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Lavoro 4.0

Written by Francesco Bizzotto.

Francesco Bizzotto
Articolo pubblicato da Arcipelago Milano.

Il 10 di questo mese Gianfelice Rocca, nella sua ultima relazione da presidente di Assolombarda, ha indicato gli obiettivi per competere nel mondo: innovare di più; favorire la nascita di imprese e aprire ai giovani, perché “l’innovazione non cala dall’alto, sale dal basso”. Obiettivi condivisibili e raggiungibili, mi pare, solo con un più alto livello di concorrenza, centrata sul capitale umano, le sue conoscenze e abilità. E responsabilità. Ed è vero che “per Milano le vere Olimpiadi sono quelle della conoscenza”.
Parliamo allora di Lavoro 4.0. Conoscenze, cuore, visione, specializzazione, creatività, cura, etica e disponibilità (flessibilità) implicano una connessione umana totale e sono fattori chiave per innovare (dal basso) e dare ali alle offerte; farle salire di prezzo e scendere d’ingombro, di quantità. Per far posto alla qualità, all’arte di rallentare per vedere bene, creare e rischiare oltre; intraprendere. Questo è l’orizzonte. Qui incrociamo la fiducia dei giovani.
La ricetta della crescita irriflessiva non funziona. Serve selettiva, orientata alla qualità che si fa apprezzare e alla sobrietà vigile (meno rumore, bruttura, inquinamento e disastri). Per un aumento dei rischi (l’agire gestito, misurato) e una diminuzione dei pericoli (opachi, non ben valutati, non condivisi). Così Niklas Luhmann (1927-1998).
Le Politiche attive del lavoro (aiutare gli esclusi e offrire chance di miglioramento a tutti) sono la via maestra per una concorrenza più alta e una crescita riflessiva. Senza, è la giungla prefigurata da Trump. Con l’aggiunta di cigni neri sullo sfondo (catastrofi sorprendenti). Vale per Milano che è oltre la crisi e sotto il 7% di disoccupazione. Può valere per il Paese. Semplice? Non proprio. Infatti Assolombarda sta abbottonata sul concorrere, sulle politiche attive e sui pericoli tra cui facciamo slalom (in Lombardia al vertice c’è quello idro-geologico: farne un rischio significherà scoprire una risorsa). A fare mobilità sociale (e un nuovo livello di concorrenza) può essere solo la Politica. L’interesse generale fa l’interesse delle persone come delle imprese, nonostante loro. Loro, lasciate sole, tendono al campanilismo, alla chiusura, al monopolio. Così l’obiettivo non è più l’occupazione, il lavoro dipendente, che nelle imprese calerà per il combinarsi di molti fattori: oltre all’ingorgo e alla stanchezza, la tecnologia digitale (dati, informazioni, semplicità, velocità: Industria e Servizi 4.0). Quale allora l’obiettivo? L’attivarsi personale, la vita appassionata e sempre dignitosa, in forti reti di relazioni sociali ed economiche. Perché questa vita non la fa solo il lavoro orientato al profitto.
Per questo obiettivo serve la Politica (il governo, oltre la rappresentanza). Anche qui c’è un cosa e un come. E il come si fa la Politica dell’attivarsi decide del cosa (dei suoi contenuti). La buona Politica esce dal dialogo e dalla capacità di rispettare, tenere insieme e limare gli interessi. La buona Politica di Impresa e Lavoro 4.0 è fatta da Istituzioni ad hoc: per ascoltarci, limarci, individuare e realizzare obiettivi comuni. Che è la sostanza del con-correre: correre insieme per mete condivise; esaltare le differenze, dopo aver pareggiato le chance. Impresa e lavoro hanno solo da guadagnare. E le chance vanno offerte prima dei 25 anni, se è vero che a questa età il cervello conclude l’abbattimento al 50% dei suoi 100 miliardi di sinapsi. Il potenziale dei giovani va coltivato presto. Ad esempio con occasioni di Scuola – lavoro (vedi la legge 107/15 in applicazione).
Serve una Politica e Istituzioni ad hoc che attivino tutti e non lascino nessuno in difficoltà. E che evitino ai giovani l’umiliazione del precariato senza prospettiva di riscatto. Ne abbiamo parlato. Le risorse in Lombardia ci sono. C’è anzi un problema di sprechi.
Ora, il Governo ha fatto quattro buone mosse: 1° Ha messo in campo l’Agenzia nazionale per le Politiche attive ANPAL, che mira ad anticipare le crisi; 2° Ha suonato, in materia, la sveglia alle Regioni; 3° Ha riformato le Camere di commercio (il sistema delle imprese è ora chiamato a contribuire alle Politiche attive del lavoro); 4° Ha agito (con il Disegno di legge 106/16) per rilanciare l’economia della condivisione e no profit.
A Milano l’Agenzia metropolitana per il lavoro (AFOL) c’è e funziona. Anche a Monza gira assai bene. Le AFOL hanno inglobato i Centri per l’impiego e messo a sistema, con investimenti significativi, una bella storia di sostegno al lavoro (e all’impresa), con la formazione professionale e la gestione della crisi fordista. Si tratta di valorizzarle, aprirle e farne case di dialogo, progetti, accordi. Ho scritto in proposito a più riprese.
Ora, desidero fare un esempio di Lavoro 4.0 (connesso, agile, semplice, ampiamente share e prossimo all’arte). Riguarderà le imprese e la PA. Sarà sempre più relazionale. Si articolerà in una vasta economia sociale. Penso alla casa.
La casa del futuro sarà di tipo comunitario e atta a favorire le libertà personali. Avrà crescenti dispositivi digitali e ampi spazi per servizi condivisi aperti alla società. Non solo per le necessità – e il piacere della compagnia – nella terza e quarta età. Anche per le esigenze delle giovani famiglie e dei molti single che corrono il mondo e fanno professione e impresa. Esempi di servizi utili in sé e capaci di ridurre i costi e fare reddito: la produzione e il consumo di energia; la gestione di riscaldamento, allarmi, sensori di fumo, inquinamento, umidità; gli acquisti, la mobilità, le pulizie. E gli spazi comuni? Dal locale di ritrovo (e tavola calda) alla palestra; dall’asilo dei nonni alla biblioteca espositiva; dalla lavanderia al luogo di silenzio e preghiera, da locali di ospitalità o affitto temporaneo a spazi per co-working, info point delle competenze e studi medici.
Questa casa richiede una gestione che mixi specialisti e volontari, pubblico e privato, utenti e fornitori esterni e interni. Bella, vero, la casa del futuro? Genera lavoro e lo libera; scatena la creatività e moltiplica le possibilità. Quasi dimezza tutti i costi, compresa la probabilità di cadere in depressione e demenza nella quarta età (un rischio pazzesco: al 40% per un 65enne).
Ora, il Lavoro 4.0 (quando sei totalmente coinvolto, attivo, connesso e disponibile / flessibile) è una condanna o un’opportunità? È negativo o positivo? Chiediamoci piuttosto se è un Pericolo (fuori controllo) o un Rischio (misurato e gestito). Solo se ne faremo un rischio (e ridurremo gli egoismi, la solitudine e i pericoli) potremo tutti trarre vantaggi dalle nostre imprese, felicità dalle cose e gioia dalla vita.
Messaggio per il Governo e la Lombardia: facciamo a Milano un test innovativo, con tutte le parti dentro e l’AFOL al centro. Per favorire il match tra Domanda e Offerta (liberare sia l’impresa che il lavoro), Orientare e Formare in base a esigenze condivise, anticipare crisi e problemi ed eliminare alla radice l’esclusione. Parliamone in Europa.
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