Print

Su legge elettorale confronto anche con Berlusconi

Written by Dario Franceschini.

Dario Franceschini
Intervista del Corriere della Sera a Dario Franceschini.

ROMA — «Vorrei rivolgermi direttamente a Silvio Berlusconi», dice Dario Franceschini. E già l’approccio è una novità. «Ma è nuovo il tempo che viviamo e che viene ribadito dal voto francese», spiega il ministro della Cultura: «L’onda generata dalla globalizzazione ha travolto gli schemi del Novecento. Il vecchio bipolarismo tra destra e sinistra è stato sostituito dallo scontro tra forze responsabili e forze populiste. Anche il nostro Paese sta dentro questo fenomeno, che coinvolge tutta Europa. Ma mentre nel resto d’Europa il blocco moderato marca una linea di separazione rispetto agli estremismi, l’Italia resta un’anomalia».
E si rivolge a Berlusconi?
«Sì, perché il Pd la sua parte l’ha fatta: con le estreme ha chiuso, non punta in futuro a governare con l’area guidata da Fratoianni. Ora tocca a Berlusconi attribuirsi una funzione storica che da tempo gli chiede il Ppe, di cui fa parte. Lui ha l’occasione di allineare il nostro Paese al resto dell’Europa, dove Fillon non ha appoggiato la Le Pen al ballottaggio, dove la Merkel non si sogna di governare con Afd, dove la May non vuole avere nulla a che fare con Farage. L’Italia non può essere l’unico Paese in cui una forza moderata di centrodestra sta insieme a populisti ed estremisti».
Gli amici la accuseranno di intendenza con il nemico, gli avversari la accuseranno di ingerenza.
«Capisco che nel mio campo le mie parole possano sembrare dettate da chissà quale calcolo. Capisco pure che - nel campo avverso - sentirsi dire certe cose da un avversario che non ha mai risparmiato attacchi a Berlusconi possa ingenerare sospetti. Ma siamo dentro una bufera. Il Paese sta dentro una bufera. Ragionando così si capiscono i motivi di questa riflessione: siccome Berlusconi è al bivio, siamo tutti al bivio. La sua scelta non riguarderà solo lui, avrà ripercussioni sul sistema politico nazionale ed europeo».
Le diranno che mira a costruirsi il percorso per diventare il premier di un governo di larghe intese.
«Ma che c’entra. Se sostengo che Berlusconi ha l’occasione di far cadere l'ultima anomalia rimasta in Europa, se ritengo che abbia il compito di riaggregare l’area del centrodestra moderato che in questi anni si è divisa e si è sparsa un po’ ovunque, è perché penso in una logica di sistema. E penso che tutti debbano affrontare questo tema, proiettando i propri ragionamenti oltre l’orizzonte del contingente. L’Italia dei prossimi venti anni passa dalle scelte dei prossimi dodici mesi: se non si arriva a questa distinzione tra forze responsabili e forze populiste, ci rimetterà il Paese».
Amici e avversari insisteranno...
«Insisterò anche io, tenendo ferma la differenza che passa tra noi e loro. Noi, cioè il Pd, e loro, cioè l’area moderata, resteremo avversari. Come lo sono la Cdu e l’Spd in Germania. Altra cosa è avere un pezzo di percorso condiviso».
Cioè la Grosse Koalition?
«Stavo parlando di tutt’altro, della scelta condivisa di escludere rapporti con le forze estreme. In tal caso saremo sempre avversari ma il sistema avrà una minore rigidità. Il punto è che in Italia non siamo preparati».
Se per questo l’Italia non dispone nemmeno di una legge elettorale.
«Ecco, siccome dovremo inevitabilmente ragionare di legge elettorale...».
...Renzi sostiene che saranno gli altri partiti a dover avanzare una proposta.
«...Siccome dovremo inevitabilmente ragionare di legge elettorale, ci sono modelli che non impongono alleanze innaturali. Perciò ritengo che il Pd debba impegnarsi per agevolare questo nuovo schema».
Era lei che propugnava il premio di maggioranza alla coalizione.

«In politica serve realismo: ho smesso di parlarne dopo la scissione nel Pd. Perché è improbabile che chi è uscito dal partito solo per avversione a Renzi, possa poi stare in una coalizione in cui il candidato premier indicato dal Pd sarà il nuovo segretario, cioè Renzi».
Ma con il premio alla lista, il Pd costringe Berlusconi all’alleanza con Lega e Fratelli d’Italia per conquistare palazzo Chigi.

«Tutti sappiamo che nell’attuale sistema tripolare, il tetto del 40% - necessario per ottenere il premio di maggioranza - sarà difficilmente raggiungibile da qualsiasi lista. E peraltro non si risolverebbe il problema di avere una maggioranza omogenea nelle due Camere. E questo rende tutti più liberi. Anche Berlusconi. Perciò mi rivolgo a lui: la stagione del bipolarismo, quella in cui centrodestra e centrosinistra dovevano aggregare anche le forze alle estreme per battere l’avversario con un voto in più, è finita. Comprenderlo e cambiare schema è un gesto di responsabilità. Ignorarlo un errore che si porterebbe appresso un rischio, quello di non calcolare le dimensioni dell’onda. Il populismo».
Un tempo una simile riflessione sull’interdipendenza tra «noi e loro» era tacciata di eresia nel centrosinistra.

«In effetti la presenza di Berlusconi nell’altro schieramento ha frenato questo tipo di riflessioni. Era come se il centrodestra non ci riguardasse. Anche in tal senso, quella è una stagione finita».
Ma venti anni e passa dopo, lei si rivolge ancora a Berlusconi.

«Non si sceglie il leader del campo opposto».

Invitiamo a leggere anche l’intervista del Messaggero a Dario Franceschini: “Sulla legge elettorale confrontiamoci anche con Berlusconi” (file PDF)»
Pin It