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Basta social, c’è tanta Politica da rifare!

Written by Edoardo Pivanti.

Edoardo PivantiNotate bene, colgo tutta l’ironia di scrivere un pezzo qui e condividerlo sui social. Ma purtroppo siamo nell’epoca del “Comunico ergo sum” quindi…statece.
D’altronde, quest’articolo non è nemmeno un’invettiva contro i social e lo scrivere sui social in sé, ma sulla compulsività di scrivere opinioni e pensieri a caldo senza fermarsi ogni mezzo secondo. E questo è grave ancora di più in una comunità politica come la nostra che si reputa (o ha la presunzione di reputarsi tale) un po’ più ragionante dal punto di vista social.
Il Governo nasce da una crisi politica ed è frutto di altrettante scelte politiche. Scelte PO-LI-TI-CHE, che di per sé sono frutto di dialoghi e mediazioni tra parti e visioni della realtà.
È ovvio, alcune scelte accontentano una parte e scontentano un’altra e viceversa, ma se non le vediamo nel loro complesso, nello loro globalità e con il giusto mix di freddezza cinica ed emotività (certo, anche le emozioni contano) allora forse è meglio che andiamo a giocare ai soldatini, o ci dedichiamo ad attività ben più edificanti.
Invece ogni volta assistiamo in rete ad harakiri di massa, a scissioni interne ed esterne che scosse tettoniche scansateve. Tutti “ministrologi” (ringrazio l’amica che ha coniato questo termine). Invece a volte è meglio staccare i social (come ho fatto volutamente ieri, e sono stato benissimo…) fare qualche telefonata con amici e persone fidate (con i quali qualche “vaffa” all’inizio può partire) e pulirsi un attimo le idee.
Poi magari scriverle come sto facendo io per imprimerle, un po’ per chi ha voglia di leggerle ma soprattutto per me stesso, per metterle in un ordine logico.
Ah, piccola premessa in codice, che i naviganti più attenti capiranno: basta bandierine, basta ipocrisie, almeno ammettiamolo al nostro interno. Poi continuiamo a pigliarci a botte interamente, ma almeno abbiamo l’onestà di ammetterlo a noi stessi. E non ragioniamo nemmeno con assoluti del tipo “siamo al Governo=siamo alleati” o “la sinistra non c’è più”. È un Governo, chiamiamolo di “salvezza nazionale” se ci piace, non un’alleanza politica e né tantomeno un progetto politico. Quelli “hanno da venì”.
Ed ecco qui l’analisi (semi seria, non pretendo abbia certo un livello alto) tutta mia sul Governo, vado per punti
Lega: Tre Ministri, del nord, di una Lega paradossalmente più di Governo, meno da strilli e paradossalmente più “vecchio stampo”. È indubbiamente un problema al nord perchè di fatto tre figure come Giorgetti, Garavaglia e Stefani sono in grado di macinare consensi in quei ruoli, sanno come premere le leve nella stanza dei bottoni. Soprattutto in quel nord che è stufo delle salvinate e vuole azioni di Governo concrete, “da moderati” (e prendetelo con molte virgolette). Questo porta soprattutto a rafforzare quella svolta europeista della Lega, a riaccreditarla nei tavoli che contano e a depotenziare Salvini, che verrà limitato in sparate e cavolate di varia natura (e.g. la prima uscita da bulletto è stata stroncata in poco tempo). E una Lega con tensioni popolari è un bene. Male per il nord ovviamente dove rafforzerà il suo peso specifico.
Forza Italia: Ministeri senza portafoglio, quindi nel bene o nel male sotto il controllo diretto di Palazzo Chigi, e questo è propedeutico al punto sopra riportato, ossia costruire un’area popolare conservatrice in senso nobile che possa isolare l’estrema destra e mantenere il nostro paese in un alveo europeo e preservare le nostre istituzioni da picconate destroidi. Brunetta Ministro della Pubblica Amministrazione è un curioso amarcord, soprattutto di uno di quei “corpaccioni” dello stato più difficili da riformare.
Movimento 5 Stelle: probabilmente ora, in una fase nella quale il loro consenso nel paese è al minimo, sono diventati una forza matura, capace di eliminare le figure più “scomode” del Governo precedente e mantenere le figure più istituzionali. Figure che sono oramai mature per diventare dei punti di mediazione politica con l’ultimo alleato politico, ossia il PD, con il quale è fondamentale mantenere aperto un dialogo politico se non altro di medio periodo per riassorbire in un alveo democratico alcune pulsioni estremiste. Oltretutto, quattro Ministri su quattro sono rimasti nella transizione tra i due Governi e potranno portare avanti in qualche modo scelte in continuità. Non è poco, è una scommessa sulla maturità e sull’istituzionalizzazione di una forza politica nata con l’obiettivo di “aprire le istituzioni come una scatola di tonno”. E comunque, nel Movimento 5 Stelle ne faranno a meno del Che Guevara de noartri Cittadino Dibba. Una cometa neanche di quelle belle, manco mezzo desiderio, non ci mancherà “sul campo”.
