Print

La crisi del Governo Conte Bis e il sostegno a Draghi

Written by Franco Mirabelli.

Franco Mirabelli Intervento di Franco Mirabelli all'assemblea del Circolo PD di Pregnana Milanese (video).

Credo che in questa fase ci sia bisogno di discutere per capire e per avere anche una posizione da portare fuori dalle nostre riunioni perché credo che serva per evitare che una serie di distorsioni e narrazioni giornalistiche facciano passare in secondo piano le ragioni delle scelte che abbiamo fatto in questi mesi e in questo ultimo anno.
Faccio una premessa, perché credo che alcune cose ci debbano restare in testa: il Governo Conte Bis è nato da una scelta coraggiosa e non scontata che abbiamo fatto dopo la rottura della maggioranza giallo-verde. È stata una scelta coraggiosa, infatti, quella di allearci con M5S, che sono stati nostri avversari anche nella Legislatura precedente. Abbiamo fatto una scommessa non per evitare le elezioni ma per evitare che un centrodestra a guida sovranista, comandato da Salvini, che allora era in forte ascesa, potesse portare l’Italia lontano dall’Europa, con tutto quello che ne sarebbe conseguito.
Nella nostra scelta ci stava anche la scommessa di riuscire a facilitare una trasformazione di M5S, da forza antieuropeista e populista in una forza politica coerentemente europeista e questo è un risultato che abbiamo ottenuto: M5S in Europa ha votato per Ursula Von Der Leyen ed è grazie a noi e grazie a Conte se oggi possiamo ragionare sulle risorse del Recovery Fund e su un Paese che ha ricostruito una credibilità in Europa. Abbiamo fatto, dunque, un Governo per queste ragioni.
Fino a quella scelta, il PD era un partito totalmente ininfluente, soprattutto in Parlamento: non avevamo i numeri per contare, non avevamo alleanze, al massimo potevamo fare qualche manifestazione con qualche cartello ma sostanzialmente eravamo ininfluenti all’interno delle istituzioni.
Dopo 16 mesi, credo che possiamo dire che il Governo Conte Bis ha avuto un ruolo importante per il Paese. Abbiamo ottenuto il risultato di ricostruire una credibilità dell’Italia in Europa. Abbiamo gestito una pandemia drammatica, che è arrivata nel nostro Paese prima che altrove. In qualche modo, abbiamo anche dato l’esempio su come affrontare la pandemia. Abbiamo gestito una crisi economica drammatica, costruendo una serie di misure e di ammortizzatori sociali che sono stati allargati a tutti i lavoratori, compresi quelli che prima d’ora non li avevano mai avuti. Abbiamo dato ristori a tutte le aziende a cui abbiamo chiesto di chiudere per consentire di ridurre la circolazione del contagio.
Sicuramente avremo anche fatto errori ma li abbiamo fatti in un Paese in cui, oggettivamente, anche nella normalità la Pubblica Amministrazione funziona male e mi fa piacere che anche Draghi abbia individuato questo problema da affrontare come priorità.
Noi abbiamo messo in campo tantissimi soldi per i ristori e per una serie di altre misure per fronteggiare il covid ma quelle risorse sono state gestita da una Pubblica Amministrazione che fa fatica a metterli a terra.
Il problema, quindi, non sono state le risorse ma è stata una difficoltà di funzionamento della Pubblica Amministrazione.
Penso, quindi, che abbiamo fatto sforzi consistenti, visto anche questo problema e credo che abbiamo comunque ottenuto dei risultati anche se non tutto è andato bene.
Per questo, penso che dobbiamo essere orgogliosi della risposta che abbiamo contribuito a dare al Paese in piena pandemia.
Al nostro congresso avevamo detto che volevamo costruire un partito che non lasciasse nessuno da solo di fronte alle difficoltà e abbiamo provato a farlo.
Il Governo Conte Bis negli ultimi mesi aveva bisogno di essere rilanciato. Noi siamo stati i primi a sottolineare la necessità di andare oltre e trasformare quella che era stata un’alleanza costruita per necessità in un’alleanza politica che mettesse in campo un’idea di Paese e delle riforme. Inoltre, avevamo sottolineato il fatto che serviva una maggior velocità nel prendere le decisioni e una maggior capacità di fare scelte all’interno della maggioranza.
