C’è ancora una strada
Sono ore di trepidazione e di angoscia per i tanti che hanno creduto al progetto del PD e che chiedono all’Assemblea nazionale di liberarli dall’incubo di una s cissione. Non è in discussione che un Congresso ci voglia e che sia di vera discussione. Peraltro sappiamo che Congressi finti non esistono, per la semplice ragione che ogni Congresso mobilita centinaia di migliaia di persone. Un Congresso non si esaurisce nei suoi riti formali o burocratici, ma vive dei sentimenti, delle emozioni, delle passioni, delle idee di chi vi partecipa.
Ai Congressi si sviluppa una discussione e un confronto che coinvolgono non solo iscritti e militanti, ma i tanti mondi della società civile. E sarà così anche per questo Congresso, in qualsiasi tempo lo si svolga. E comunque chiediamoci: una diversa valutazione sui tempi congressuali – e anche critiche che legittimamente possono essere avanzate all’attuale conduzione del PD – giustificano davvero un atto di così radicale e irreversibile rottura quale una scissione?
A nessuno può sfuggire quali deflagranti conseguenze ne scaturirebbero: mutilato di una sua parte il Pd sarebbe più debole; indeboliti ne risulterebbero anche governo e maggioranza (proprio mentre si dice che li si vuole rafforzare); assai più difficile sarebbe il cammino di iniziative di ricostruzione di un campo di centrosinistra, come quella promossa da Giuliano Pisapia; si offrirebbe alla destra e a M5S la possibilità di vincere i prossimi appuntamenti elettorali.
E se guardiamo a ciò che accade in Europa, una scissione del Pd rappresenterebbe un altro duro colpo ad un campo progressista in forte affanno in tutto il continente. Ma soprattutto si comprometterebbe irrimediabilmente l’unico progetto politico in grado di dare all’Italia un futuro. Un progetto su cui abbiamo investito per vent’anni il destino delle forze progressiste e che oggi rischia di dissolversi, consegnando l’Italia a forze che non hanno né progetto, né classe dirigente. Nessuno, nessuno davvero ci perdonerà di aver deluso e mortificato le speranze di quei tanti italiani che hanno creduto nella possibilità di fare dell’Italia un Paese più moderno e più giusto.
C’è ancora la possibilità di scongiurare tutto questo? Certo, lo scenario si è molto deteriorato. So però che non possiamo, non dobbiamo rassegnarci. Nulla è inevitabile. Di ogni scelta solo noi siamo arbitri e artefici. E pur se i margini sono stretti, abbiamo il dovere politico – e anche morale – di verificare se c’è ancora una strada. E se c’è, di percorrerla senza reticenze e con determinazione. È questa, per tutti, l’ora della responsabilità: verso l’Italia che non merita di essere gettata nel baratro e verso la nostra gente che in queste ore, con angoscia, invoca unità.
Pd: Fassino, divisione? Nessuno capirà; si indebolisce Gentioni
"I margini sono ristretti, ma anche in casi come questi, la soluzione si può trovare in extremis, nell'ultima notte, che mi auguro porti consiglio a tutti. Il punto che ci divide non è se indire o no il congresso. E neppure l'auspicio comune che sia un congresso vero. Di congressi ne ho fatti tanti e di finti non ne ho mai visti. Si mettono in gioco sentimenti, emozioni, passioni di tanta gente. Il dissenso oggi è su quando farlo. E allora cerchiamo di capire come farlo nel migliore dei modi, con un percorso congressuale condiviso da tutti. Nessuno imponga condizioni all'altro". Così Piero Fassino, in una intervista a La Stampa. "In queste ore c'è una domanda corale che sale da tutta la nostra gente: elettori, amministratori, dirigenti: scongiurare la scissione, che sarebbe drammatica per tutti. Il Pd si ritroverebbe mutilato, governo e maggioranza sarebbero indeboliti proprio da chi invece sostiene di voler sostenere il governo. La riorganizzazione del campo del centrosinistra risulterebbe più difficile. Si offrirebbe ai Cinque Stelle e alla destra l'occasione per un successo alle elezioni amministrative di giugno. E si comprometterebbe il progetto del Pd, sul quale abbiamo investito in questi 20 anni, che è anche l'unico progetto di governo di cui dispone il Paese. Il danno non sarebbe solo al Pd, ma all'Italia". Secondo Fassino bisogna dire "chiaramente che non c'è alcun automatismo tra congresso e durata del governo. Questo è accaduto solo in casi eccezionali. I congressi sono fatti per decidere la politica di un partito e anche stavolta è così. Il governo Gentiloni è in carica, è nella pienezza dei poteri, gode di un'ottima immagine e la sua durata dipende, come sempre, da un insieme di fattori. Una scissione, anche a prescindere dalla volontà dei suoi promotori, rischierebbe di indebolire il governo. Se anche l'ipotetico nuovo partito dichiarasse il suo sostegno, la maggioranza si ritroverebbe inevitabilmente percorsa da tensioni". "Si sta verificando se esiste una possibilità di accordo sui tempi del congresso, individuando un percorso condiviso da tutti. E io lancio ancora un appello affinché ogni dirigente metta nella ricerca di una soluzione unitaria, la stessa determinazione con cui finora ha sostenuto le proprie tesi". Per l'ex leader dei Ds "la stragrande maggioranza dei nostri elettori, compresi quelli che hanno votato no al referendum. Non vogliono separazioni. Perché sono ben consapevoli che la forza del Pd sta nella sua unità" e lancia un consiglio a Renzi "utilizzare la sua forte personalità e la sua verve per realizzare una unità più alta e più forte nel Pd. Per essere il segretario di tutti".
