Con il No Paese instabile

Ma c'è chi vota Sì come chi vota No. Credo che dovremmo cercare di farci per strada il minor male possibile, e avendo un unico obiettivo: non regalare il Paese alle destre e ai populisti".
A questo proposito commenta la vittoria dell'esponente repubblicano negli Stati Uniti dicendo di non avere paura dell'onda lunga proveniente da oltre Oceano, quanto piuttosto "che non si impari niente dalla lezione americana, che è il trionfo di un messaggio reazionario e la vittoria della politica della rabbia. Dopo Brexit, dopo Trump, bisogna fare uno sforzo immenso perché chi crede nello stesso sistema di valori non si divida. Bisogna trovare la formula per costruire ponti. Mentre dappertutto, anche a casa nostra, anche all'interno della sinistra e del centrosinistra, si sono alzati i muri. Il mio è un appello quasi disperato: le forze della sinistra devono sentire il peso di una responsabilità storica come forse mai nei tempi recenti". Nega invece che ci possa essere un riflesso americano sul referendum: "Difficilmente chi è convinto di votare Sì o votare No cambierà idea guardando all'America. Però gli indecisi sono ancora tanti e sono convinto che la maggior parte deciderà sulla base della conoscenza e del contenuto della riforma costituzionale. E poi ci sarà anche chi sceglierà tenendo conto dei passi avanti, già fatti, sulla legge elettorale, impegnandosi seriamente a eliminare quel 'combinato disposto' che, seppur indirettamente, incide su alcuni temi della riforma. Su questa riforma costituzionale è importante che siano i cittadini a valutare se sono maggiori le luci o le ombre. Siano loro a decidere se, tenendo conto della situazione reale e non delle speranze o dei sogni, si preferisce lo status quo, se si poteva fare di più o se c'era il rischio di fare peggio. Se il cambiamento proposto è un'opportunità o anche solo un limitato, ma positivo passo in avanti". In caso di vittoria del No, l'ex primo cittadino milanese non vede però le ragioni di un addio di Renzi: "Sarà il capo dello Stato a decidere. Però Renzi si dimostrò coerente nel 2012, dopo avere perso le primarie, disse che non si sarebbe candidato in Parlamento e così fu".