La Città Metropolitana di cui tutti parleranno
Articolo pubblicato dal mensile Cooperazione & Solidarietà di Ecopolis.
Delle quattordici città metropolitane previste in Italia dalla cosiddetta «legge Delrio», poco si parla, anzi, per essere nel vero, sono pochi i cittadini che ne conoscono l'esistenza. A Milano, il 66% della popolazione “ne ha sentito parlare” ma soltanto il 15% - giovani e laureati in prevalenza - sa bene di cosa si tratta, informa un recente sondaggio a firma del Centro Studi Grande Milano. Eppure, le Città metropolitane sono enti titolari di rilevanti funzioni che riguardano la pianificazione territoriale e ambientale, la gestione dei servizi pubblici, il sostegno delle attività economiche e di ricerca innovative, il miglioramento dei sistemi di informatizzazione e di digitalizzazione, la soluzione di problemi di assai rilevante importanza quali la mobilità e la viabilità.
Pertanto, sostenere che dalla Città Metropolitana dipenderà buona parte del miglioramento della vita dei cittadini, non è affatto esagerato. Inoltre non va dimenticato che l'area metropolitana del capoluogo lombardo è la terza dopo Londra e Parigi, è tra le più popolate dell'Unione europea e ha tutti i requisiti per assumere un ruolo primario nella dimensione comunitaria, contribuendo così al rafforzamento della competitività del nostro sistema Paese. E' la stessa Commissione Europea a sostenere che sarà lo sviluppo delle Città Metropolitane a determinare il futuro dell'Europa. Almeno su questo non si sono levate obiezioni, finora. La legge Delrio prevede per gli organi delle Città metropolitane l'adozione di un sistema di elezione indiretta, di secondo livello. In larga parte ciò dipende dal fatto che esse sono state concepite come un “livello di governo di area vasta, chiaramente collocato in una visione funzionale più ad una razionale e coerente organizzazione dell'attività dei comuni insistenti sul territorio, che non ad un livello di democrazia locale espressione della comunità metropolitana”. Infatti, come stabilito dalla legge, il primo insediamento degli organi delle 14 Città metropolitane è avvenuto nel 2014, espressione degli assetti esistenti, non essendosi tenute elezioni che riguardassero i comuni capoluogo di Città metropolitane. Nel maggio del 2015 Milano Città metropolitana, prima in Italia, ha approvato il Piano strategico, che rappresenta la prima rilevante opportunità offerta a istituzioni e attori territoriali per dar corpo al cambiamento voluto dalla legge di riforma delle autonomie locali. Attraverso il Piano strategico, si propone infatti come l'istituzione che cura lo sviluppo strategico del territorio metropolitano, immaginandosi come Ente di programmazione (in particolare territorio, ambiente e mobilità) e come “aggregatore” dei grandi servizi di area metropolitana (a partire da acqua, energia e rifiuti), funzionale a riorganizzare una serie di relazioni più ampie, capace di catalizzare risorse e progetti e di semplificare i processi decisionali. In questo primo anno e mezzo di vita si è potuto constatare che quando c'è un rapporto diretto tra la Città metropolitana e i cittadini che ne possono comprendere la reale dimensione e potenzialità, la distanza tra gli uni e gli altri si accorcia di molto e si mettono in atto processi che sembravano inamovibili - un esempio tra i tanti, le bretelle alle tangenziali che gli automobilisti aspettavano da quasi mezzo secolo. Ecco perché la data del 9 ottobre è importante. Quel giorno gli oltre duemila consiglieri e sindaci dei 134 comuni della Città metropolitana sono chiamati a eleggere - elezione indiretta significa questo - i 24 componenti del nuovo Consiglio Metropolitano che siederanno insieme al Sindaco di Milano Beppe Sala il quale, come vuole la legge Delrio, è anche il Sindaco di Città Metropolitana. Dopodiché la ‘macchina’ potrà funzionare a pieno ritmo, e tutti avranno modo di conoscerne l'esistenza e, se ben amministrata anche l'utilità. Le grandi scelte che sono in discussione in queste settimane nel Consiglio Comunale di Milano, in particolare l'accordo sugli scali ferroviari e i conseguenti risvolti di investimento e potenziamento del trasporto pubblico locale sulle reti del passante linee S e sulle reti regionali linee R – coinvolgono direttamente l'intera area metropolitana. I progetti riguardanti gli ex scali ferroviari, previsti a valle della sottoscrizione dell'Accordo di Programma, costituiscono infatti l'occasione per riconfigurare non solo l'assetto della città, ma anche il più ampio campo metropolitano. Nel concreto, ciò significherebbe, tra l'altro, aumento delle corse dei mezzi del trasporto pubblico, prolungamento delle linee della metropolitana oltre i confini di Milano, potenziamento dei percorsi da e verso la città, costruzione di hub di collegamento con il trasporto pubblico su gomma ed infine una nuova prospettiva anche circolare dei raccordi e non soltanto radiale. Si tratta dunque di grandi sfide bisognose di idee convincenti e di solida cooperazione interistituzionale, accompagnate da una regia pubblica in grado di garantire mutui vantaggi per una pluralità di attori. Sono certa che il protagonismo e la partecipazione alle scelte degli amministratori e dei cittadini dell'intera area di Città Metropolitana consentiranno una decisiva spinta a iniziative di grande respiro e di dimensione davvero metropolitane.
