In Lombardia non ci facciamo capire
Lo ammette senza troppi giri di parole Franco Mirabelli. Il senatore PD riapre quella «questione lombarda» presentatasi più volte nelle ultime tornate elettorali, a partire dalle Regionali del 2013, quando l’allora candidato governatore del centrosinistra, Umberto Ambrosoli, superò Maroni in quasi tutti i capoluoghi lombardi ma perse la partita per il voto contro dell’altra Lombardia, che non vive in città.
Mirabelli, l’unica consolazione per il PD si chiama di nuovo «Milano», qui i Sì superano, anche se di poco, i No.
Milano si è rivelata più sensibile nei confronti di una riforma pensata per far crescere il Paese, per ridare slancio all’economia, per aumentare la competitività del Sistema Italia e la nostra credibilità internazionale. A Milano siamo riusciti a farci capire e i milanesi ci hanno ripagato con la loro partecipazione e il loro sostegno.
Nel resto della Lombardia, invece, che è successo secondo lei?
In Lombardia dobbiamo riconoscere l’esistenza di un tema che il PD si deve porre. Vale a dire: c’è una differenza sempre più marcata tra la nostra capacità di farci capire e percepire nei grandi centri urbani e la nostra capacità di farci capire e percepire nei centri medio-piccoli e nella Lombardia rurale e montana.
Nell’ultimo caso, non siamo riusciti a spiegare ai cittadini che questa riforma andava a migliorare le condizioni di vita di tutti, a dare garanzie ai meno tutelati.
Ma questo è un problema che abbiamo riscontrato anche altre volte, in altre tornate elettorali, nel recente passato.
Non va poi dimenticato un altro fattore: quello sul referendum è stato un voto molto politico, a danno quindi dei contenuti sulla riforma. Noi ci siamo trovati contro l’elettorato di quasi tutti gli altri partiti. Se c’è un tema che può unire in un colpo solo Movimento Cinque Stelle, Lega Nord, Forza Italia e anche una certa sinistra, quel tema è «distruggere». Questo è un gioco molto semplice.
Che ne sarà ora degli investimenti e delle opere incluse nel Patto per la Lombardia e nel Patto per Milano, entrambi siglati dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi, ora dimissionario, con la Regione e con il Comune?
Matteo Renzi ha fatto sapere che rassegnerà le dimissioni ma al tempo stesso ha fatto garantito che la nostra maggioranza provvederà a portare a termine la Finanziaria, migliorandola, e a mettere al riparo da sorprese gli impegni che abbiamo preso. Credo, ragionevolmente, che nessuno abbia voglia di mettere in discussione gli investimenti previsti per la Lombardia e per Milano. Se, invece, così dovesse essere, noi ci batteremo con i nostri numeri.
Renzi fa bene a dimettersi?
Da parte sua è una grande dimostrazione di coerenza, del tutto in linea con la sua storia personale e politica. Il suo Governo era nato per fare le riforme, per cambiare il Paese. Lui ora prende atto, con grande lucidità, di un voto che non va nella direzione di quella che era la missione di questa legislatura.
Alla luce di quanto avvenuto stanotte è stato un errore giocare da soli, andare alla guerra soli contro tutti su questa riforma costituzionale, rompere il patto con Forza Italia?
No, non credo che il tema sia questo. Avremmo dovuto farci capire, avremmo dovuto spiegare meglio gli effetti positivi che questa svolta avrebbe generato nel Paese e a vantaggio degli italiani.
Milano si è rivelata più sensibile nei confronti di una riforma pensata per far crescere il Paese, per ridare slancio all’economia, per aumentare la competitività del Sistema Italia e la nostra credibilità internazionale. A Milano siamo riusciti a farci capire e i milanesi ci hanno ripagato con la loro partecipazione e il loro sostegno.
Nel resto della Lombardia, invece, che è successo secondo lei?
In Lombardia dobbiamo riconoscere l’esistenza di un tema che il PD si deve porre. Vale a dire: c’è una differenza sempre più marcata tra la nostra capacità di farci capire e percepire nei grandi centri urbani e la nostra capacità di farci capire e percepire nei centri medio-piccoli e nella Lombardia rurale e montana.
Nell’ultimo caso, non siamo riusciti a spiegare ai cittadini che questa riforma andava a migliorare le condizioni di vita di tutti, a dare garanzie ai meno tutelati.
Ma questo è un problema che abbiamo riscontrato anche altre volte, in altre tornate elettorali, nel recente passato.
Non va poi dimenticato un altro fattore: quello sul referendum è stato un voto molto politico, a danno quindi dei contenuti sulla riforma. Noi ci siamo trovati contro l’elettorato di quasi tutti gli altri partiti. Se c’è un tema che può unire in un colpo solo Movimento Cinque Stelle, Lega Nord, Forza Italia e anche una certa sinistra, quel tema è «distruggere». Questo è un gioco molto semplice.
Che ne sarà ora degli investimenti e delle opere incluse nel Patto per la Lombardia e nel Patto per Milano, entrambi siglati dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi, ora dimissionario, con la Regione e con il Comune?
Matteo Renzi ha fatto sapere che rassegnerà le dimissioni ma al tempo stesso ha fatto garantito che la nostra maggioranza provvederà a portare a termine la Finanziaria, migliorandola, e a mettere al riparo da sorprese gli impegni che abbiamo preso. Credo, ragionevolmente, che nessuno abbia voglia di mettere in discussione gli investimenti previsti per la Lombardia e per Milano. Se, invece, così dovesse essere, noi ci batteremo con i nostri numeri.
Renzi fa bene a dimettersi?
Da parte sua è una grande dimostrazione di coerenza, del tutto in linea con la sua storia personale e politica. Il suo Governo era nato per fare le riforme, per cambiare il Paese. Lui ora prende atto, con grande lucidità, di un voto che non va nella direzione di quella che era la missione di questa legislatura.
Alla luce di quanto avvenuto stanotte è stato un errore giocare da soli, andare alla guerra soli contro tutti su questa riforma costituzionale, rompere il patto con Forza Italia?
No, non credo che il tema sia questo. Avremmo dovuto farci capire, avremmo dovuto spiegare meglio gli effetti positivi che questa svolta avrebbe generato nel Paese e a vantaggio degli italiani.
Per seguire l'attività del senatore Franco Mirabelli: sito web - pagina facebook