Dalla Brexit una spinta per l’immobiliare italiano
Articolo pubblicato da L'Unità.
Di ritorno dalla sua missione lampo a Londra il Sindaco di Milano Beppe Sala ha dichiarato: «la possibilità che molti lascino Londra è solida e dobbiamo essere pronti a mostrarci come ottima alternativa».
Un segnale di fiducia rispetto alla possibilità che le sedi dell’EBA e dell’EMA, ovvero le due autorità di vigilanza europee, rispettivamente sul sistema bancario e farmaceutico, possano trasferire la propria sede da Londra a Milano in tempi rapidi.
La prospettiva che la Brexit si riveli una grande opportunità per lo sviluppo della città lombarda sta scaldando gli animi come non accadeva dai tempi di Expo 2015. Un progetto che Sala ha lanciato immediatamente dopo l’esito del referendum e che poggia le basi sulla possibilità che Milano diventi la prima area in Italia a sperimentare una zona a fiscalità agevolata, cosiddetta “zona franca”, per attirare investimenti dall’estero.
L’area in questione dovrebbe essere quella che ha ospitato Expo, il cui progetto di rilancio, ancora in fase di definizione, poggia sul polo scientifico Human Technopole, il parco scientifico dedicato alle scienze umane accanto al quale hanno già manifestato la disponibilità a insediarsi grandi multinazionali: IBM, Bayer, Roche e Nokia.
Ma il potenziale di valore generabile da uno spostamento degli investimenti da Londra e Milano va ben oltre il futuro di Area Expo e riguarda tutta la trasformazione urbana città. Non si può trascurare infatti che la Brexit sta creando molti problemi a coloro che hanno investito in immobili nel Regno Unito, ed in particolare a Londra. Secondo autorevoli fonti di stampa (Reuters, Financial Times) il numero di fondi immobiliari che hanno sospeso il rimborso delle proprie quote dal 20 giugno scorso, a seguito della forte richiesta di rimborsi, ha raggiunto un valore di oltre 18 miliardi di sterline. Il più grande congelamento di fondi dalla crisi finanziaria del 2008.
Le autorità di vigilanza, così come i gestori dei fondi, hanno rassicurato sulla capacità di far fronte alle richieste di denaro dei sottoscrittori ma ci vorrà tempo. Il danno però è fatto: una volta liquidato è molto probabile che il capitale lasci del Regno Unito per cercare opportunità in Europa.
Anche in questo caso Milano potrebbe giocare un ruolo molto importante avendo dimostrato di sapere gestire con successo importanti progetti di sviluppo come Porta Nuova e City Life. Per avere un’idea delle cifre in gioco consideriamo che tutto il sistema dei fondi immobiliari italiani ha un patrimonio di 33 miliardi di euro, di questi circa 15 miliardi sono rappresentati da beni situati in gran parte nell’area Metropolitana di Milano.
Già oggi quindi il valore dei flussi di capitale potenzialmente in uscita dal settore immobiliare inglese verso progetti milanesi sono superiori a tutto quanto investito sinora. Non è ovviamente detto che si possa intercettare il 100% dei flussi ma lo spostamento delle autority europee rappresenta un forte catalizzatore. Una prospettiva che rafforza i segnali di ripresa del mattone nazionale come dimostrano le 5 offerte di acquisto da parte di fondi di investimento inglesi lanciate la scorsa primavera per un valore complessivo di 1,7 miliardi di euro con un premio medio ci circa il 25% rispetto alle condizioni di mercato. Milano deve continuare a pensare in grande.
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