Soprattutto grazie a noi si è aperta una discussione, anche sul Recovery Plan ma non abbiamo usato questa discussione come una spada contro i nostri alleati perché non è in quel modo che si sta in una coalizione.
Renzi, invece, ad un certo punto ha deciso di far cadere il Governo e lo ha fatto utilizzando molte argomentazioni che avevamo evidenziato noi, come la necessità di migliorare il Recovery Plan (che poi abbiamo fatto), la necessità di fare scelte diverse da quelle che si erano prefigurate sui servizi segreti (che poi sono state fatte). È ormai evidente che la scelta di Renzi - che ha fatto dimettere le sue Ministre proprio nel momento in cui si stava avviando questa opera non solo di velocizzazione su alcune scelte ma anche di allargamento della maggioranza - era predeterminata. Credo che la scelta di Renzi sia stata quella di voler impedire che si facesse ciò che avevamo detto di voler fare, cioè trasformare l’alleanza di Governo in un’alleanza politica e, per questo, pensava che fosse utile far saltare tutto.
Il problema è che tutto questo è successo in piena pandemia, mentre dobbiamo affrontare problemi drammatici, sintetizzati nelle tre emergenze di cui ha parlato il Presidente della Repubblica, cioè l’emergenza sanitaria, l’emergenza economica e l’emergenza sociale.
Inoltre, stavamo predisponendo il piano vaccini, pur tenendo conto che comunque siamo il Paese che ha vaccinato più persone rispetto agli altri Paesi dell’Unione Europea.
Renzi ha scelto di aprire una crisi incomprensibile per i cittadini, che hanno chiesto e continuano a chiedere alla politica di dedicarsi ad affrontare i problemi concreti delle persone e non a discussioni tutte interne incomprensibili fuori.
Credo che questa crisi abbia anche allargato la distanza tra la politica e i cittadini, non facendo quindi un buon servizio alla democrazia.
Il Governo Conte, comunque, aveva ottenuto la maggioranza assoluta nel voto di fiducia alla Camera dei Deputati e per quattro voti non ha avuto la maggioranza assoluta al Senato. Nonostante questo, il Presidente Conte ha deciso di dimettersi, per consentire di avviare una fase nuova, favorendo un rilancio di tutta la maggioranza e un coinvolgimento pieno anche di Italia Viva, favorendo un chiarimento.
Il Presidente della Repubblica, quando diede l’incarico esplorativo a Fico, disse di aver verificato che c’era una maggioranza possibile, invece Italia Viva ha usato la possibilità del chiarimento per aprire la crisi.
Di fronte a questa crisi, il Presidente della Repubblica è venuto in soccorso del Paese ed ha affidato l’incarico a Draghi, che è la personalità più prestigiosa che c’è nel nostro Paese e più riconosciuta a livello europeo e internazionale.
Non è un caso che sia bastato dare un mandato a Draghi per far abbassare lo spread e fare aumentare la fiducia nel nostro Paese.
A Draghi è stato dato un incarico per costruire un Governo di alto profilo: non si è parlato mai né di un Governo tecnico né di un Governo a termine ma di un Governo per affrontare le tre emergenze che incombono.
Il PD si è messo a disposizione di Draghi e abbiamo messo in campo le nostre proposte, che sono le stesse che avevamo portato al tavolo della verifica del centrosinistra, cioè proposte per una transizione ambientale dell’economia, per la green economy, per la Sanità, le politiche di genere, il lavoro, il Sud, gli investimenti che devono progressivamente sostituire i bonus utilizzati nell’emergenza come strumento utile per dare un po’ di ristoro all’economia e ai cittadini.
Credo che dobbiamo continuare a tenere alta l’attenzione sui temi.
Leggendo le dichiarazioni dei partiti che hanno incontrato Draghi e raccontano le proposte che Draghi ha presentato loro, mi pare che possiamo essere soddisfatti: il programma mette in campo ha esattamente il perimetro che pensiamo debba avere qualunque alleanza di Governo nel nostro Paese, cioè quello dell’europeismo, quindi con una maggioranza e un Governo fortemente europeista, che fa dei temi della riforma del fisco, della Giustizia Civile e della Pubblica Amministrazione tre temi dirimenti, che devono anche essere attraversati, come tutte le politiche economiche e di sostegno al reddito, da una serie di altre questioni, prima di tutto quella ambientale, che dovrà essere un po’ il paradigma di tutta la politica del Governo.
