Basta con proposte elettorali già realizzate in questa legislatura
Con la presentazione delle liste lo scorso 29 gennaio, la campagna elettorale per il voto del 4 marzo è ufficialmente iniziata. L'augurio che penso dobbiamo tutti farci per il bene dell'Italia e della nostra democrazia è quello di un confronto sereno e serio sui contenuti, le proposte e le idee per il nostro futuro, un confronto in cui si propongano soluzioni diverse ma che abbandoni i toni di chi pensa più a delegittimare l'avversario che ad affrontare davvero i problemi degli italiani.
Sono uomo di parte, ho sostenuto i governi Letta, Renzi e Gentiloni e credo che in questa legislatura il Paese sia cambiato in meglio.
Certo, ancora troppe persone e troppe famiglie vivono l'impoverimento che la crisi economica iniziata nel 2008 ha prodotto e sono ancora tanti i problemi da risolvere, ma il fatto che l'economia sia tornata a crescere, che esportazioni e consumi siano cresciuti portando con sé un aumento, ancora insufficiente ma comunque significativo, dell'occupazione è lì a dimostrare che si sono create le condizioni per dare risposte a chi ancora non vede la fine del tunnel in cui la crisi l'ha precipitato.
Certo, ancora troppe persone e troppe famiglie vivono l'impoverimento che la crisi economica iniziata nel 2008 ha prodotto e sono ancora tanti i problemi da risolvere, ma il fatto che l'economia sia tornata a crescere, che esportazioni e consumi siano cresciuti portando con sé un aumento, ancora insufficiente ma comunque significativo, dell'occupazione è lì a dimostrare che si sono create le condizioni per dare risposte a chi ancora non vede la fine del tunnel in cui la crisi l'ha precipitato.
Chi fa finta di non vedere questi dati di realtà e racconta di un Italia in un inarrestabile declino fa propaganda, alimenta paure e le cavalca ma, allo stesso tempo, alimenta sfiducia in un Paese che invece deve e può credere nel suo futuro, rinuncia a confrontarsi sulle cose reali per lanciare mirabolanti proposte dai costi insostenibili che rischiano solo di rendere meno credibile, e quindi più debole, l'intero Paese.
In questi anni sono state fatte riforme e scelte importanti, si è lavorato con serietà e consapevolezza dei vincoli rappresentati dal debito pubblico e dalla necessità di tenere i conti a posto. La conferma che tutto ciò è vero viene da queste prime battute di campagna elettorale in cui stiamo sentendo da Berlusconi e Di Maio lanciare proposte che in realtà sono già state realizzate.
È così per la riduzione del carico fiscale sui lavoratori dipendenti: gli 80 euro non sono un bonus ma una scelta consolidata che garantisce 900 euro all'anno a 10.000 famiglie grazie ai soldi ricavati dall'aumento della tassazione delle rendite finanziarie.
È così per la necessità di premiare il merito nella Pubblica Amministrazione su cui tanto insiste il Movimento 5 Stelle: la riforma entrata in vigore dice proprio questo, responsabilizza i dirigenti, fa far carriera a chi garantisce i risultati, licenzia chi sbaglia.
È così sulle detrazioni per chi assume (proposta avanzata ora da Berlusconi): è quello che si è già fatto per chi ha assunto con contratto a tempo indeterminato negli anni scorsi e che oggi si sta facendo per chi assume giovani, è il sistema che ha consentito di dare un lavoro stabile a oltre 600mila neo assunti.
È così sul 730 semplificato e precompilato annunciato da Forza Italia: c'è già, on line, lo usano già 3 milioni di famiglie.
È così per il sostegno alla povertà che tutti giustamente indicano come prioritario: proprio in questi giorni a Milano 800 famiglie stanno cominciando a ricevere il reddito di inclusione frutto della prima legge nazionale fatta in Italia contro la povertà, una legge che va finanziata di più per aiutare più persone ma che esiste già.
È così sull'immigrazione, di cui tutti parlano per frasi fatte e su cui pochi spiegano cosa farebbero in concreto: in questo ultimo anno si sono ridotti di circa il 35% gli sbarchi grazie al lavoro fatto per contrastare gli scafisti e gli accordi fatti nella difficile situazione libica e abbiamo ottenuto la disponibilità dall'Europa a cambiare quel Trattato di Dublino, firmato da Berlusconi quando era premier, che ci obbliga a farci carico da soli di tutti coloro che sbarcano in Italia.
Molte cose sono state fatte, molte restano da fare, ma credo che la credibilità che viene da ciò che si è realizzato in questa legislatura - cose concrete non promesse - che spesso non viene raccontato per lasciare il campo a slogan, ci deve spingere con orgoglio a chiedere di poter proseguire il lavoro iniziato per cambiare il Paese.
Per seguire l'attività del senatore Franco Mirabelli: sito web - pagina facebook