Il Castello di Miasino
Intervento a Radio Popolare (file audio).
Abbiamo cercato di capire come sia possibile che la situazione del Castello di Miasino vada avanti da così tanto tempo.
Abbiamo cercato di capire come sia possibile che la situazione del Castello di Miasino vada avanti da così tanto tempo.
Siamo stati portati a Miasino dall’Associazione Libera e abbiamo chiesto al prefetto Caruso (direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata) di rendere conto di una situazione che è veramente paradossale.
Nella sostanza, la società Castello di Miasino srl ha avuto in gestione il bene dal 2002, quando c’era stato il sequestro ma non ancora la confisca; nel 2006, dopo la confisca, ha mantenuto la locazione e nessuno ha più controllato.
Quando c’è stato il primo contratto di gestione, ovviamente, la proprietà della società Castello di Miasino srl non era della signora Galasso, lo è diventata successivamente e lo stesso direttore Caruso ci ha detto che se ne sono accorti tardi.
Quando c’è stato il primo contratto di gestione, ovviamente, la proprietà della società Castello di Miasino srl non era della signora Galasso, lo è diventata successivamente e lo stesso direttore Caruso ci ha detto che se ne sono accorti tardi.
È evidente che tutto ciò contraddice tutti i principi sia della legge sulla confisca che del codice antimafia ma il problema è che la questione va avanti. Non c’è soltanto questo ma c’è anche il fatto che lo Stato, da dicembre 2013, ha finalmente intimato il pagamento di 178.000 euro, che sono i soldi della locazione dal 2010 al 2013 che non erano stati versati nelle casse dell’Agenzia dei beni confiscati.
Questa situazione è la conseguenza di limiti legislativi, nel senso che una struttura come il Castello di Miasino, se messa a disposizione del Comune e della Provincia di Novara, avrebbe potuto essere valorizzata e utilizzata bene e sarebbe stato un segnale importante perché più riusciamo a dare il senso che i beni sequestrati e confiscati vengono poi destinati ad attività sociali e rimessi in circolo svolgendo una funzione di interesse pubblico più forte è il segnale che la lotta alla mafia funziona.
Oggi c’è una legge che non consente di fare questa operazione per i beni di proprietà di aziende confiscate e, siccome la confisca è stata della società che era in possesso del bene, nella sostanza, quel bene può solo essere messo in locazione o in vendita. Sulla vendita, evidentemente, si è proceduto troppo lentamente.
Nel 2011 è stato intimato lo sfratto alla società Castello di Miasino srl ma l’Agenzia dice che c’è il rischio che se il bene - che ha avuto anche una forte attenzione mediatica - venisse sgomberato, una volta svuotato il Castello e tolto il possesso alla società, questo possa diventare oggetto di rappresaglie e attentati e, quindi, se ne comprometterebbe anche il valore. È stato commissionato uno studio per la messa in sicurezza. Quel bene ha consentito, comunque, di avere 828.000 euro sul conto corrente della procedura di sequestro e, quindi, ci sarebbero anche i soldi per una messa in sicurezza con un sistema di videosorveglianza.