Abbiamo portato le nostre proposte a Draghi. È evidente, però, che non potremo porre alcun veto di fronte ad una proposta fatta a tutti dal Presidente della Repubblica.
Se la Lega accetta di andare su posizioni diametralmente opposte a quelle che ha sostenuto fino ad oggi, sarà un problema suo. Personalmente, penso che se la Lega si collocasse davvero dentro ad un fronte europeista sarebbe solo un vantaggio per l’Italia. Dovremmo, quindi, essere soddisfatti anche se questi cambiamenti di opinione in due giorni non danno molta credibilità.
Credo comunque che Draghi sarà in grado di formare un Governo su contenuti per noi positivi. Noi abbiamo dato la piena disponibilità ma nessuno ci può chiedere di sostenere posizioni opposte a quelle che abbiamo.
Adesso si apre una fase nuova per il Paese e per la politica.
Credo che il PD in questo momento abbia bisogno di stare dentro e dare forza al tentativo di Draghi, guardando come sempre all’interesse del Paese.
Credo, infatti, che questo tratto di responsabilità vada mantenuto, è un tratto che ci ha consentito di superare quella situazione per cui eravamo messi ai margini della politica e abbiamo dato il segno di una forza che mette al primo posto i problemi dei cittadini. Siamo stati premiati alle ultime elezioni amministrative e regionali per questo, perché durante la pandemia abbiamo dimostrato di saper gestire le cose, anziché agitare i problemi.
Credo, quindi, che dovremo mantenere questo tratto, ma accanto a questo, nei prossimi mesi credo che dovremo mettere in campo tre o quattro battaglie che definiscano l’identità e l’idealità del PD, cioè parità di genere, transizione ecologica dell’economia, scuola e ricerca; c’è una discussione aperta sull’uso del Recovery Fund e su questo dovremo insistere. Dentro a questa situazione, quindi, il PD deve essere più capace di caratterizzarsi su alcune questioni e nei prossimi mesi dovrà anche rilanciare il ruolo e la vita del partito.
Infine occorre che il PD che continui ad avere l’ambizione di costruire un campo progressista alternativo a quello del centrodestra nel nostro Paese, partendo dall’esperienza del Governo Conte Bis, quindi, vuol dire partire da un’alleanza con LEU, M5S, le forze civiche e le forze autonomiste che hanno condiviso con noi quel percorso.
La costruzione di questo campo non è ancora definita. È evidente anche da questi giorni che M5S sta vivendo un ulteriore dibattito interno molto difficile e molto lacerante.
Questa, però, credo che sia la strada che dobbiamo continuare a percorrere e facilitare la costruzione di un campo alternativo alle destre in cui si favorisce anche un’evoluzione positiva di M5S, così come abbiamo fatto sull’Europa.
Alternative, in questo momento, non ce ne sono se vogliamo costruire un campo competitivo alternativo alla destra, perché le forze in campo, anche in Parlamento sono queste.
Questa scelta, fatta sedici mesi fa, che allora appariva strana e costretta dalle situazioni e contestata da molti, in realtà ci ha consentito di dare risposte al Paese, che è la ragione per cui esistiamo.
Non dobbiamo lasciarci travolgere da una narrazione per cui, avendo Renzi svolto il ruolo di demolitore del Conte Bis, rinunciamo a valorizzare quello che abbiamo fatto insieme ai nostri alleati, compreso Italia Viva, in questi mesi.
In sintesi, c’è quindi diamo dunque una grande disponibilità a Draghi, se il profilo sarà quello europeista e che vuole fare alcune riforme, in un Governo che non è a termine ma che mette in campo una delle persone più credibili del nostro Paese per fare davvero le riforme necessarie, per fare al meglio il Recovery Plan, per fare al meglio il lavoro di rilancio dell’economia. Noi ci siamo e chiunque ci sia, stando su quel terreno e per sostenere quelle proposte, va bene.
Inoltre lavoriamo comunque mantenendo, come abbiamo fatto in questi giorni, una relazione con i nostri alleati LEU e M5S per provare a costruire il campo alternativo alla destra.

