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Una classe politica alla prova dei fatti

Written by Mattia Abdu.

Mattia AbduArticolo pubblicato da Arcipelago Milano.
Da qualche giorno il Presidente del Municipio 1 – Centro storico di Milano, Fabio Arrigoni mi ha assegnato le deleghe relative ad Urbanistica ed edilizia, Commercio e artigianato, Mobilità locale (con manutenzioni stradali), rendendomi Assessore municipale. Si tratta di un mandato in qualche modo costituente, perché è la prima volta che a Milano, dopo vent’anni in cui si parla di dare più poteri al decentramento amministrativo, qualcuno lo fa davvero e di questo si deve dare atto alla precedente amministrazione targata Pisapia.
Perché finalmente si è cominciato un cammino che poi i consiglieri comunali (su tutti Anna Scavuzzo e Andrea Fanzago) hanno reso concreto, votando la delibera di modifica dello Statuto del Comune di Milano e quella di definizione del nuovo regolamento dei Municipi.
Si è già molto parlato delle novità, almeno su carta, contenute nella riforma del Decentramento e ora siamo alla prova dei fatti.
Il quadro politico è a dir poco complesso a fronte del risultato elettorale che ha visto il centrodestra (lo scorso 5 giugno) prevalere in 5 Municipi. Con questo risultato mi pare di capire che nessuno abbia ancora realmente fatto i conti. L’apparentamento con i Radicali di Cappato, avvenuto al secondo turno, lascia l’amaro in bocca per quello che forse si poteva fare coalizzandosi già al primo turno, almeno nei Municipi, dove tutto sommato si è governato insieme per cinque anni senza grandi contrasti. Avremmo vinto almeno i Municipi 4 e 5, persi solo per una manciata di voti.
Veniamo infatti da un quinquennio monocolore, con 9 Zone in mano al centrosinistra. Questo che dovrebbe essere il quadro più armonico per la gestione della città ha invece significato, in alcuni momenti, una eccessiva sottovalutazione delle prerogative istituzionali delle Zone, con gli assessori centrali unici garanti del potere zonale, mediatori tra gli indirizzi politici decentrati e l’azione dei Settori Amministrativi. Una visione oggi divenuta fragile poiché in balia di possibili conflittualità tra il Decentramento e la Giunta comunale, a cui non può essere concesso l’alibi dei Municipi “contro” per non attuare quanto sta scritto nella riforma (e quindi nel nuovo regolamento dei Municipi).
Parimenti i Municipi in cui il centrodestra è maggioranza hanno di fronte la responsabilità e il compito di far funzionare a prescindere l’ente, dimostrando maturità del personale politico, senza paralizzarlo per fare opposizione “decentrata” alla Giunta guidata da Beppe Sala e concedendo a lui e ai suoi assessori l’alibi di cui sopra. Alla Giunta, ancora, il compito di fare in modo che gli indirizzi votati dai Municipi su tanti temi, dalla manutenzione del verde a quella degli edifici scolastici, dalla manutenzione stradale ai servizi alla persona, siano attuati e presi in carico dalle Direzioni dei settori centrali.
I primi segnali non sono tuttavia incoraggianti: troppi Municipi, a destra come a sinistra, hanno fatto partire con un po’ di lentezza i propri lavori a causa della contrattazione interna alle coalizioni per i posti di assessore, di presidente dell’Assemblea e dei presidenti di Commissione. Se Sala ha composto così rapidamente la Giunta di una città di 1 milione e mezzo di abitanti, non si capisce perché si debbano avere difficoltà a nominare 3 assessori municipali (questo il numero indicato dai regolamenti, il tempo e la prassi amministrativa ci diranno se è un numero eccessivamente basso) in zone da 150 mila abitanti. Solo agendo con solerzia, efficienza e concretezza nel proprio amministrare, il personale politico dei Municipi dimostrerà di essere all’altezza della riforma che ci è stata consegnata, rendendo automatici e “obbligati” i trasferimenti di competenze previsti.
In caso contrario, chi fa l’assessore municipale dovrà fare i conti con la frustrazione dell’ennesimo regolamento parzialmente inattuato, come era quello degli scorsi vent’anni, complice una struttura burocratica che spesso ha fatto muro di gomma al cambiamento, sfruttando l’incapacità della politica di dare corso a quanto annunciato, una tendenza che solo la rivoluzione gentile di Giuliano Pisapia ha saputo invertire.
In conclusione, mi piacerebbe essere testimone e cavia di questa riforma, in quanto neoassessore municipale appunto, per raccontare man mano lo stato di avanzamento del nostro lavoro, ivi compresi il livello di coordinamento tra i 9 Municipi (credo sia fondamentale a prescindere dal colore politico), l’attuazione dei poteri previsti e, ovviamente, l’efficacia dell’azione decentrata dei Municipi nella qualità del governo del territorio, di cui la cittadinanza possa beneficiare. Buon lavoro a tutti noi!
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