La democrazia paritaria è lontana
La democrazia paritaria è ancora lontana. Proprio questa settimana la Camera ha bocciato tutti gli emendamenti all’Italicum per la parità di genere. Appellandosi al merito è stato dato l’ennesimo schiaffo alle donne. Un fatto gravissimo. Purtroppo in linea con quanto accade in ogni parte del Paese. Nello stesso giorno dell’ennesimo stop alla democrazia paritaria un convegno promosso dall’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale e dal Consiglio per le pari opportunità (Cpo) ha fatto il punto sulla presenza femminile negli enti pubblici e in Regione Lombardia, dopo l’entrata in vigore delle norme nazionali che promuovono un riequilibrio graduale (fino al 30%) per il genere meno rappresentato.Il quadro emerso è desolante.
Negli enti del sistema regionale (SIREG) e negli enti pubblici o privati di rilevanza per l’attività regionale, su 1788 incarichi, solo 307 sono assegnati da Giunta e Consiglio a donne (17,2%). Su un totale di 195 direttori 45 sono donne, pari al 23,1% (erano il 18% nel 2010 e appena l’1% nel 2003); nei Cda siedono 163 donne (15,7%) contro 878 uomini; nei Collegi dei revisori si trovano 99 donne (17,9%) a fronte di 453 uomini.
E questo accade nonostante lo Statuto d’autonomia della Regione Lombardia, all’articolo 11, introduca il principio della democrazia paritaria, promuovendo condizioni di parità per l’accesso alle cariche elettive e promuovendo il riequilibrio tra entrambi i generi negli organi di governo della Regione e negli organi del SIREG. Ora non bisogna fermarsi. Occorre che il Consiglio regionale e il Cpo vigilino sull’applicazione della legge e la Regione recepisca la norma nazionale, che è una buona legge, anche in considerazione del peso che le donne hanno nella vita reale della Lombardia.