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Bilancio della Legislatura e impegno per i prossimi anni

Written by Franco Mirabelli.

Franco Mirabelli
Intervento al Circolo PD Bovisa-Dergano (video).

Innanzitutto vorrei ricordare che i sondaggi delle scorse elezioni europee davano il PD attorno al 30% e, invece, poi si è raggiunto il 40% mentre alle scorse politiche il PD veniva considerato come il primo partito e intorno al 35% ma, purtroppo, non è andata così.
A determinare l’esito del voto, quindi, più che i sondaggi, conteranno molto questi cinquanta giorni di campagna elettorale che ci separano dal 4 marzo.
Penso, infatti, che ci sia ancora un significativo numero di indecisi (stimati attorno ad 1/3 dell’elettorato) e penso anche che stia cambiando il dibattito politico nel Paese: si è partiti da un “tutti contro tutti” mentre ora il clima è cambiato e ognuno è costretto a mettere in campo delle proposte e a costruire una credibilità anche rispetto a ciò che ha fatto e su questo, a mio avviso, il PD può avere molti elementi per costruire una situazione per arrivare ad essere il primo gruppo parlamentare alla Camera dei deputati e al Senato nella prossima legislatura.
Innanzitutto, va chiarito che la competizione vera alle elezioni è il con il Movimento Cinque Stelle perché, essendo il sistema elettorale per 2/3 proporzionale, né Forza Italia, né la Lega, né Fratelli d’Italia possono pensare di arrivare ad avere i numeri per essere il primo partito.
Noi, quindi, dobbiamo lavorare per arrivare ad essere il primo partito.
Possiamo aumentare di molto il nostro consenso se mettiamo in campo alcune cose, come già stiamo facendo.
Tutti i sondaggi indicano che questo Governo, guidato da Gentiloni, è molto apprezzato dai cittadini e anche i Ministri hanno un gradimento molto alto nell’opinione pubblica. Il punto, dunque, è che dobbiamo fare una campagna elettorale spiegando che questo è il Governo del PD.
Dobbiamo far capire alle persone che non c’è un PD di Renzi e un PD del Governo: il PD è uno, di cui Renzi è Segretario e Gentiloni è il Presidente del Consiglio e si sta agendo bene da molto tempo al Governo.
Questo lo dovremo spiegare con i toni giusti e sottraendoci alla tentazione di inseguire gli altri due filoni: quello dell’antipolitica populista e quello di spararle grosse.
Da questo ci dobbiamo distinguere.
Secondo la retorica populista c’è un Paese allo sfascio e disperato, si sollecitano le paure dei cittadini, estremizzando la rabbia e il rancore. Questo va contrastato, così come va contrastata l’idea di spararle grosse. C’è chi va dicendo tutto e il contrario di tutto e propone cose insostenibili per i conti pubblici e dobbiamo dirlo, così come dobbiamo dire che sono proposte che non disegnano un futuro per il Paese.
Il PD, invece, pensa al futuro dell’Italia.
In questi 5 anni di Governo abbiamo creato le condizioni affinché il Paese uscisse dalla crisi e ora tutti i dati economici mostrano che abbiamo cominciato a uscire dalla crisi; abbiamo fatto riforme importanti ma certamente non risolutive nell’immediato. anche perché la crisi ha pesato, un pezzo importante del ceto medio è andato in difficoltà e c’è ancora molta gente che vive nel disagio. A chi è in difficoltà, ovviamente, non possiamo andare a dire che siamo contenti per i dati economici positivi perché dobbiamo sapere che prima che questi possano avere effetto sulla vita concreta delle persone serve tempo, serve continuare le riforme e continuare a realizzare quelle che già abbiamo messo in campo.
In questi primi accenni di campagna elettorale, da Berlusconi e Movimento Cinque Stelle sento fare proposte di cose che abbiamo già fatto in questi anni di Governo e vale la pena di ricordarselo.
La riforma della Pubblica Amministrazione l’abbiamo già fatta.
La semplificazione del modello 730 per il pagamento delle tasse l’abbiamo già fatta, con il modello precompilato.
Le detrazioni fiscali per chi assume a tempo indeterminato a tutele crescenti le abbiamo già fatte.
Il taglio delle tasse sul lavoro lo abbiamo già fatto con gli 80 euro.
Oltretutto, sentire forze politiche che propongono cose che hanno contrastato nel corso di questi anni e che noi abbiamo fatto, credo che ci debba far riflettere.
Contro chi le spara grosse, dobbiamo mettere in campo una serie di proposte molto concrete e la credibilità dovuta al fatto che abbiamo già cominciato a fare i fatti su molte questioni.
Il tema del lavoro sarà un tema centrale in questa campagna elettorale.