"Faremo di tutto, fino all'ultimo secondo. La scissione sarebbe una grande sconfitta, per tutti. In primo luogo per chi la provoca, ma anche per tutto il gruppo dirigente" aggiunge Delrio in una intervista a 'Il Corriere della Sera'. "Il nostro popolo - aggiunge - vuole il Pd unito. Il tempo è prezioso, se lo sfruttiamo possiamo ancora evitare questa tragedia. Bisogna assolutamente che Bersani, Speranza e gli altri vengano domenica in assemblea e continuino a sentire il Pd come casa loro. Sono disposto a spostare una sedia, anche la mia, per far loro posto. Non fermiamoci, continuiamo a discutere. Scriviamo assieme regole comuni che tutelino moltissimo le minoranze". Quanto a concedere altro tempo "Su questo sono d'accordo con Fassino, ci sono dei paletti temporali che non possono cambiare, perché abbiamo delle scadenze. E' molto importante che la fase congressuale si esaurisca prima delle amministrative. Dobbiamo arrivarci con una proposta forte, avendo prima di giugno un quadro chiaro anche sulle alleanze. Il percorso deve avvenire in mezzo ai militanti, non in mezzo alle polemiche. L'altro paletto lo ha messo Bersani, quando ha detto che la riflessione del Pd è urgente e non si può rimandare". "Non lasceremo niente di intentato, nessuno potrebbe andare a testa alta dopo un episodio del genere. La scissione sarebbe la frattura nella diga, che oggi è ancora solida contro i populismi e la rabbia sociale. Ma io sono anche convinto che nessuno possa imputare a Renzi il minimo di responsabilità".
Fassino, la rottura è un favore alla destra
Scissione nel Pd? "Ragioniamo, altrimenti rischiamo di consegnare il Paese alle destre". Così Piero Fassino in un'intervista al Messaggero lancia un appello ai colleghi di partito. "Si sta mettendo a repentaglio non solo il futuro del Pd, ma del Paese, visto che il Pd è l'asse centrale su cui ruotano maggioranza e governo, con le destre e il M5S che non sono credibili, non hanno una proposta seria di governo del Paese. Se non la smettiamo di dividerci e azzuffarci su questioni per giunta che non interessano gli elettori, rischiamo di consegnare il Paese a queste destre", spiega.
"D'Alema e Bersani hanno sempre contrastato scissioni, al massimo le hanno subite, non hanno mai favorito operazioni minoritarie, le hanno contrastate, entrambi hanno contribuito a fare il Pd, sarebbero in sostanza non coerenti con la loro storia e con le battaglie che hanno sempre fatto", aggiunge. Le ragioni della minoranza, sottolinea, "non le ho capite. Né posso credere che si voglia fare una scissione su una data, se fare il congresso adesso o in autunno. Le scissioni si fanno quando si hanno progetti alternativi incomponibili, prospettive inconciliabili, non sulle date". "Vedo che Orlando ha proposto la conferenza programmatica. Bene, si potrebbe procedere in questa direzione, purché non sia sostitutiva o alternativa al congresso. Si potrebbe trasformare la Convenzione congressuale che deve selezionare i candidati alle primarie, in una convenzione programmatica che può benissimo accompagnare l'iter congressuale. E’ la proposta che ho avanzato insieme a Martina".
Sintesi a cura di Ansa – Intervista a Piero Fassino del Messaggero (file PDF)»