La legge 194 disattesa in Lombardia
In Lombardia la legge 194 è disattesa. A confermarlo sono i dati sul numero di obiettori di coscienza fra ginecologi, anestesisti e paramedici nei presidi ospedalieri lombardi nel 2012, che ho chiesto direttamente alle aziende ospedaliere della Lombardia. Ho scelto di raccogliere i dati direttamente dalle aziende ospedaliere
perchè l’assessore alla Sanità, Mario Mantovani a seguito di una nostra interrogazione in merito ci aveva fornito solo i numeri relativi al 2011, non divisi per presidio, quindi non sufficienti a tracciare un quadro esaustivo.
Sui 63 presidi ospedalieri che hanno un reparto di ginecologia e ostetricia, ben 11 vedono una presenza di obiettori di coscienza del 100%. E sono Treviglio, Montichiari, Iseo, Gavardo, Oglio Po, Cuggiono, Melzo, il Bassini di Cinisello Balsamo, Broni, Chiavenna e Gallarate.
In altri 12 il numero di ginecologi obiettori varia tra l’80 e il 99%. Tra questi gli ospedali di Sondrio, Busto Arsizio e Saronno, il Papa Giovanni XXIII di Bergamo, il Sant’Anna di Como e Niguarda a Milano. In 21 presidi l’obiezione varia tra il 60 e il 79%.
Solo 6 ospedali (Chiari,Codogno, il Buzzi, il San Carlo Borromeo, il Sacco e la Mangiagalli di Milano) hanno meno del 45% di medici obiettori. In quattro ospedali (Treviglio, Chiari, Codogno e Vaprio D’Adda) anche il 100% degli anestesisti obietta.
Numeri chiari, che dimostrano una forte criticità nell’applicazione della legge in Lombardia. A ulteriore conferma del fatto che gli ospedali lombardi non sono in grado, con l’attuale organizzazione del personale, di garantirne l’attuazione c’è il fatto che molte strutture, per l’alto numero di obiettori, devono chiamare contrattisti che intervengono solo per praticare interruzioni volontarie di gravidanza. La spesa complessiva è di 305 mila euro l’anno.
I dati sono davvero preoccupanti. Soprattutto per il fatto che sono molto diversificati a seconda delle aree della regione. In alcune infatti l’obiezione raggiunge percentuali altissime e non garantisce affatto l’applicazione della legge. E’ vero che la media complessiva dell’obiezione di coscienza in Lombardia è del 67,8%, non molto distante dal dato nazionale, che al 2010 era del 69,3%, ma se si considera la regione, esclusa la città di Milano, la media sale al 76%. Altro dato caratteristico della regione è il basso utilizzo della pillola RU486 che nel 2011 era solo del 2% contro, ad esempio, il 13 % del Piemonte e il 16% dell’Emilia Romagna.
Per garantire una compiuta applicazione della legge, il diritto alla libera scelta delle donne e per assicurare una più equa distribuzione delle mansioni fra i medici, in modo da evitare di far gravare solo sui pochi non obiettori un numero troppo alto di interruzioni volontarie di gravidanza, chiediamo che si mettano in atto alcune modifiche organizzative tali da portare l’obiezione al 50%.
La necessità è quella di creare bandi su progetto per l’assegnazione di ore di attività medica finalizzate alle interruzioni volontarie di gravidanza e di prevedere forme di mobilità del personale per riequilibrare nelle diverse strutture il numero di obiettori e non obiettori e garantire così l’applicazione della legge 194.