È evidente che non tutto va bene e che non si possa essere entusiasti del fatto che la disoccupazione sia diminuita di un solo punto e che non sia sufficiente neanche il fatto che il livelli occupazionali abbiamo raggiunto il massimo dai tempi precrisi.
La disoccupazione, infatti, rimane ancora ad un dato troppo alto, in particolare quella giovanile e poi c’è un problema di precarietà che è ancora troppo elevata e riguarda due milioni di lavoratori. Su questi aspetti, dunque, bisogna lavorare incentivando le assunzioni con contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti e riducendo i contratti a tempo determinato.
Inoltre, dobbiamo continuare il lavoro che abbiamo avviato con il Jobs Act, che è il provvedimento che consente di dare la NASpI a chi perde il lavoro, anche se aveva un contratto precario o se è un lavoro autonomo. Tutti i lavoratori, dunque, possono usufruire di questa forma di tutela al momento della disoccupazione e in attesa di trovare un nuovo impiego, non più soltanto i lavoratori delle grandi aziende.
Quello che è da completare è la possibilità di far trovare un canale di accesso al mercato del lavoro per chi è rimasto disoccupato e, quindi, si tratta di far funzionare diversamente e meglio i servizi che si occupano di questo, collegando i corsi professionali con le imprese. Su questo aspetto occorrerà, quindi, intervenire.
A mio avviso, inoltre, il vero problema sociale dell’Italia continua ad essere quello delle diseguaglianze e anche questo andrà affrontato.
L’altro grande problema sociale è la povertà, perché con la crisi ci sono stati 2,5 milioni di licenziamenti e di quei posti di lavoro ne sono stati recuperati solo una parte ma chi è rimasto disoccupato ha visto la vita della propria famiglia precipitare.
Su questo fronte, il PD è la forza politica più credibile per poter operare perché abbiamo già messo in campo alcune misure utili: la no-tax area (cioè il livello di reddito al di sotto del quale non si pagano le tasse) l’abbiamo già alzata e abbiamo fatto la prima legge nazionale contro la povertà con cui si è istituito il reddito di inclusione. Purtroppo tutto ciò non è sufficiente e le risorse per finanziare il reddito di inclusione sono ancora troppo poche.
Oggi il reddito di inclusione riesce a coprire 800mila famiglie (1.800.000 persone) ma purtroppo le persone che si trovano sotto la soglia di povertà sono almeno il doppio e, quindi, occorre trovare il modo di aumentare le risorse a disposizione.
Inoltre, sempre per completare questa riforma, bisogna fare in modo che chi accede al reddito di inclusione per 18 mesi poi possa rientrare nel mercato del lavoro.
Di cose da fare, quindi, ce ne sono ancora moltissime nonostante in questi anni abbiamo fatto tanto.
Ad oggi, comunque, il PD rimane la forza più credibile perché non abbiamo fatto solo promesse ma i fatti.
Sicuramente, molte delle cose fatte in questi anni non hanno ancora prodotto dei risultati tangibili perché ovviamente non sono immediati da raggiungere.
Una polemica recente riguarda il fatto che ad un mese dalle elezioni arriveranno soldi significativi agli statali ma si tratta del rifacimento di tutti i contratti del pubblico impiego che erano fermi da otto anni e, quindi, ora devono includere gli arretrati.
Questa vicenda richiama un po’ la polemica che si fece all’epoca degli 80 euro, definiti una “mancetta elettorale” ma hanno consentito alle persone di avere 900 euro in più all’anno e sono poi rimasti nel tempo e oggi nessuno vuole più toglierli.
Il PD, quindi, ha molto da raccontare.
Dobbiamo raccontare ciò che abbiamo fatto in questi anni e le nostre proposte per il futuro e dobbiamo farlo con un po’ più di orgoglio.
Dobbiamo anche rispondere a chi spiega che in questi anni il Paese è andato in declino: nel 2013 abbiamo trovato l’Italia quasi “alla canna del gas” mentre oggi tutti i dati sono positivi; c’era bisogno di riforme importanti e le abbiamo fatte e questo va rivendicato.
Un altro tema che sarà fondamentale in campagna elettorale è quello dell’immigrazione.
Anche in questo campo il PD ha fatto ciò che tutti chiedevano ma che poi nessuno faceva mai, cioè governare i flussi migratori andando in Libia non solo con le motovedette ma portandoci l’UNHCR per vigilare sui campi profughi e ora stiamo andando in Niger per bloccare alla fonte i flussi.
Abbiamo ridotto del 30% gli sbarchi senza smontare il nostro sistema di accoglienza che funziona e che abbiamo fatto da soli, senza il contributo dell’Europa.
