La costruzione della Città Metropolitana
Intervento svolto a Cambiago nell'ambito dell'incontro sul ruolo dei Comuni nella Città Metropolitana (video).
Parlare oggi di area metropolitana significa parlare di un’istituzione che abbiamo fortemente voluto ma che abbiamo avviato tra molti problemi e che ha bisogno di una seria manutenzione straordinaria per poter partire nel migliore dei modi, dando risposte agli obiettivi che ci siamo dati in questi anni.
Ci siamo battuti per costruire l’area metropolitana perché abbiamo sempre creduto che l’area di Milano e della sua provincia dovessero essere governati in maniera uniforme su alcuni grandi temi come il traffico, la mobilità, i rifiuti, l’ambiente perché erano temi che non si potevano risolvere solo restando all’interno dei confini del capoluogo.
Questo, ovviamente, ha implicato la costruzione di un’istituzione con le deleghe, i poteri e le competenze per occuparsi di queste importanti materie. Già oggi la Città Metropolitana si sta occupando di questioni che riguardano il trasporto pubblico mettendo insieme i sindaci ma occorre fare di più perché la Città Metropolitana non può essere una Provincia che cambia il nome. Molti, in questi anni, hanno teorizzato di fare anche per Milano una legge speciale analoga a quella della Città Metropolitana di Roma perché vi è la necessità che vengano attribuiti poteri e competenze e, di conseguenza anche finanziamenti. Dare finanziamenti alla Città Metropolitana può voler dire toglierli ad altri. Sicuramente qualcosa si può togliere ai singoli Comuni, mentre è più complicato togliere competenze alle Regioni in assenza di una legislazione nazionale. Regione Lombardia, in particolare, in questi anni si è sempre battuta contro l’istituzione della Città Metropolitana. È evidente, infatti, che non è sufficiente attribuire le competenze della Città Metropolitana in una legge perché occorre consentire all’ente di esercitare anche i poteri affinché poi anche le pianificazioni studiate vedano luce concreta ma attualmente i poteri sono attribuiti alle Regioni.
Questo, ovviamente, ha implicato la costruzione di un’istituzione con le deleghe, i poteri e le competenze per occuparsi di queste importanti materie. Già oggi la Città Metropolitana si sta occupando di questioni che riguardano il trasporto pubblico mettendo insieme i sindaci ma occorre fare di più perché la Città Metropolitana non può essere una Provincia che cambia il nome. Molti, in questi anni, hanno teorizzato di fare anche per Milano una legge speciale analoga a quella della Città Metropolitana di Roma perché vi è la necessità che vengano attribuiti poteri e competenze e, di conseguenza anche finanziamenti. Dare finanziamenti alla Città Metropolitana può voler dire toglierli ad altri. Sicuramente qualcosa si può togliere ai singoli Comuni, mentre è più complicato togliere competenze alle Regioni in assenza di una legislazione nazionale. Regione Lombardia, in particolare, in questi anni si è sempre battuta contro l’istituzione della Città Metropolitana. È evidente, infatti, che non è sufficiente attribuire le competenze della Città Metropolitana in una legge perché occorre consentire all’ente di esercitare anche i poteri affinché poi anche le pianificazioni studiate vedano luce concreta ma attualmente i poteri sono attribuiti alle Regioni.
In Parlamento stiamo presentando anche alcune proposte di legge per andare a definire il sistema elettorale della Città Metropolitana per fare in modo che i cittadini possano eleggere direttamente il Sindaco metropolitano ma, perché questo avvenga, occorre che sia prima fatto un lavoro consistente su Milano nella costruzione delle municipalità e anche di costruzione del consenso in tutti i Comuni. Inoltre, vi è bisogno che il Sindaco metropolitano, una volta eletto, possa davvero fare concretamente le cose e disporre degli strumenti necessari.
Di questi argomenti andremo a discutere in Parlamento ma dobbiamo sapere che non è un problema comune a tutte le Città Metropolitane istituite: ad oggi Milano e Napoli non hanno ancora norme definite e ci si può lavorare, per le altre Città Metropolitane, invece, il sindaco è automaticamente quello del capoluogo e le aree vengono definite attorno al capoluogo.
Venendo al territorio della Martesana, l’iniziativa dell’Unione dei Comuni sarà un punto di riferimento per l’esperienza di tutto il territorio.
Nella provincia di Milano, ad oggi, ci sono due unioni comunali, quella dei Navigli e poi Basiano-Masate, le quali sono ispirate alla ragione originaria che sta alla base dell’Unione dei Comuni e cioè che i Comuni sotto ai 5.000 abitanti si sarebbe dovuto cercare di accorparli e quello sarebbe stato un primo passo.
Nella Martesana, invece, si sta ragionando su un’Unione Comunale che vede coinvolti territori con un gran numero di abitanti e andrà a coinvolgere i Comuni di Bussero, Carugate, Cernusco sul Naviglio, Cambiago, Bellinzago Lombardo, Gessate, Gorgonzola e Pessano con Bornago. È, quindi, l’Unione dei Comuni più grande che viene istituita in provincia di Milano e anche in Lombardia e vede anche il coinvolgimento di grandi centri (quali ad esempio Cernusco o Gorgonzola). In questo territorio, dunque, si fa un’esperienza importante e la si deve alla lungimiranza degli amministratori che all’interno di questa fase di trasformazione degli Enti Locali hanno avuto l’intuizione di mettersi insieme per fornire e razionalizzare i servizi migliori ai propri cittadini e renderli anche più efficienti e meno costosi perché, come è noto, l’unione fa la forza.
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