Print

Diamo 1 miliardo di euro alle startup

Written by Fabrizio Barini.

Fabrizio BariniArticolo pubblicato da Affaritaliani.

La notizia è quelle da fare tremare i polsi. E non solo agli addetti ai lavori. La Direzione Generale alla concorrenza della Commissione Europea pretende un miliardo di euro di capitale aggiuntivo da parte dei privati per dare il via libera alla ricapitalizzazione precauzionale dello Stato a favore di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza. Come dire: o ci mette i soldi qualcuno che ci crede veramente nel salvataggio oppure non si possono usare i soldi dei contribuenti.
Il conto finale per evitare la liquidazione dei due istituti , che solo nel 2016 hanno perso 3,5 miliardi di euro, costerebbe allo Stato oltre 6 miliardi di euro, altro che Alitalia.
Si fa avanti quindi a grandi passi lo spettro del bail-in ovvero la liquidazione delle passività anche attraverso l’utilizzo dei soldi presenti sui conti correnti (per la parte che eccede i 100mila euro in deposito). Sarebbe la prima volta in Italia e si aprirebbe un vero e proprio vaso di pandora. Una banca può fallire, i dipendenti licenziati (crollo del mito del posto fisso per chi ci crede ancora) e rischio effetto palla di neve sugli altri istituti di credito in attesa di intervento pubblico. Ma sarebbe davvero una tragedia se accadesse? A inizio 2017 il Governo italiano, con la ratifica del Parlamento, ha stanziato 20 miliardi di euro per la ricapitalizzazione, sotto varie forme, delle banche in stato crisi. Una mossa che ha dato tempo, non risolto i problemi. Anche perché si tratta di soldi pubblici. La Commissione Europea non vede bene gli aiuti di Stato se questi non sono affiancati da un’iniezione di capitale privato e un serio progetto di rilancio industriale. E i tentativi di coinvolgere risorse private nel salvataggio delle banche sono malamente naufragate, o quasi. Atlante, che avrebbe dovuto essere una soluzione quasi di sistema attraverso capitale privato, ha bruciato miliardi in pochi mesi costringendo i suoi stessi azionisti, tra cui le poche banche sane del Paese e qualche Fondazione, ad effettuare pesanti svalutazioni del proprio investimento. Occorre prendere atto che una soluzione di sistema all’italiana non esiste. Sono i tecnici della BCE, dell’Ecofin e della Commissione Europea, riuniti in una task force a dirlo: il problema della stabilità dei bilanci bancari, appesantiti da miliardi di euro di crediti inesigibili, è di stampo continentale e non locale. Ma allora una domanda nasce spontanea: perché insistere? Non sarebbe meglio e più lungimirante che i privati e lo Stato indirizzassero le risorse destinate al salvataggio verso l’economia reale? Va scritto che un lavoro in questo senso il Governo (quello precedente) lo ha avviato e con risultati più che lusinghieri. Attraverso i PIR, Piani Individuali di Risparmio, le aziende italiane, in particolare le PMI, possono finalmente contare su una fonte di finanziamento a costo zero ed alternativa a quella bancaria grazie a un’agevolazione fiscale particolarmente generosa che sta spostando miliardi di euro, investiti in titoli di stato o liquidità, verso il capitale delle imprese passando per la Borsa. Un meccanismo che esiste da anni all’estero ma solo da pochi mesi è in vigore in Italia. Meglio tardi che mai. Solo nel 2017 la liquidità dovrebbe ammontare a 10 miliardi di euro, rispetto a una stima inziale di meno di 2 miliardi. Ma il futuro di un Paese è rappresentato soprattutto dall’innovazione ovvero dalle imprese che nascono oggi e saranno le multinazionali di domani: le startup. In questo ambito l’Italia ha accumulato in ritardo enorme: 160 miliardi di Pil in meno dei principali concorrenti europei dal 2000 a oggi. Nel 2015 il 20% della nuova ricchezza Usa è stata generata da società nate 15 anni prima, diventate grandi grazie anche a strumenti finanziari ad hoc, come il Venture Capital. La finanza alternativa a favore dell’economia reale nel nostro paese è in ritardo anche per la mancanza di risorse pubbliche che ne favoriscano la diffusione. La scelta è tra salvare oggi 2 banche per dare ossigeno a un sistema economico stagnante piuttosto che guardare al futuro. Quale classe politica avrà il coraggio di fare questa scelta?

Per seguire l'attività di Fabrizio Barini: Sito Web - Pagina Facebook - Twitter @FabrizioBarini

Pin It