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Fare la storia, non subirla

Written by Emanuele Fiano.

Emanuele Fiano È difficile sapere se si sia toccato il fondo. Perché il problema è che non lo sai mai. Nessuno saprà dirti che livello della discesa hai raggiunto e se dopo c’è altro.
Tu puoi capire, se hai dei registri che ti provengono dall'esperienza, dalla storia, se hai superato dei limiti, se hai dei valori che consideri invalicabili per la tua coscienza e che sono stati valicati. Ma la storia non si ferma e non è mai finita come ipotizzava qualcuno.
Puoi dunque sapere che la direzione di marcia va in una verso sbagliato, oppure anche pericoloso, puoi percepire il senso, la velocità, il peso della storia, ma non puoi interrogarla come qualcosa di indipendente da te.
Perché non devi perdere la coscienza che la storia non si scrive da sola, la storia siamo noi, come diceva una celebre canzone, devi esserne convinto.
Qui siamo noi. A questa curva della storia.
Quale idea di progresso e di futuro mettiamo in campo?
Ecco perché dobbiamo volere e pretendere un Congresso del PD, forte di un’analisi condivisa, che modifichi anche alcune nostre convinzioni “granitiche”, sulla composizione, sull'evoluzione, sulle domande del corpo sociale, forte di un’analisi sullo stato globale dell’economia, capace di indicare il ruolo della politica nell'economia. Capace di ricostruire un pensiero che non può essere nostalgia, una visione e una pratica da radicare nel territorio.
Sono profondamente convinto del fatto che non basterà dire che i tuoi avversari sono brutti, sporchi e cattivi, anche se è più che giustificato essere molto preoccupati. Basterà forse per i nostri amici e parenti stretti, ma non basta a convincere ed allargare. Non basterà a farci percepire come attori e “strumento” di un futuro migliore e diverso.
Quando i socialdemocratici tedeschi a Bad Godesberg, nel 1959, cancellarono definitivamente ogni traccia del “rivoluzionarismo” e del massimalismo figli del marxismo-leninismo, e dichiararono di essere rappresentanti del popolo intero e non solo della “classe operaia e del proletariato”, impressero una svolta al loro paese, alla storia della sinistra e determinarono la creazione di una nuova classe dirigente, quella che ha portato quel paese, dopo gli orrori della guerra, ad essere il motore dell’Europa e, quell'idea di stato sociale, ad essere un modello per l’Europa intera. In quel momento loro furono la storia, scrissero la storia, e furono capaci di trasmettere il futuro che volevano come realizzabile.
Anche la sinistra italiana ha attraversato ovviamente, svolte radicali, storiche. Come nel 1989, ad esempio, dopo la caduta del muro di Berlino, con la “Bolognina” e lo storico abbandono del nome del PCI; ma anche in altri momenti, di “scontro”, apparentemente fratricida, ma fecondo. Come fu ad esempio, giusto 40 anni fa, la disputa sulla natura della sinistra tra Berlinguer e Craxi (la querelle su Lenin e Proudhon) o poco tempo dopo la conferenza programmatica socialista di Rimini ed il contenuto dirompente del famoso elaborato “Meriti e Bisogni” di Martelli. O ancora, poi, con la fondazione del PD, quando storie diverse del progressismo italiano si sono unite in un progetto ambizioso e nuovo.
Oggi abbiamo bisogno di un nuovo momento di discontinuità, un punto nuovo dal quale e sul quale ricostruire, senza sciogliere o cancellare nulla ma facendo tesoro di ciò che ci ha portato fin qui, nel bene e, soprattutto nel male
Coscienti che non esista una sinistra unica e indistinta, esattamente come non esiste un “popolo” soggetto omogeneo e senza diversità al suo interno. Perché il “campo” della sinistra deve essere libero e plurale, ma coerente e conseguente. E ciò che lo rende tale è la battaglia delle idee, cioè la capacità/possibilità di trovare le politiche più adatte, gli orizzonti davvero raggiungibili, le azioni più coerenti con i valori che ci animano; sempre puntando in avanti, sul terreno della libertà, dell’equità, della giustizia.
O saremo capaci, il prima possibile, di muoverci in questo senso, facendo un vero congresso figlio della battaglia delle idee e non dello “scontro sui volti”, o avremo la responsabilità storica di aver affossato le ragioni della sinistra democratica e riformatrice.
La storia può svoltare se tu decidi di imprimere un cambiamento, se ne sei agente e protagonista attivo. Di contro, la storia continuerà il suo percorso, determinato da altri e ti lascerà indietro, dimenticato in qualche curva dello stesso. E questo, io, lo ritengo inaccettabile.

Per seguire l'attività di Emanuele Fiano: sito web - pagina facebook

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