Il dovere di rendere pubblico il mio Sì
Profonde sono le ragioni che mi hanno fino ad ora consigliato di non rendere esplicito il mio voto sul referendum. Sono ormai molti anni che non prendo posizione su temi riguardanti in modo specifico la politica italiana e, ancora meno, l’ho fatto negli ultimi tempi. Questa scelta mi ha di conseguenza coerentemente tenuto lontano dal prendere posizione in un dibattito che ha, fin dall’inizio, abbandonato il tema fondamentale, ossia una modesta riforma costituzionale, per trasformarsi in una sfida pro o contro il governo.
Una rissa che ha trasmesso in Italia ed all’estero un senso di debolezza che, qualsiasi sarà il risultato di questo referendum, si trasformerà in un periodo (speriamo non troppo lungo) di inutile e dannosa turbolenza.
Era chiaro che se si voleva chiedere una decisione sul contenuto della riforma costituzionale lo si sarebbe dovuto separare, come saggiamente da alcuni proposto fin dall’inizio dell’estate, dalla sorte del governo. Così non è stato e l’elettore italiano e l’osservatore straniero sono stati messi di fronte ad un confronto che ha per mesi esaltato le debolezze esistenti del nostro paese e ne ha inutilmente inventate delle non esistenti.
Era chiaro che se si voleva chiedere una decisione sul contenuto della riforma costituzionale lo si sarebbe dovuto separare, come saggiamente da alcuni proposto fin dall’inizio dell’estate, dalla sorte del governo. Così non è stato e l’elettore italiano e l’osservatore straniero sono stati messi di fronte ad un confronto che ha per mesi esaltato le debolezze esistenti del nostro paese e ne ha inutilmente inventate delle non esistenti.
Un dibattito che ci ha indebolito all’estero per pure ragioni di politica interna. Tale confronto è diventato quindi una rissa sulla stabilità, inutilmente messa in gioco da un’improvvida sfida. Quanto al contenuto della riforma voglio solo ricordare che la mia storia personale è stata tutta nel superamento delle vecchie decisioni che volevano sussistere nonostante i cambiamenti epocali in corso. Questo era l’Ulivo.
La mia vicenda politica si è identificata nel tentativo di dare a questo paese una democrazia finalmente efficiente e governante: questo è il modello maggioritario e tendenzialmente bipolare che le forze riformiste hanno con me condiviso e sostenuto. C’è chi ha voluto ignorare e persino negare quella storia, come se le cose cominciassero sempre da capo, con una leadership esclusiva, solitaria ed escludente.
E c’è chi ha poi strumentalizzato quella storia rivendicando a sé il disegno che aveva contrastato. Anche se le riforme proposte non hanno certo la profondità e la chiarezza necessarie, tuttavia per la mia storia personale e le possibili conseguenze sull’esterno, sento di dovere rendere pubblico il mio sì, nella speranza che questo giovi al rafforzamento delle nostre regole democratiche soprattutto attraverso la riforma della legge elettorale. Un sì naturalmente rispettoso nei confronti di chi farà una scelta diversa. Dato che nella vita, anche le decisioni più sofferte debbono essere possibilmente accompagnate da un minimo di ironia, mentre scrivo queste righe mi viene in mente mia madre che, quando da bambino cercavo di volere troppo, mi guardava e diceva: “Romano, ricordati che nella vita è meglio succhiare un osso che un bastone”.
Fonte: L'Unità.