Il fenomeno dell’immigrazione, infatti, non ha soluzione, possiamo solo cercare di governarlo e su questo terreno stiamo facendo cose importanti.
Auspico che si arrivi presto a poter verificare direttamente nei Paesi di provenienza dei migranti quali sono le persone con diritto d’asilo a poter venire in Europa, in modo da poterle far arrivare con dei corridoi umanitari senza che rischino la vita in mare.
Le altre forze politiche non hanno proposte e lamentano soltanto le colpe del Trattato di Dublino, secondo cui il Paese dell’Unione Europea in cui i migranti arrivano è quello che deve farsene carico. Questo Trattato, però, non lo ha firmato Renzi ma Berlusconi nel 2003 perché voleva evitare che le norme europee potessero interferire nella gestione dei flussi migratori in Italia mettendo in discussione la legge Bossi-Fini.
Un’altra questione centrale è l’Europa.
Noi siamo nell’unica coalizione che all’Europa ci crede.
Non diciamo che l’Unione Europea va bene così com’è ma diciamo che l’Europa serve, anzi, serve che ci sia più Europa ma, perché questo sia possibile, occorre cambiare alcuni meccanismi e ci impegniamo per questo, come lo sta facendo anche Macron.
Vogliamo un’Europa più politica, capace di ragionare di politiche fiscali comuni, che si occupi dei diritti e che non scarichi i problemi sui singoli Paesi.
Vogliamo, ad esempio, cambiare il Trattato di Dublino per responsabilizzare tutta l’Europa sul tema dell’immigrazione.
I cittadini sostanzialmente pensano che l’Europa sia un problema perché viene percepita come un vincolo per alcuni obblighi che ha imposto e che non serve perché di fronte ai problemi concreti non c’è.
Di conseguenza, se vogliamo ribaltare questa percezione, dobbiamo cominciare a capire che l’Europa così com’è non va bene dal punto di vista della rappresentanza: serve che i cittadini contino di più, da qui la proposta dell’elezione diretta del Presidente della Commissione Europea, che deve essere espressione dei cittadini e non soltanto dei Governi; serve poi che il Parlamento Europeo (dove ci sono gli eletti dai cittadini) abbia più potere.
Queste sono proposte concrete per rilanciare l’Europa.
Da parte delle altre forze politiche, invece, non c’è l’Europa.
Il Movimento Cinque Stelle, nella Relazione finale sul Bilancio, ha sostenuto che occorre superare tutti i vincoli di Bilancio e non ci deve più essere un rapporto tra PIL e deficit che stia sotto il 3% ma affermare questo significa dire che si vuole andare fuori dall’Unione Europea.
Abbiamo lavorato tutti per ottenere maggiore flessibilità per poter avere maggiori risorse da investire ma con il debito pubblico alto che abbiamo, dobbiamo avere tutto l’interesse a risanarlo.
Tutte le proposte mirabolanti come quelle di M5S o di Berlusconi sulla flat tax rischiano di portarci in una situazione per cui nessuno vorrà più comprare i titoli dello Stato italiano.
Lo spread, di cui ora ci siamo dimenticati, non è stato una congiura internazionale ma era dovuto al fatto che l’Italia, non facendo le riforme, non aveva più credibilità sui mercati internazionali e, di conseguenza, nessuno comprava più i nostri titoli di Stato e per farli comprare bisognava alzare gli interessi sul debito.
In materia di Europa anche il centrodestra non è credibile: Forza Italia, che in Europa sta con il Partito Popolare Europeo (che è europeista), si è alleata con la Lega di Salvini, che in Europa sta con la Le Pen. Nessuna forza europeista nell’Unione Europea fa alleanze di questo tipo e nessuno la potrebbe capire perché non ha coerenza.
Sull’Europa si giocherà una parte di questa campagna elettorale e su questo tema il PD ha aggiustato la linea perché ad un certo punto aveva un po’ seguito le logiche di chi definiva l’Europa come qualcosa di negativo. Oggi quella fase si è chiusa e il lavoro che ha fatto il Governo in questi anni è stato importantissimo anche per iniziare a cambiare le cose in Europa.
Da questo possiamo partire, avendo orgoglio per ciò che abbiamo fatto, consapevolezza dei limiti e degli errori che ci sono stati ma anche la convinzione che il Paese ha bisogno di una forza come il PD e della coalizione di centrosinistra perché dalle altre parti si va verso avventure che possono far perdere tutto ciò che abbiamo costruito in questi anni.

Per seguire l'attività del senatore Franco Mirabelli: sito web - pagina facebook

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