Video dell’intervento» 

Non penso che dobbiamo dare un giudizio assolutamente negativo o assolutamente positivo sul Governo Conte bis. Siamo stati i primi a dire che c’era bisogno di uno scatto e di accelerare alcune scelte. Penso, però, che il Governo Conte bis non sia stato quello che hanno definito Renzi e la destra.
Non è un caso se il Presidente del Consiglio ha un consenso popolare così alto.
Penso che il Governo Conte bis abbia gestito bene alcune cose.
Forse il Recovery Plan non è stato gestito benissimo ma aspetterei, però, a dare un giudizio negativo perché in questo momento c’è un testo in Parlamento, sono circa 400 pagine di progetti e non credo che sarà cambiato di molto. Non credo che Draghi troverà in quel piano chissà quali questioni per cambiare le cose. Il Parlamento implementerà alcune cose e migliorerà alcune questioni, come in parte è già avvenuto.
È vero che c’è stata soprattutto la questione della governance: ci sono stati degli errori che non abbiamo fatto noi e non ci dobbiamo assumere la responsabilità di tutto.
Gualtieri e Amendola sono quelli che hanno lavorato di più e bene al Recovery Plan.
Vedremo alla fine quanto e come cambierà il Recovery Plan.
Si è parlato molto in astratto di una cosa che ha una sua concretezza e ha definito impostazioni economiche molto significative, in quanto sono state definite le priorità di intervento.
Noi avremo 209 miliardi da mettere in campo sia a fondo perduto che con prestiti ma che, con la Pubblica Amministrazione che abbiamo, da qui al 2026 rischiamo di non riuscire a spenderli se non facciamo dei cambiamenti significativi e in questo penso che Draghi, con un Governo sostenuto da una maggioranza più ampia, possa dare una mano.

C’è un altro tema che ha attraversato la discussione di questi mesi ed è stato quello delle possibili elezioni anticipate, usato da alcuni strumentalmente e voluto da altri. Lega, Fratelli d’Italia e anche una buona parte di Forza Italia avrebbe voluto andare al voto.
Le ragioni per cui non siamo andati a elezioni le ha spiegate bene il Presidente della Repubblica.
Andare al voto avrebbe voluto dire rendere meno efficace il Governo nel momento in cui, invece, abbiamo bisogno di dare più forza alla campagna vaccinale e al contrasto della pandemia; avrebbe fatto perdere troppi mesi mentre c’era da fare presto a mettere in campo le misure per il rilancio dell’economia e per l’utilizzo del Recovery Fund. Queste sono scelte politiche e per farle ci vuole un Governo. È nell’interesse del Paese, quindi, che non si vada a elezioni ora.

Rispetto alla spregiudicatezza di Renzi, c’è da dire che ha deciso di mettere in crisi il Governo e ha usato i temi, ponendoli puntando una pistola alla tempia degli alleati. Credo che così non si potesse andare da nessuna parte. Nessuna alleanza può reggere così, di fronte ad un insistito modo di porre i problemi non per risolverli ma per agitarli, paradossalmente come fa la destra, in funzione di una rottura.
Noi avremmo potuto mettere più forza quando abbiamo detto che il Governo avrebbe dovuto fare un salto di qualità, anche se c’erano articoli di giornale in cui erano state riprese le nostre posizioni. Le proposte le abbiamo sempre messe in campo. Può essere che siamo stati troppo preoccupati della fragilità dell’equilibrio trovato all’interno di M5S. Renzi, però, ha fatto una cosa diversa.
Una forza politica come la nostra non si può comportare come si è comportato Renzi. Noi siamo costruttori.
Stiamo lavorando per costruire un campo: vuol dire che abbiamo in mente di costruire per fare le bene cose adesso e per fare bene anche in futuro.
Mi sembra difficile pensare che si possa costruire un’alleanza o un campo di forze partendo dal fatto che o si fa come dice Renzi o si rompe oppure che tutto quello che abbiamo fatto insieme per un anno non vale più, anzi ci si sputa sopra perché si vuole far cadere Conte.
Noi abbiamo gestito i rapporti all’interno della maggioranza cercando di non romperla e puntando sul fatto che quella maggioranza possa e debba diventare un’alleanza che definisca il campo che alle prossime elezioni si contrapponga alla destra. Altrimenti rimaniamo da soli a contrapporci alla destra.
Questa, dunque, è una differenza fondamentale tra noi e Renzi ed è la differenza che ci porta oggi anche ad aver preso subito l’iniziativa di riunire PD, M5S e LEU, appena Draghi ha ricevuto l’incarico. Sono convinto che alla fine ci staranno tutti nella maggioranza che sosterrà il Governo Draghi, proprio perché mi pare che l’idea di costruire insieme l’alternativa alla destra sia ormai si è radicata nei gruppi dirigenti sia di LEU sia di M5S. In LEU ci sono un po’ di mal di pancia rispetto al sostegno a Draghi; ce ne sono di più in M5S ma qui c’è una transizione da completare perché è evidente che in questi mesi hanno compiuto un’evoluzione in cui è normale che qualcuno non si ritrovi. La stragrande maggioranza di LEU, comunque, ci starà anche perché c’è il PD e perché c’è la visione di costruire insieme il campo alternativo alla destra.

