A cosa serve il Referendum
Superamento del bicameralismo perfetto, riduzione del numero dei parlamentari e dei costi della politica, semplificazione e tempi certi per il processo legislativo. Sono solo alcuni dei pilastri della nostra Riforma.
Noi vinceremo il Referendum. Ne sono convinto. Non lo dico per spirito di parte, non lo dico con arroganza, lo dico perché credo fermamente nel cambiamento che proponiamo. Ci sono momenti di svolta nella storia di un Paese; quello che la mia generazione sta vivendo è uno di quelli. La crisi economica che abbiamo attraversato ha già trasformato radicalmente le nostre società.
L’Europa nella quale viviamo non assomiglia più a quella dei fondatori, e così vale in generale per il mondo occidentale. Quello che succede in Italia, non avviene certo indifferentemente dal resto degli avvenimenti mondiali. Crisi economica prolungata, i suoi pesanti effetti sociali, anni di politiche europee di austerità, fragilità dell’Europa politica, Brexit, crisi mediorientale irrisolta, terrorismo islamico, immigrazione. Sono solo alcuni dei problemi che caratterizzano il nostro tempo, alcune delle questioni che i leader europei e mondiali affrontano ogni giorno e che modificano la geografia politica dei nostri Paesi.
In tutto il mondo occidentale, i problemi che viviamo, producono la crescita di leader e movimenti nuovi, di radicale critica alle istituzioni politiche, spesso di tendenza di destra, a volte a matrice razzista, che vogliono scardinare gli assetti istituzionali e/o internazionali consolidati, spazzando via i precedenti partiti. In Gran Bretagna, Farange con Ukip ha conseguito il più grande successo della sua storia con la vittoria di Brexit, portando gli inglesi in un territorio dall’incerto futuro economico. In Austria, il ballottaggio ha fatto fuori politicamente le due formazioni tradizionali dei socialisti e dei conservatori, rischiando di far prevalere un partito dell’estrema destra con in più l’incertezza del nuovo ballottaggio che si dovrà svolgere. In Spagna, le recenti elezioni consegnano di nuovo un quadro politico di forte instabilità. In Francia, le prossime elezioni presidenziali rischiano di decretare la marginalità del Partito socialista e una competizione a forte rischio tra l’estrema destra di Marine Le Pen e il centrodestra. Altro fattore di incertezza per l’Europa sono le future consultazioni in Olanda, dove i sondaggi danno in testa il partito antieuropeista di Wilders. In Germania, la crescita del partito anti-immigrati AFD guidato da Frauke Petry desta non poca preoccupazione in Angela Merkel, visti i risultati delle ultime amministrative. Anche negli Stati Uniti la forte ascesa di Donald Trump ha introdotto nel tradizionale assetto politico americano una novità di fortissima radicalizzazione delle posizioni su temi cruciali quali l’immigrazione, i diritti civili e la politica estera.
Dunque in tutta Europa si pone il problema di come dare rappresentanza democratica a ogni segmento sociale, soprattutto a coloro che più hanno pagato le crescenti ineguaglianze sociali, e al contempo garantire governabilità, rafforzando e rendendo più efficiente e semplice il funzionamento delle istituzioni. O sarà così o prevarranno le forze antisistema.
Questo noi proponiamo al Paese con la Riforma costituzionale, che verrà sottoposta a Referendum come detta la Costituzione.
È l’Italia in questo momento di crisi generalizzata che offre una cura non solo nel merito dei provvedimenti, ma anche nel metodo di funzionamento della democrazia. Superamento del bicameralismo perfetto, riduzione del numero dei parlamentari e dei costi della politica, semplificazione e tempi certi per il processo legislativo, rafforzamento dei fattori di controllo democratico dell’attività parlamentare, eliminazione del contenzioso legislativo tra Stato-Regione e rappresentanza diretta degli enti territoriali in Parlamento.
Sono i pilastri della nostra Riforma.
