L'Africa come opportunità
L’Africa può essere una minaccia, ma può anche diventare un’opportunità ed è, in ogni caso, il futuro. In Italia a forza di polemiche autoreferenziali, anche all’interno del Partito Democratico, alcuni non si sono resi conto né della sfida che abbiamo di fronte né della novità storica di un Governo che ha messo l’Africa al centro della sua politica estera e che sta cambiando in questa direzione la stessa politica estera dell’Europa. La comunicazione della Commissione europea sui “patti” con i Paesi africani, esplicitamente ispirata alle proposte avanzate da Matteo Renzi con il Migration Compact, è il punto di partenza di una nuova relazione tra Ue e Africa.
Ma questo atto è anche il frutto e il punto di arrivo di un processo di maturazione politica del Partito Democratico, che è riuscito a mettere insieme il meglio della tradizione progressista italiana e che sta modernizzando e allargando al campo democratico tout-court la sinistra europea, cominciando a costruire a Bruxelles una vera politica estera comune e restituendo al Mediterraneo la centralità che ha sempre avuto storicamente.
Il caso ha voluto che la Commissione abbia presentato la sua proposta due giorni dopo il voto alle elezioni amministrative in Italia. Il risultato paradossale è che, nel momento in cui il nostro Paese ha ottenuto uno dei suoi maggiori successi in Europa e nella politica estera, in Italia giornalisti e politici non se ne sono accorti perché troppo accalorati e “avvitati” su polemiche e tattiche locali. Non è la prima volta. Quando due anni fa Matteo Renzi ha insistito sulla nomina di Federica Mogherini ad Alto rappresentante per la politica estera europea sono stati in molti a dire che si trattava di una battaglia inutile per l’Italia. Martedì invece è stata proprio Federica Mogherini a venire nell’aula della plenaria a Strasburgo per illustrare il piano della Commissione per l’Africa, a cui ha lavorato insieme al vicepresidente della Commissione Frans Timmermans e in contatto costante con le autorità italiane. Sempre martedì a Strasburgo è stato Gianni Pittella, che guida i partiti progressisti europei nel Gruppo dei Socialisti e Democratici, a lanciare l’allarme sui massacri in Congo, ed è stata l’eurodeputata Pd Cécile Kyenge a firmare, da co-relatrice, la relazione dell’Europarlamento sull’immigrazione, così come siamo stati sempre noi eurodeputati Pd a tenere alta l’ambizione della proposta del Gruppo S&D e a costruire ampi consensi con i deputati di tanti Paesi. Insomma, se oggi l’Europa sta cominciando a prendere coscienza della necessità di mettere l’Africa al centro delle sue politiche è anche e soprattutto grazie alla ritrovata credibilità e al nuovo protagonismo dell’Italia a Bruxelles. L’Africa è un continente giovane, con un miliardo e cento milioni di abitanti e in pieno boom demografico. Se sarà una grande opportunità o una grande minaccia dipende in gran parte del ruolo che sarà in grado di svolgere l’Ue. Nei prossimi anni dall’Africa potrebbero venire flussi migratori incontrollati e conflitti destabilizzanti oppure l’Ue potrebbe costruire con i Paesi africani dei partenariati economici e politici proficui per tutti, così come proposto dal Governo Renzi e dalla Commissione. Secondo tutte le stime nei prossimi dieci anni il Pil dell’Africa crescerà a ritmi impensabili per le economie europee. Politica ed economia non esauriscono, però, la sfera delle relazioni tra i due continenti: essenziale sarà in ogni caso il dialogo culturale e la capacità di elaborare regole e modalità di convivenza plurale, rispettosa dei diritti comuni fondamentali e aperta all’accettazione delle diversità.
Ma questo atto è anche il frutto e il punto di arrivo di un processo di maturazione politica del Partito Democratico, che è riuscito a mettere insieme il meglio della tradizione progressista italiana e che sta modernizzando e allargando al campo democratico tout-court la sinistra europea, cominciando a costruire a Bruxelles una vera politica estera comune e restituendo al Mediterraneo la centralità che ha sempre avuto storicamente.
Il caso ha voluto che la Commissione abbia presentato la sua proposta due giorni dopo il voto alle elezioni amministrative in Italia. Il risultato paradossale è che, nel momento in cui il nostro Paese ha ottenuto uno dei suoi maggiori successi in Europa e nella politica estera, in Italia giornalisti e politici non se ne sono accorti perché troppo accalorati e “avvitati” su polemiche e tattiche locali. Non è la prima volta. Quando due anni fa Matteo Renzi ha insistito sulla nomina di Federica Mogherini ad Alto rappresentante per la politica estera europea sono stati in molti a dire che si trattava di una battaglia inutile per l’Italia. Martedì invece è stata proprio Federica Mogherini a venire nell’aula della plenaria a Strasburgo per illustrare il piano della Commissione per l’Africa, a cui ha lavorato insieme al vicepresidente della Commissione Frans Timmermans e in contatto costante con le autorità italiane. Sempre martedì a Strasburgo è stato Gianni Pittella, che guida i partiti progressisti europei nel Gruppo dei Socialisti e Democratici, a lanciare l’allarme sui massacri in Congo, ed è stata l’eurodeputata Pd Cécile Kyenge a firmare, da co-relatrice, la relazione dell’Europarlamento sull’immigrazione, così come siamo stati sempre noi eurodeputati Pd a tenere alta l’ambizione della proposta del Gruppo S&D e a costruire ampi consensi con i deputati di tanti Paesi. Insomma, se oggi l’Europa sta cominciando a prendere coscienza della necessità di mettere l’Africa al centro delle sue politiche è anche e soprattutto grazie alla ritrovata credibilità e al nuovo protagonismo dell’Italia a Bruxelles. L’Africa è un continente giovane, con un miliardo e cento milioni di abitanti e in pieno boom demografico. Se sarà una grande opportunità o una grande minaccia dipende in gran parte del ruolo che sarà in grado di svolgere l’Ue. Nei prossimi anni dall’Africa potrebbero venire flussi migratori incontrollati e conflitti destabilizzanti oppure l’Ue potrebbe costruire con i Paesi africani dei partenariati economici e politici proficui per tutti, così come proposto dal Governo Renzi e dalla Commissione. Secondo tutte le stime nei prossimi dieci anni il Pil dell’Africa crescerà a ritmi impensabili per le economie europee. Politica ed economia non esauriscono, però, la sfera delle relazioni tra i due continenti: essenziale sarà in ogni caso il dialogo culturale e la capacità di elaborare regole e modalità di convivenza plurale, rispettosa dei diritti comuni fondamentali e aperta all’accettazione delle diversità.
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