Sì al Referendum
La riforma Costituzionale, approvata con doppio voto dalla Camera e dal Senato contiene la risposta a quanto i cittadini chiedevano da molto tempo: meno partiti, meno persone che vivono di sola politica e sono magari degli incompetenti per il ruolo assunto attraverso i Capi-partito, lavori parlamentari più celeri; quindi meno costi complessivi per il funzionamento delle nostre Istituzioni democratiche. Se questa è una priorità per il popolo sovrano ne consegue che - per coerenza - la risposta al Referendum dovrà essere per il “SI” senza dietrologie.
Votare “NO” significa lasciare ancora per lungo tempo la situazione attuale, con dispersione di ingenti risorse economiche, e con due rami del Parlamento che si rinviano proposte di legge ed un doppio ostruzionismo da parte di parlamentari inconcludenti e che sfoggiano il loro teatrino agli elettori.
Votare “NO” significa lasciare ancora per lungo tempo la situazione attuale, con dispersione di ingenti risorse economiche, e con due rami del Parlamento che si rinviano proposte di legge ed un doppio ostruzionismo da parte di parlamentari inconcludenti e che sfoggiano il loro teatrino agli elettori.
A coloro che - nei vari gruppi politici - esprimono contrarietà all’insieme della Riforma e sostengono la tesi che il nuovo Senato delle Regioni non sarebbe sufficientemente rappresentativo va ricordato che si tratta di persone elette dai cittadini nei Consigli regionali, e che il loro nuovo ruolo sarà di conciliare i vari interessi delle regioni rappresentate con le scelte strategiche adottate a livello nazionale, e molte volte nel contesto europeo.
Un concetto di fondo vorrei pure esprimere in merito alla legge elettorale, così come è stata predisposta attraverso il Ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi. Non va dimenticato che dopo la fine dei Partiti storici che diedero vita alla nostra Repubblica, abbiamo assistito alla formazione di molti gruppi politici, che hanno occupato il Parlamento italiano pur rappresentando pochi elettori interessati. Ricordo che dieci anni fa il professor Romano Prodi si trovò a governare con ben 39 partiti, molti dei quali facevano parte del Governo. Poi sono bastati alcuni transfughi per porre fine alla Legislatura, con tutto quanto ha comportato, anche sul piano economico con elezioni molto anticipate.
La riforma elettorale ampiamente approvata sia dalla Camera che dal Senato trova la sua ispirazione nel favorire la stabilità dei governi. Inoltre punta a voler consolidare l’insieme del nostro Sistema democratico ed istituzionale attraverso l’alternanza, senza traumi, di un centrodestra con un centrosinistra, evitando di favorire dei populismi irresponsabili. Per far questo ci vogliono due partiti, come in America, oppure due coalizioni, i cui componenti siano un poco omogenei, e che, con lealtà, siano disposti a governare insieme. A queste condizioni, il premio di maggioranza potrà essere attribuito all’intera coalizione vincente.
Per contattare Giuseppe Delfrate di Chiari: Email