Italia Viva: spiegatecela perché davvero questa favola del “il Governo Draghi è roba nostra” comincia ad essere stucchevole. Perchè se sei padre di un’operazione politica negozi al meglio una posizione di peso. E invece la forza di Italia Viva è inferiore al precedente -Governo sia perchè relegata in una posizione senza portafoglio (e quindi decide Draghi, punto) ma anche in un ruolo di scarsissima incisività anche in termini parlamentari. Basta show, quelli possono durare tra gli adoranti nei territori, ma chi ha la testa sicuramente sta ancora sentendo il colpo degli “schiaffi politici” di Mattarella e Draghi. A quanto pare in Italia chiamarsi Matteo e fare politica porta rogna.
Fratelli D’Italia: qui la scelta è nettissima. La Meloni ha scelto di scommettere sul fallimento del Governo Draghi e in un certo senso del fallimento delle politiche per la ripresa del paese, e quindi sul fallimento del paese. La speranza è di raccogliere le macerie una volta crollato tutto l’assetto istituzionale del paese, e questo la colloca fuori dall’arco costituzionale (lì dove una forza che non rinnega il fascismo merita di stare, fuori dalla Costituzione).
I tecnici: il 40% di questo Governo è composto da “tecnici”, e non è un caso che siano in determinati Ministeri. I tecnici sono esattamente in quei settori dove Draghi ha intenzione di investire utilizzando in recovery plan, settori strategici per il paese: istruzione, transizione ecologica, trasporti, economia (piccola nota: sicuramente spiace per Gualtieri che ha ridato credibilità all’Italia dal punto di vista economico, ma l’economia è materia diretta di Draghi, ed era ovvi che scegliesse qualcuno di “suo”, del suo mondo). È lì che si vuole agire con maggiore forza, è lì che andranno a finire i fondi vitali per il futuro del paese, quel debito “buono” che ti consente di cambiare il paese. Nota a parte merita il Ministero di Grazia e Giustizia, che non è un Ministero “di spesa” ma che avrà un ruolo chiave nel risolvere l’annoso problema della Giustizia in Italia. E, non me ne vogliano i lettori, passare da un avvocato “manettaro” alla Presidente della Corte Costituzionale il salto di qualità è notevole.
Inoltre, tecnico non vuol dire “macchina”, ciascun tecnico ovviamente è un essere umano, ed è ovvio che abbia delle sensibilità politiche che guideranno le proprie scelte e le scelte del proprio Ministero. E penso di essere stato chiaro nell’esposizione.
Partito Democratico: e allora il piddì?? Al di là della battuta scontata, ci sono dei risultati di cui tenere conto. Il primo è che su tre Ministeri, due sono in continuità con il Governo precedente, cosa non da poco, ed entrambi con portafoglio. È arrivato il Ministero del Lavoro, che è un Ministero chiave per costruire un dialogo con i corpi intermedi della società. Ovviamente qualcuno già ragiona in termini di sassaie interne verso il Segretario. E qui mi imbufalisco: dovremmo ricordarci dell’isolamento felice del 2018, al #senzadime che ha fatto saltare il primo possibile Governo PD-M5S, alle leadership che si contrapponevano a Zingaretti (e qui chi si lamenta dovrebbe ricordarsi le alternative), alle Europee del 2019 e al Governo Conte II. Ora hai il Partito più unito come non c’è mai stato e non ultimo hai la possibilità di lavorare in continuità e trasversalmente in diversi Ministeri chiave e anche con altri dicasteri non prettamente del PD. E vi sembra poco scusate? Ricordiamo com’è iniziate la legislatura e il ruolo che abbiamo ora.
Draghi (e Mattarella) ha agito così su due filoni paralleli, ha rafforzato le istituzioni blindando i ruoli chiave e ha fatto in modo di gestire direttamente o quasi i fondi per la ripresa. Dando alla politica e ai partiti un’occasione storica (e qui se non lo capiamo come comunità democratica mi spiace veramente dobbiamo chiudere baracca e burattini): la possibilità di recuperare credibilità in sé, di trovare una forza di mediazione su tematiche ben più importanti dei partiti stessi, ridando nobiltà nel senso più ampio alla Politica.
Ci saranno rospi da ingoiare, vero, periodi dove qualcosa ci andrà bene e altri meno, ma è tutto lì: o recuperiamo ORA un dialogo con la società o con il paese, o non lo faremo mai più. Ed essere in questo Governo non ci rende più deboli nei nostri valori, anzi ci permette di renderli più forti e portarli su un tavolo di confronto ben più alto del nostro quadratino di spazio.
Quindi basta harakiri sui social, basta bandierine ideologiche inutili. C’è tanta Politica da rifare!

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