Referendum, un'occasione persa
L’esito del referendum è chiarissimo: 59% no, 41% sì. Si tratta, secondo me, di un’occasione persa. Bisogna però ricordare che la democrazia del popolo che si esprime è sempre la più alta forma di democrazia e, in quanto tale, va sempre rispettata.
Permettetemi però una riflessione sull’ occasione persa. Purtroppo il vero oggetto del quesito referendario è stato valutato dagli italiani in maniera residuale, mentre il voto si è concentrato su di un giudizio inerente il Governo. Il referendum si è trasformato, così, in una consultazione sintetizzabile nel “Renzi Sì” contro il “Renzi No”. Può un referendum costituzionale così determinante diventare un giudizio politico sul Presidente del Consiglio? A mio avviso no, è fuorviante.
Ed il risultato pratico è di fronte a tutti: ci siamo tenuti il bicameralismo perfetto, il CNEL, i conflitti stato Regioni, i 215 senatori in più e i finanziamenti ai Gruppi regionali ed abbiamo tenuto ferma l’Italia. Non serve nemmeno constatare che nei nostri territori, qualche volta, il risultato è stato in contro-tendenza rispetto al dato nazionale. A Milano città il sì è stato vincente ed in altre zone, il no ha prevalso con uno scarto minore.
Comunque capitolo chiuso. La conseguente decisione di Matteo Renzi di dimettersi mi sembra assolutamente coraggiosa e gli va dato atto della coerenza. Desidero ringraziare Renzi per le cose fatte assieme e per aver destato in questo paese una nuova prospettiva per il futuro. Resta il mio segretario e il punto da cui ripartire per le sfide del PD e dell’Italia.
Nei giorni scorsi ho votato convintamente la fiducia a Paolo Gentiloni e al suo Governo. Questo nuovo Governo ha il compito di chiudere i tanti capitoli aperti e di dare risposte appropriate alle urgenze sociali ed economiche degli italiani. Il nuovo esecutivo avrà il compito di stare in vita fino a quando questa spinta non si sarà esaurita. Sono certo che il Presidente Gentiloni sarà in grado di capire quando arriverà l’ora di dialogare con il Quirinale per comprendere se è giunta l’ora di chiudere la legislatura. Fino ad allora avrà la mia fiducia.
In questa fase occorre al più presto approvare e costruire, dentro il Parlamento una nuova legge elettorale. Possibilmente non proporzionale, per evitare che durante la campagna elettorale ci sia contrapposizione dura e dopo, in un sistema tripolare, si facciano gli “inciucioni” tra due dei tre poli presenti nello scenario politico. No grazie! Vediamo cosa dirà la Consulta e poi decidiamo che fare. In ogni caso la nuova legge elettorale dovrà dare la certezza che, dopo le elezioni, ci siano una maggioranza e una opposizione chiare. Per questo condivido l'indicazione dell'ultima Assemblea nazionale PD che si è espressa per un sistema maggioritario tipo "Mattarellum".
Per concludere una riflessione sul PD. Sono convinto che “la ditta”, “la comunità di persone e di idee”, il nostro partito democratico, debba chiaramente guardare al dopo referendum e fare una disamina opportuna, senza sconti e senza regolamenti di conti. In merito alla fiducia data al Governo Gentiloni nutro forti dubbi sull'atteggiamento della minoranza interna PD. Votano la fiducia e poi dicono di tenersi le mani libere su ogni singolo provvedimento dell'esecutivo? Che cos'è un appoggio esterno? Non è soltanto troppo facile, ma, per la visione che ho di "partito comunità", è profondamente sbagliato!
Governare logora e farlo in anni difficili di crisi, come questi, rende ancora più complicato rimanere in sintonia con tutto il paese. Io penso ad un PD interclassista che stia vicino e rappresenti tutti, non sia settario e specialistico, sfidi il populismo “Salvini-meloniano”, il qualunquismo Berlusconiano e il movimentismo teleguidato dal duopolio Grillo-Casaleggio (da padre a figlio). Questi ultimi mi fanno più paura non perché possono vincere le elezioni ma perché non riesco a capire chi c’è dietro, e quando dico dietro non penso ai cittadini che li votano ma alla strategia ed alla mancanza di democrazia e di libertà che c’è dentro il Movimento, almeno così lo percepisco.
Faccio poi fatica a condividere la politica un po' retro’ di chi sta alla nostra sinistra, che non parla più alle classi che pensa di rappresentare e soprattutto non ha cultura di Governo. Guardo, invece, con molta attenzione, al progetto di Giuliano Pisapia.
Penso ad un PD che faccia chiarezza al suo interno, dove tutti hanno la piena libertà di esprimere i propri giudizi ma che poi realizzi una sintesi. Occorre una sola voce, è troppo comodo volere che si rispettino le regole solo quando si guida il partito e poi se stai in opposizione sei libero di fare quello che vuoi, così non funziona da nessuna parte. Regole condivise ma poi si rispettino, altrimenti daremmo sempre la sensazione di non essere un partito.
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