, ma perde Cologno Monzese e Corsico, una tradizionale roccaforte.Sono dati sparsi, col denominatore comune della crescita dell’astensionismo. Qualche riflessione si impone, ma soprattutto si impone un cambiamento di passo del Pd.
PRIMARIE DA RIVEDERE. Innanzitutto la revisione delle primarie, che da strumento di partecipazione e di selezione delle classi dirigenti locali sono diventate uno strumento di lotta intestina, e insopportabile, all’interno del partito. Ma chi ci crediamo di essere? È possibile che i fatti nostri condizionino a tal punto il governo delle Regioni e delle città, e con un brivido penso al parlamento?
Quando finiremo di guardarci l’ombelico o di guardare il dito quando il saggio indica la luna?
TROPPI RANCORI. Il candidato vince le primarie e perde le elezioni. Bell’affare, no? E poi i rancori, e il congresso permanente, e gli ottimisti a oltranza e i pessimisti senza remissione, e quelli del “credere obbedire combattere” e a mare l’autonomia di giudizio, che rischia di disturbare il conducente: “è vietato al manovratore di parlare”, c’è ancora scritto sui tram a Milano, e anche al manovrato di pensare, aggiungo io.
BASTA MISTICA. Basta. Ne abbiamo abbastanza della mistica dei circoli e di quella del cambiamento permanente!
Potremmo per favore riprendere il gusto di confrontarci con la realtà dei territori italiani, delle nostre città, e ascoltare senza il filtro del gossip politico cosa pensano i cittadini, cosa si aspettano o non si aspettano più dal Pd?
UN PARTITO SBIADITO. Lo so che i risultati risentono anche del lavoro del governo nazionale, ma ritengo fisiologica la reazione non necessariamente di consenso dell’elettorato, soprattutto perché quando si sceglie e si decide c’è sempre chi non condivide. Ma penso che le ragioni della disaffezione siano altrove, per esempio nello sbiadirsi del radicamento sociale e territoriale del Pd.
ELETTORATO STANCO. Oppure nella stanchezza di un elettorato che ci scopre ogni giorno un po’ troppo uguali agli altri nel campo morale e della legalità. La politica non è un affare per signorine, diranno i cinici. Sì, ma la politica del Pd dovrebbe essere trasparente affare di tutti, coinvolgente perché piena di idee e non per la caccia al posto, capace di selezionare in base al merito e non alle amicizie o alle consorterie locali.
DISONESTÀ INTELETTUALE. Non parlo solo di primarie. Fare politica è una delle attività più belle che ci siano, se la si fa in modo pulito, che non vuol dire solo non rubare, perché esiste anche la disonestà intellettuale, quella per esempio di non avere il coraggio di confrontarsi con il meglio e quindi scegliere il peggio che però non dà fastidio, e magari adula pure.
SERVE STABILITÀ. Basta. Così non si aiuta il governo nell’azione riformatrice, si contribuisce a indebolirlo. E questo non sarebbe un bene per l’Italia, che ha bisogno di stabilità e credibilità internazionale ed europea, ora più che mai, ora che le migrazioni bibliche premono sulle nostre coste col portato di miseria, malattie, fame, annichilimento della dignità umana.Ora che l’Europa volta la faccia dall’altra parte e Francia e Germania non intendono farsi carico della storia presente.
E SALVINI SI AGITA. Ora che Salvini e la destra più becera agitano la paura come strategia politica, e lo spettro delle malattie come clava contro la solidarietà umana. Perché è di uomini donne bambini che stiamo parlando.Di questo si discute nei nostri circoli? Stiamo pensando di fare qualcosa, o è affare d’altri? E se è così che ci stiamo a fare?
OLTRE LE PERCENTUALI. Andiamo oltre le percentuali, oltre i risultati e andiamo al sodo: è ora di mettere mano al partito, se non vogliamo che diventi mai tornato.(Ri)costruiamo il Pd.
P.s. Voglio ricordare con voi il generale Cosimo Piccinno, comandante dei Nas, scomparso pochi giorni fa a 65 anni: un uomo straordinario, un vero servitore dello Stato, un amico della salute dei cittadini. Ho avuto il privilegio di conoscerlo e di apprezzarne le doti professionali e umane nella terribile vicenda Stamina. Sarà impossibile dimenticarlo, sarà più difficile lavorare senza il suo contributo. Ciao generale.

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