Tutto questo rafforzando la centralità del Parlamento e garantendo i principi fondamentali della Carta costituzionale.
Il cambiamento è la nostra sfida. Ci vuole coraggio, ma restare fermi di fronte alla crisi sarebbe fatale.
L’Europa nella quale viviamo non assomiglia più a quella dei fondatori, e così vale in generale per il mondo occidentale. Quello che succede in Italia, non avviene certo indifferentemente dal resto degli avvenimenti mondiali. Crisi economica prolungata, i suoi pesanti effetti sociali, anni di politiche europee di austerità, fragilità dell’Europa politica, Brexit, crisi mediorientale irrisolta, terrorismo islamico, immigrazione. Sono solo alcuni dei problemi che caratterizzano il nostro tempo, alcune delle questioni che i leader europei e mondiali affrontano ogni giorno e che modificano la geografia politica dei nostri Paesi.
In tutto il mondo occidentale, i problemi che viviamo, producono la crescita di leader e movimenti nuovi, di radicale critica alle istituzioni politiche, spesso di tendenza di destra, a volte a matrice razzista, che vogliono scardinare gli assetti istituzionali e/o internazionali consolidati, spazzando via i precedenti partiti. In Gran Bretagna, Farange con Ukip ha conseguito il più grande successo della sua storia con la vittoria di Brexit, portando gli inglesi in un territorio dall’incerto futuro economico. In Austria, il ballottaggio ha fatto fuori politicamente le due formazioni tradizionali dei socialisti e dei conservatori, rischiando di far prevalere un partito dell’estrema destra con in più l’incertezza del nuovo ballottaggio che si dovrà svolgere. In Spagna, le recenti elezioni consegnano di nuovo un quadro politico di forte instabilità. In Francia, le prossime elezioni presidenziali rischiano di decretare la marginalità del Partito socialista e una competizione a forte rischio tra l’estrema destra di Marine Le Pen e il centrodestra. Altro fattore di incertezza per l’Europa sono le future consultazioni in Olanda, dove i sondaggi danno in testa il partito antieuropeista di Wilders. In Germania, la crescita del partito anti-immigrati AFD guidato da Frauke Petry desta non poca preoccupazione in Angela Merkel, visti i risultati delle ultime amministrative. Anche negli Stati Uniti la forte ascesa di Donald Trump ha introdotto nel tradizionale assetto politico americano una novità di fortissima radicalizzazione delle posizioni su temi cruciali quali l’immigrazione, i diritti civili e la politica estera.
Dunque in tutta Europa si pone il problema di come dare rappresentanza democratica a ogni segmento sociale, soprattutto a coloro che più hanno pagato le crescenti ineguaglianze sociali, e al contempo garantire governabilità, rafforzando e rendendo più efficiente e semplice il funzionamento delle istituzioni. O sarà così o prevarranno le forze antisistema.
Questo noi proponiamo al Paese con la Riforma costituzionale, che verrà sottoposta a Referendum come detta la Costituzione.
È l’Italia in questo momento di crisi generalizzata che offre una cura non solo nel merito dei provvedimenti, ma anche nel metodo di funzionamento della democrazia. Superamento del bicameralismo perfetto, riduzione del numero dei parlamentari e dei costi della politica, semplificazione e tempi certi per il processo legislativo, rafforzamento dei fattori di controllo democratico dell’attività parlamentare, eliminazione del contenzioso legislativo tra Stato-Regione e rappresentanza diretta degli enti territoriali in Parlamento.
Sono i pilastri della nostra Riforma.
Tutto questo rafforzando la centralità del Parlamento e garantendo i principi fondamentali della Carta costituzionale.
Il cambiamento è la nostra sfida. Ci vuole coraggio, ma restare fermi di fronte alla crisi sarebbe fatale.
Articolo integrale di Emanuele Fiano pubblicato da L'Unità (PDF)»
Video di una dichiarazione di Emanuele Fiano»»
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