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La legge sui parchi non tradisce l'ambiente

Written by Ermete Realacci.

Ermete Realacci
Intervista della Stampa.
Ermete Realacci, ex leader di Legambiente difende la legge sui Parchi e respinge le critiche «Non ho tradito». Ma del suo segretario dice: «Per Renzi l’ecologia non è un tema vincente».
Sulla scrivania di Ermete Realacci, presidente della Commissione ambiente della Camera, si contano almeno sei libri sulla green economy. Li indica e si accalora: «Quello che il Pd non capisce è che fare dell’ambiente una priorità non è solo una cosa giusta, ma aiuta l’economia e porta consenso».
Nel complicato schema delle minoranze e maggioranze dem, Realacci è un renziano senza timori reverenziali, soprattutto quando si tratta dei temi che gli sono cari. Intanto sul versante dei movimenti ambientalisti (non tutti, per la verità), contro l’ex leader di Legambiente arrivano bordate a cadenza periodica. L’ultima occasione è la legge sui Parchi che tornerà in Senato dopo le modifiche approvate dalla Camera. «C’erano aspetti controversi nel testo di Palazzo Madama, che sono stati risolti nell’esame di Montecitorio. Adesso sfido chiunque a dire che c’è un solo punto peggiorativo della legge 394, di cui questa normativa è una manutenzione».
La accusano di voler mettere i Parchi a reddito.
«È sempre stato così, serve anche managerialità. Il vero punto è la concezione di Parco. Alcuni lo intendono come natura incontaminata, affidati a strutture simili a sovrintendenze. Io invece credo che far vivere davvero i Parchi voglia dire relazionarsi con l’aspetto umano e con l’economia del territorio». Non piace il coinvolgimento degli enti locali, chi critica la legge paventa gestioni clientelari.
«Sono in assoluto disaccordo. In Italia non c’è Yellowstone, centinaia di chilometri senza un umano. Qui ci sono comunità legate a doppio filo con il territorio dei Parchi. Vogliamo vietare la coltivazione della vite alle Cinque Terre o le lenticchie a Castelluccio? Decine di comuni italiani sono nei Parchi, vogliamo impedire al sindaco di Amatrice di dire la sua?».
E le royalties per chi ha attività economiche nei Parchi e inquina?
«Appunto. Sono proprio quelli che devono pagarle che si sono lamentati più di tutti. Le pare un caso?»
Quindi sono critiche ideologiche?
«Non so se ideologiche, solo difendono una idea di Parco non realistica, astratta. Non tengono conto della presenza umana. In questa legge ci sono più divieti di prima, penso al divieto di elisky e anche a quello di trivellare nelle zone limitrofe».
Non è vietato però abbattere i cinghiali.
«Se una specie cresce a dismisura e rompe gli equilibri allora bisogna intervenire. In casi estremi anche con l’abbattimento. Mica voglio abbattere il lupo».
Insomma non si sente un “traditore”.
«Affatto. Anzi credo che questa legislatura ha fatto più di quasi tutte su questi temi. Penso solo alla legge sugli ecoreati. O a quelle in discussione sul consumo di suolo e per i piccoli comuni».
Gli ambientalisti hanno protestato per la proroga degli ecobonus solo per un anno.
«Intanto gli ecobonus li ho fatti io, quindi so quanto sono importanti.Penso che bisognerebbe renderli strutturali. Ma con questo non si può dimenticare che sono stati sempre rinnovati, ogni anno, e che hanno dato una bella spinta al Pil e posti di lavoro».
Le rinnovabili sono in calo...
«Intanto restiamo ai primi posti in Europa. Poi sì, sono stati commessi anche degli errori. Si è fatta una superincentivazione e poi si è un po’ vissuto di rendita. Adesso bisognerebbe riaccelerare».
Lei difende il lavoro parlamentare. È un segno della determinazione del Pd su questi temi?
«Purtroppo no, al contrario sono preoccupato per il ritardo del Pd. Il vero limite del mio partito, e del suo segretario, è stato non fare dell’ambiente una priorità. Nelle assemblee e nelle direzioni del Pd non si parla mai di ambiente. La narrazione di Renzi lo ha perso per strada. È un errore politico grave. Anche perché l’economia va in quella direzione».
Errore anche elettorale?
«Sono convinto che la perdita di consenso nell’elettorato, soprattutto giovanile, sia dovuto alla sottovalutazione della questione ambientale».
Strano per una classe dirigente di 40enni. Delrio sembra il più sensibile.
«Con Delrio abbiamo lavorato benissimo. Sui bonus, sulle biciclette. Sì, mi sembra più attento al tema».
A proposito di trasporti. Francia, Germania, Norvegia e Olanda: tutti stanno cominciando a darsi scadenze per il passaggio all’auto elettrica. Mentre il mondo cambia che fa il Pd?
«La risposta è amara ma semplice: il Pd è indietro».
Scelta (o non scelta) politica oppure subalternità a qualche lobby?
«No, non è quello il punto. È un errore tutto politico. Tra l’altro mentre le aziende, come l’Enel, fanno passi molto più in avanti della politica. Su queste grandi questioni si giocherà la partita in futuro e il Pd dovrebbe dire la sua e connotarsi. Invece non lo fa».
Prima delle elezioni?
«Certo. Il momento è adesso».
Ma lei queste cose gliele dice a Renzi?
«Certo, gliele scrivo anche».
E lui che dice?
«Che non è vero. Poi vai a leggere i discorsi e i resoconti delle assemblee e i riferimenti all’ambiente sono in dosi omeopatiche. Ma il Pd non ha senso senza una vera anima ambientalista. Ricordo quando Veltroni disse che il Partito democratico doveva diventare il “partito verde” più grande d’Europa. Poi anche lì seguirono pochi fatti».
Quindi c’è un elettorato ambientalista orfano di rappresentanza. Un altro regalo ai Cinque Stelle?
«Sì. Poi sull’ambientalismo di Grillo ci sarebbe molto da dire. In Sicilia hanno votato il blocco dell’eolico sopra i 20 Kw...e purtroppo lo ha votato anche il Pd».
Le trivelle hanno pesato molto?
«Altro grave errore. E dico, come già feci dopo il 4 dicembre, che un pezzo della sconfitta sulle riforme l’abbiamo incubato con quell’errore. Perché ha consolidato uno zoccolo duro che poi si è espresso anche nel referendum costituzionale. Si tratta di capire il Paese, come cambia e come sta cambiando e cambia anche la geopolitica».
Cioè?
«Bisogna comprendere che la partita è globale, basta vedere come si muove la Merkel guardando a Oriente, dove si stanno muovendo molto velocemente. Se non hai questa prospettiva finisco ai margini».
Da cosa ripartirebbe, nell’immediato?
«Da una cosa che sembra piccola ma invece può cambiare tanto: estendere il credito di imposta per le ristrutturazioni al verde, dai giardini e terrazzi. Ha presente quanto ce ne sono in Italia?».
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