Riordino del settore e riduzione di domanda e offerta dei giochi
Intervento alla presentazione del libro bianco sul gioco pubblico
Se, in seguito all’accordo che si dovrà trovare nella Conferenza Stato-Regioni, si riuscisse a recuperare con un decreto tutto il lavoro svolto sul settore del gioco, sarà sicuramente un fatto positivo. Il testo potrà, poi, essere oggetto di un ulteriore lavoro in Parlamento, affinché venga integrato con altre norme utili, pure se non segnalate direttamente dalla Conferenza Stato-Regioni.
Tra queste, ad esempio, potrebbe esserci anche una serie di proposte sul tema della legalità che sono emerse dal lavoro appena concluso della Commissione Antimafia.
In ogni caso, il disegno di legge riguardante il riordino del settore dei giochi presentato a mia firma è stato incardinato nella Commissione Finanze del Senato e siamo, comunque, pronti a partire con le audizioni; per il cui svolgimento era anche già stata stilata la lista di associazioni, concessionari e altri attori del settore. E il lavoro svolto in Parlamento fin qui ha prodotto già una serie di idee che potrebbero anche andare a modificare in meglio ciò che è contenuto nel testo del disegno di legge presentato.
Vorrei sottolineare, però, la necessità di lavorare su proposte che abbiano una loro coerenza e che guardino alla necessità di diminuire la domanda e diminuire l’offerta di gioco.
Questo obiettivo era già stato posto con la Legge di Stabilità ma non lo si è raggiunto: in quella sede, infatti, pur avendo tracciato alcune direttrici, non si era riusciti a risolvere il problema con gli Enti Locali e neanche la questione della presenza di gioco nei locali pubblici non dedicati a questo.
C’è poi da affrontare anche la questione della pubblicità: avevamo scelto di abolire la pubblicità del gioco ma sull’on-line non si è riusciti ad intervenire, così come non si è riusciti ad ottenere risultati con la pubblicità riguardante le scommesse sportive, che immediatamente si trasformano in gioco.
Su questi temi c’è ancora molto da fare e da ragionare per arrivare ad ottenere risultati utili.
Se si va sulla strada della diminuzione dell’offerta e della domanda di gioco, da svolgersi in modo legale e negli spazi dedicati, in cui la tutela dei giocatori diventa più facile, però, è ovvio che lo Stato deve sapere che dovrà rinunciare ad una parte degli introiti fiscali derivanti al gioco.
L’altra questione che non deve passare in secondo piano è che c’è un apparato industriale intorno al gioco che è fatto di occupazione, competenze e un know-how che è stato acquisito in questi anni e la transizione verso altri eventuali scenari è da costruire, anche per salvaguardare quell’apparato industriale.
Dobbiamo, inoltre, porre con forza anche il tema della legalità. Il rapporto presentato in Commissione Antimafia racconta un quadro in cui l’attenzione della criminalità organizzata rispetto al gioco legale e illegale è molto preoccupante e richiede che vengano messi in campo anticorpi più significativi, sia dal punto di vista sanzionatorio che del controllo, individuando le responsabilità e mettendo in campo nei vari passaggi della filiera tutte le misure possibili per contrastare le possibilità di riciclaggio del denaro (che vanno dalla possibilità di mettere le 500 euro nelle VLT fino alla possibilità di entrare nelle società con capitali di provenienza illecita).
C’è, quindi, molto da fare.
Abbiamo scelto testardamente di cercare un modo per riordinare il gioco ma il percorso per riuscirci non è semplice perché il settore è complesso ed è stato lungamente lasciato andare nel corso degli anni. Oggi, infatti, siamo a discutere di questo anche perché c’è stata una introduzione incontrollata di macchinette con premi in denaro nei locali pubblici, senza che ci fossero regolamentazioni o limitazioni. Arrivare ad un riordino è, dunque, decisivo.
Il settore del gioco ha poi una sua complessità; comprende molte cose, non solo le ludopatie, anche il gioco “normale” e anche chi lavora nel settore e di tutto ciò occorre tenerne conto.
Due interventi tra quelli elencati si possono fare già da subito: uno è quello sulla pubblicità e l’altro sul rendere meno attrattivi i giochi con premi in denaro nei locali pubblici. Già questo potrebbe aiutare ma serve, comunque, un lavoro culturale che porti a far rientrare il gioco nella “normalità” cioè a renderlo controllato e controllabile. In questo senso, anche le nuove tecnologie possono aiutare a contrastare le ludopatie e gli eccessi, tutelando i giocatori.
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