Conto anche sul fatto che, dentro questa esperienza di Governo, quella alleanza larga che dobbiamo costruire si possa allargare alle forze moderate.
Rispetto a Italia Viva, è evidente che siamo in un momento in cui le relazioni sono molto difficili, anche perché è evidente che l’operazione di Renzi è stata tutta contro il PD e contro l’alleanza con LEU e con M5S che avevamo costruito. Poi vedremo ma è evidente che l’inaffidabilità di un leader politico condiziona molto i rapporti che si possono avere.
Penso che in questa fase, proprio perché andremo al Governo con un Presidente molto capace e una maggioranza molto ampia, il peso e lo spazio per Renzi sarà comunque molto ridotto.
Sono abbastanza convinto di questo.
Penso che Renzi non abbia vinto e, comunque, non dobbiamo dargliela vinta, per cui dobbiamo continuare quel lavoro di costruzione e consolidamento dell’alleanza con LEU e con gli altri soggetti che possono stare dentro a un campo alternativo al centrodestra.
Sono convinto, inoltre, che Draghi farà bene anche se non credo che esistano i demiurghi: non aspettiamoci che una persona da sola possa risolvere tutti i problemi dell’Italia. Non è mai stato così.
Bisogna creare le condizioni in Parlamento e nel Paese affinché la situazione migliori.
È evidente che oggi possiamo guardare alla possibile presenza della Lega nella maggioranza di Governo con più tranquillità in quanto la Lega non è determinante. Nessuno, in una coalizione così ampia dal punto di vista numerico, può essere determinante e può condizionare gli altri.
La Lega, inoltre, ha fatto la scelta di sostenere Draghi in un momento di grandissima difficoltà. In questi sedici mesi, la Lega ha perso nei sondaggi 12/13 punti percentuali e non è stata più in grado di mettere in campo una proposta politica di fronte alla pandemia, nel momento in cui i cittadini chiedevano risposte.
Inoltre, con la pandemia, la Lega ha perso la possibilità di utilizzare la paura e la lotta all’immigrazione su cui ha costruito il consenso in questi anni.
La Lega, quindi, ora è una forza politica in difficoltà e sceglie di aderire al Governo Draghi perché cerca di ricostruirsi un minimo di credibilità in Europa e può così lanciare un messaggio ai ceti produttivi del Nord che, oggettivamente, di fronte all’ipotesi di Draghi sono d’accordo.
Il punto è capire quanto la Lega riuscirà a mantenere il consenso che ha alimentato in questi anni sulla base della scelta antieuropeista, dell’agitare i problemi, delle parole d’ordine come Flat Tax o altre che sicuramente non faranno parte del programma del Governo Draghi.
Non siamo gli unici, dunque, che rischiano dentro a questa partita: ci si mette in gioco tutti e credo che questa volta la sfida sia quella di caratterizzarsi su alcuni temi ma anche interpretare questa fase di un Governo di unità nazionale o comunque con un ampio sostegno al meglio. Questa è la sfida dei prossimi mesi.

Credo, comunque, che anche con il Governo Conte Bis abbiamo fatto moltissime cose e abbiamo dato il segno a quella maggioranza.
Abbiamo fatto cose straordinarie rispetto alle politiche ambientali, compresa la tassa sulla plastica, su cui non abbiamo ceduto ma abbiamo rinviato i provvedimenti per favorire una conversione del settore industriale.
Il taglio del cuneo fiscale, cioè la riduzione delle tasse in busta paga per i lavoratori dipendenti che ha consentito a molti di questi di avere un reddito più alto, lo abbiamo voluto noi ed è stata una scelta qualificante.
Cambiare i Decreti Salvini non è stata una passeggiata essendo noi al Governo con chi li aveva votati prima.
Non è vero, quindi, che non abbiamo fatto abbastanza e non abbiamo segnato l’esperienza di Governo.
Abbiamo governato noi anche tutta la materia economica con Gualtieri.
C’è, invece, un problema di comunicazione che in parte è colpa nostra, in quanto dovremmo essere maggiormente capaci e spregiudicati di usare la comunicazione meno politicamente corretta e più penetrante.
Noi, però, siamo una forza politica che ha fatto delle scelte, che vuole costruire anche il futuro, che guarda all’interesse del Paese, che vuole assumersi la responsabilità nei confronti dell’Italia e lo vuole fare in un momento in cui l’informazione ormai sta assumendo un ruolo non positivo rispetto all’attenzione ai contenuti.
Se c’è da parlare di alleanze oppure si accenna all’ipotesi di congresso si scatena l’informazione mentre se presentiamo delle proposte per la Legge di Bilancio, come è successo, non se ne parla.
Nella Legge di Bilancio c’era la proroga del bonus 110%, c’erano misure a sostegno dell’occupazione femminile e giovanile e dell’occupazione al Sud, c’era l’assegno unico per i figli ma non lo sa nessuno perché l’informazione parlava di litigi, alleanze e del teatrino della politica. Questo è un problema serio. In ogni caso, noi dovremmo essere più bravi e più incisivi nella comunicazione.

