L'Europa e la Brexit
Intervento a SkyTg24.
La posizione del Governo italiano sulla Brexit è condivisa da molti: non sottovalutiamo il voto inglese, pesa come un macigno sulla questione europea e va affrontato subito, non possiamo attendere perché occorre anche dare un segno di rispetto verso il voto dei cittadini. Prendiamo atto che è stata fatta questa scelta, non apriamo una fase infinita di trattative e discussioni e di ricerca di possibili ritorni indietro ma affrontiamo la questione per quello che è: cioè bisogna mettere in campo un’Europa che sia convincente per i cittadini per le risposte sociali sul lavoro e sulla vita di tutti i giorni che riesce a dare.
Fino ad ora, evidentemente, l’Europa non è riuscita a dare risposte adeguate se su di essa si sfogano continuamente tutti i malesseri e le difficoltà dei cittadini.
Fino ad ora, evidentemente, l’Europa non è riuscita a dare risposte adeguate se su di essa si sfogano continuamente tutti i malesseri e le difficoltà dei cittadini.
Al referendum si è arrivati sotto la spinta di forze politiche che hanno cavalcato il malessere ma si è capito solo c’è chi vuole demolire l’Europa, non cambiarla e non si capisce per fare cosa. La vicenda britannica di queste ore, dimostra che nessuno dei fautori dell’exit sa dove si sta andando e dove può portare ciò che è risultato dalla consultazione. Si è scelto di cavalcare un disagio giustificato ma che non lo si risolve così.
Renzi, invece, ha chiesto di fare in fretta con la Brexit ma non per punire la Gran Bretagna perché ha deciso di uscire dell’UE ma perché da domani non possiamo metterci a discutere delle procedure di uscita mentre è urgente discutere su come l’Europa possa cambiare passo e dare ai cittadini delle risposte sul piano sociale, fiscale, sul lavoro.
Dobbiamo anche cominciare a ricordare che l’Europa è una grande opportunità per moltissime cose, non è solo danni. Bisogna cominciare a dire ai cittadini che l’Europa ha portato anche tante cose positive.
Matteo Renzi, quindi, ha spiegato che il problema posto con il referendum inglese non è quello di iniziare una defatigante trattativa rispetto alla Brexit ma, se vogliamo evitare che l’Europa si squagli e che la Brexit sia solo il primo passo, dobbiamo occuparci di riformare l’Europa, facendo in modo che l’Europa non venga vissuta solo come un problema e che si faccia carico delle questioni che riguardano i cittadini. Questioni che forze come Podemos o M5S o altri movimenti raccolgono, cavalcano ma non risolvono. C’è bisogno, dunque, che l’Europa assuma una funzione rispetto al sociale, al fisco e si occupi della vita concreta delle persone, dando risposte al disagio che c’è ed è grande in una parte importante del Continente.
Sulla retorica dei referendum, invece, penso che quando i cittadini si esprimono sia giusto riconoscere fino in fondo il risultato e agire di conseguenza. Voglio ricordare, però, che questo era un referendum promosso da un Premier per risolvere problemi in casa propria e vincere le elezioni sfruttando il malcontento che c’era sull’Europa e, oggi, quel Premier che aveva scommesso sulla vittoria del Remain non sa cosa fare. Farage che ha vinto, invece, neanche 24 ore dopo il risultato elettorale si è rimangiato tutte le promesse fatte per caricare la Brexit sulle risorse finanziarie e sull’immigrazione, dimostrando di aver preso in giro i cittadini per tutta la campagna referendaria.
Credo, quindi, che ci sia da riflettere sul modo in cui si fanno i referendum, su come si fanno le consultazioni elettorali e su cosa serve la democrazia rappresentativa perché i problemi complessi non possono essere risolti solo con un sì o con un no.
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