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Il risultato elettorale

Written by Vincenzo Ortolina.

Vincenzo OrtolinaE' una sciocchezza, caro Renzi (che ho votato, alle primarie!), affermare che l'astensione è stata un fatto secondario. Il 30% in meno, in Emilia (per parlare in particolare di questa Regione) è un dato clamoroso, via! 
Certo, c'è la soddisfazione di avere vinto, comunque (e ci mancherebbe!).
Ma la situazione, per diversi aspetti, è preoccupante.
Oddio, in Emilia, appunto, è vero che le vicende giudiziarie hanno pesato non poco.
Lo "scandalo" del consiglio regionale ha macchiato cioè non poco l'immagine della Regione per definizione "rossa e virtuosa".
Ciò ha tenuto lontano, io credo, elettori di tutti gli orientamenti, e perciò anche di sinistra. In casa democratica penso che abbiano poi pesato i seguenti elementi: l'elettorato storicamente "rosso" in particolare non gradisce del tutto la politica considerata un po' troppo "pragmatica", perlomeno a parole ("di destra", direbbero i "falchi"), del capo del governo e del suo entourage.

E la persistenza del "premier", un pizzico "guasconesca" nei modi, nel voler rompere in buona misura gli schemi tradizionali -di cui il persistente attacco ai sindacati (la CGIL in primis, è evidente) è esempio emblematico- non e' piaciuta a certo elettorato di sinistra, diciamo, classica. E pure lo scontro interno troppo acceso, la cui responsabilità non è però soltanto dei renziani, ha tenuto lontano, io penso, una quota di elettorato già fidelizzato. L'emoraggia (cioè l'astensione) a sinistra non è stata peraltro debitamente compensata da nuovi voti "moderati", centristi", a quanto pare. A conferma, allora, del fatto che una leadership giovane, mediatica, pragmatica, e non certo timida, non basta a garantire di per sé un successo elettorale duraturo nel tempo.

E che un partito come il Pd non può rinunciare a cuor leggero alla sua tradizione di forte militanza territoriale. Non può trasformarsi, cioè, in un partito troppo "liquido", in una sorta di semplice "cartello elettorale", o simili. Non può snaturarsi. Certo è giusto cambiare: io votai Renzi, come detto, perché ero contrario al mantenimento, a più livelli, dello status quo (il Paese ha indubbiamente bisogno di robusti cambiamenti in più direzioni), e non voglio il ritorno della vecchia nomenclatura, quella che ha fatto perdere al centrosinistra, di fatto, le ultime elezioni politiche.
Resto però sempre convinto che la "mediazione", in politica, sia la strada maestra da seguire. Entro i confini di casa, innanzitutto. Fermo restando che, certo, il confronto deve produrre, alla fine, risultati concreti. E non portare, invece, all'immobilismo. Ma prima gli sforzi vanno fatti tutti davvero.
Una noticina finale sul successo della Lega Nord. Non era difficile prevederlo, così come ci si aspettava, appunto, una forte astensione generale. Salvini vince perché, a destra, Forza Italia è un partito che non è più, ormai, né carne né pesce, e ha un capo vecchio e sostanzialmente bollito, nonostante le apparenze. E perché urla, come urlerà sempre di più, la frase magica che fa appunto vincere, a destra, oggi in particolare e sempre più domani: "stop all'immigrazione". Quello, e nient'altro. Ma basta.

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