Per migliorare la Pubblica Amministrazione abbiamo fatto alcune cose nel corso degli anni. Il Decreto Semplificazioni prevedeva la digitalizzazione per agevolare il rapporto tra cittadini, imprese e Pubblica Amministrazione. La stessa Riforma Madia fatta in precedenza, però, ha bisogno dei decreti attuativi.
Inoltre, c’è bisogno di ritornare ad assumere nuove professionalità - e in alcuni settori lo stiamo facendo - per far entrare nuove generazioni dentro la Pubblica Amministrazione e utilizzare di più la digitalizzazione. Infine, bisogna semplificare le procedure.

Non ci sono ragioni per commissariare la Sanità in Lombardia. Il commissariamento è previsto solo nel caso ci siano squilibri economici.
La gestione sanitaria in Lombardia è stata devastante e continua a esserlo.
Recentemente, insieme ad Arcuri, abbiamo fatto notare alla assessora Moratti, che sta protestando perché non le arrivano i 123 medici e infermieri promessi dal Governo per fare le vaccinazioni, che in realtà i medici messi a disposizione sono molti di più ma le ATS lombarde non fanno loro la visita di abilitazione e, quindi, fino ad ora solo 4 hanno potuto iniziare a lavorare e fare le vaccinazioni.
Personalmente, ho l’impressione che, fin dall’inizio della pandemia, lì si sia persa completamente la capacità di tenere le cose sotto controllo. Mancano le comunicazioni minime. C’è una gestione devastante della Sanità in Lombardia.
La Lega e Forza Italia hanno vinto anche nell’anno in cui si è sciolto il Consiglio Regionale per mafia. Io c’ero e mi sono interrogato molto sulle ragioni che hanno spinto tanti lombardi a votare comunque la Lega e Forza Italia dopo quello che era successo. Penso che fino ad ora il centrodestra abbia goduto dell’idea che qui in Lombardia comunque la Pubblica Amministrazione regionale funzionasse, che i servizi ci fossero e tutto fosse gestito al meglio e tutto fosse un’eccellenza e, quindi, anche se c’è stato l’incidente sulla mafia, tutto andava bene. Salvini, con le sue dichiarazioni, vuole cercare di tenere viva questa idea.
Oggi le cose cambiano. È evidente, infatti, alla stragrande maggioranza dei lombardi che in Regione non sono più in grado di garantire i servizi o per lo meno servizi all’altezza di quelli che una Regione come la nostra meriterebbe in un momento di difficoltà.
Adesso c’è il problema dei ritardi sulle vaccinazioni per il Covid ma prima c’era stato il problema dei ritardi sui vaccini anti-influenzali, ci sono i drammi che sono stati provocati nelle case di riposo per gli anziani. Mi pare, quindi, che è un sistema che non sta più in piedi ma non si può commissariare per questo.
Penso che, almeno sulla Sanità, il tema del rapporto Stato-Regioni nelle situazioni emergenziali vada posto perché così non può funzionare.
Abbiamo assistito a personaggi che hanno passato più tempo a fare conferenze stampa per scaricare le proprie responsabilità sul Governo di quanto non ne abbiamo speso per cercare di risolvere i problemi. Gallera e Fontana sono stati un esempio illuminante di questa situazione. Mentre eravamo al disastro, con una Regione che aveva il tasso di mortalità quattro volte superiore a quello di tutte le altre, Presidente e assessore erano costantemente in televisione.

Per seguire l'attività del senatore Franco Mirabelli: sito web - pagina facebook

Pin It