Col No ho perso anch'io

La campagna elettorale "è partita male", dice Napolitano, "innanzitutto da un preannuncio clamoroso di No che ha caratterizzato il documento firmato da 56 studiosi" e poi "la personalizzazione e politicizzazione del confronto ad opera dell'allora presidente del Consiglio si è subito trovata di fronte ad una personalizzazione alla rovescia da parte delle più variegate opposizioni". Altro errore "è stato quello di considerare la legge elettorale da approvare, e poi approvata con la sigla dell'Italicum, come strumentale rispetto ai cambiamenti voluti con la riforma costituzionale". "Ci si è illusi di guadagnare voti per il Sì con argomenti che si credeva potessero funzionare facendo concessioni all'anti-politica". "In quanto a prospettive ulteriori di riforma costituzionale, vedremo a quali iniziative riterrà di cooperare il nuovo governo, oltre il fondamentale impegno a rivedere l'Italicum e ad armonizzare la legislazione elettorale nel suo complesso. E vedremo anche che fine faranno annunci rassicuranti sulla possibilità, dopo la sconfitta del Sì, di una riforma in tre articoli approvabile in sei mesi". "Le vicende del governo e della quotidiana dialettica e manovra politica intendo seguirle con sempre maggiore distacco sulla base dell'esperienza compiuta in rapporto al problema della riforma costituzionale", conclude Napolitano. "Conto di dedicarmi piuttosto a testimonianze e a riflessioni di carattere storico e culturale".