Pertanto, sostenere che dalla Città Metropolitana dipenderà buona parte del miglioramento della vita dei cittadini, non è affatto esagerato. Inoltre non va dimenticato che l'area metropolitana del capoluogo lombardo è la terza dopo Londra e Parigi, è tra le più popolate dell'Unione europea e ha tutti i requisiti per assumere un ruolo primario nella dimensione comunitaria, contribuendo così al rafforzamento della competitività del nostro sistema Paese. E' la stessa Commissione Europea a sostenere che sarà lo sviluppo delle Città Metropolitane a determinare il futuro dell'Europa. Almeno su questo non si sono levate obiezioni, finora. La legge Delrio prevede per gli organi delle Città metropolitane l'adozione di un sistema di elezione indiretta, di secondo livello. In larga parte ciò dipende dal fatto che esse sono state concepite come un “livello di governo di area vasta, chiaramente collocato in una visione funzionale più ad una razionale e coerente organizzazione dell'attività dei comuni insistenti sul territorio, che non ad un livello di democrazia locale espressione della comunità metropolitana”. Infatti, come stabilito dalla legge, il primo insediamento degli organi delle 14 Città metropolitane è avvenuto nel 2014, espressione degli assetti esistenti, non essendosi tenute elezioni che riguardassero i comuni capoluogo di Città metropolitane. Nel maggio del 2015 Milano Città metropolitana, prima in Italia, ha approvato il Piano strategico, che rappresenta la prima rilevante opportunità offerta a istituzioni e attori territoriali per dar corpo al cambiamento voluto dalla legge di riforma delle autonomie locali. Attraverso il Piano strategico, si propone infatti come l'istituzione che cura lo sviluppo strategico del territorio metropolitano, immaginandosi come Ente di programmazione (in particolare territorio, ambiente e mobilità) e come “aggregatore” dei grandi servizi di area metropolitana (a partire da acqua, energia e rifiuti), funzionale a riorganizzare una serie di relazioni più ampie, capace di catalizzare risorse e progetti e di semplificare i processi decisionali. In questo primo anno e mezzo di vita si è potuto constatare che quando c'è un rapporto diretto tra la Città metropolitana e i cittadini che ne possono comprendere la reale dimensione e potenzialità, la distanza tra gli uni e gli altri si accorcia di molto e si mettono in atto processi che sembravano inamovibili - un esempio tra i tanti, le bretelle alle tangenziali che gli automobilisti aspettavano da quasi mezzo secolo. Ecco perché la data del 9 ottobre è importante. Quel giorno gli oltre duemila consiglieri e sindaci dei 134 comuni della Città metropolitana sono chiamati a eleggere - elezione indiretta significa questo - i 24 componenti del nuovo Consiglio Metropolitano che siederanno insieme al Sindaco di Milano Beppe Sala il quale, come vuole la legge Delrio, è anche il Sindaco di Città Metropolitana. Dopodiché la ‘macchina’ potrà funzionare a pieno ritmo, e tutti avranno modo di conoscerne l'esistenza e, se ben amministrata anche l'utilità. Le grandi scelte che sono in discussione in queste settimane nel Consiglio Comunale di Milano, in particolare l'accordo sugli scali ferroviari e i conseguenti risvolti di investimento e potenziamento del trasporto pubblico locale sulle reti del passante linee S e sulle reti regionali linee R – coinvolgono direttamente l'intera area metropolitana. I progetti riguardanti gli ex scali ferroviari, previsti a valle della sottoscrizione dell'Accordo di Programma, costituiscono infatti l'occasione per riconfigurare non solo l'assetto della città, ma anche il più ampio campo metropolitano. Nel concreto, ciò significherebbe, tra l'altro, aumento delle corse dei mezzi del trasporto pubblico, prolungamento delle linee della metropolitana oltre i confini di Milano, potenziamento dei percorsi da e verso la città, costruzione di hub di collegamento con il trasporto pubblico su gomma ed infine una nuova prospettiva anche circolare dei raccordi e non soltanto radiale. Si tratta dunque di grandi sfide bisognose di idee convincenti e di solida cooperazione interistituzionale, accompagnate da una regia pubblica in grado di garantire mutui vantaggi per una pluralità di attori. Sono certa che il protagonismo e la partecipazione alle scelte degli amministratori e dei cittadini dell'intera area di Città Metropolitana consentiranno una decisiva spinta a iniziative di grande respiro e di dimensione davvero metropolitane.
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