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L'Ue parli con una voce unica

Written by Piero Fassino.

"Tutta la pressione esercitata in questi giorni ha già ottenuto un primo risultato e cioè quello di sconsigliare le autorità russe dal compire un atto di forza nei confronti dell'Ucraina. Adesso bisogna continuare a premere nella direzione di una de-escalation il cui primo passo spetta alla Russia, riducendo la presenza di truppe lungo i confini con l'Ucraina perché sono i russi che hanno schierato oltre 100mila soldati sul confine. Kiev non ha compiuto nessun atto offensivo nei confronti di Mosca". Così, in una intervista a Il Tempo, Piero Fassino, presidente della Commissione Esteri della Camera che ieri ha incontrato gli omologhi baltici per discutere della crisi.
"In queste ore, si è prodotto un atto politico in Russia che è gravido di rischi: la risoluzione della Duma che chiede a Putin di riconoscere l'autoproclamata separatista Repubblica del Donbass - evidenzia -. Se ciò avvenisse avremmo di nuovo un'acutizzazione della crisi, perché significherebbe mettere in discussione l'integrità dell'Ucraina e la sua sovranità. Confermerebbe che la Russia punta alla ricostruzione di un'area di influenza su tutti i territori dell'ex Unione Sovietica, riproponendo una sovranità limitata sui paesi vicini, cosa che non può essere accettata". Evidenzia quindi che "l'Italia ha giocato e continua a giocare un ruolo. Draghi questa mattina (ieri, ndr) ha avuto una lunga conversazione telefonica con Zelensky. Di Maio è a Kiev e Mosca, e ieri sera (martedì, ndr) c'è stata una riunione del formato a 4 con Draghi, Sanchez, Macron e Scholz. Quindi siamo parte integrante dell'iniziativa europea. Piuttosto c'è un'altra questione che andrebbe in qualche modo notata", "la voce dell'UE si è sentita poco. L'Unione non si è manifestata con una visibilità adeguata alla crisi che abbiamo davanti. Serve una politica estera e di sicurezza comune, visibile e che dia peso e forza all'Europa. È certo importante che Macron, Scholz, Draghi e Sanchez abbiano parlato la stessa 'lingua', ma è altrettanto necessario che l'Ue parli in quanto tale. Questa debolezza, sia chiaro, non è imputabile a Bruxelles: sono gli Stati nazionali che tendono ad essere gelosi delle loro prerogative e preferiscono muoversi ognuno con i propri rappresentanti piuttosto che riconoscere all'Unione europea di parlare a nome di tutti".

Intervista a Piero Fassino»
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