Con Sala finanziamo 3 progetti
Intervista di Fabio Massa pubblicata da Affaritaliani
E’ un uomo abituato a dosare le parole, Fabrizio Barini. Anche perché spesso nel suo lavoro vogliono dire denaro. Sonante. Candidato con il Pd al consiglio comunale, 40 anni, sposato con figli, lavora in una delle investment bank più quotate al mondo. “Datemi Beppe Sala e insieme riusciremo a finanziare nei primi 100 giorni tre grandi progetti validi per la città. Senza un euro di fondi pubblici”, scandisce in un’intervista ad Affaritaliani.it.
Fabrizio Barini, una new entry per il Pd. Tra l’altro con un profilo finanziario abbastanza inedito per i dem…
E’ vero, non ho una storia politica nella città di Milano. Però posso vantarne una importante di carattere professionale. Lavoro per una delle principali investment bank italiane, espressione di un gruppo di manager che 20 anni fa ha messo su una società che oggi è leader nel mercato.
Perché si candida?
Mi sono affacciato alla politica milanese per aiutare a far crescere la città per quel che sono le mie competenze. Il Pd mi ha contattato per cercare di entrare in mondi nei quali difficilmente riusciva a far breccia.
Effettivamente la finanza è sempre stata vista come qualcosa “di destra”.
No, questo è un errore. Come è un errore pensare che nel mondo bancario e finanziario non ci sia attenzione per il livello sociale. Chi intermedia capitali viene visto negativamente. Ma bisogna pensare che quando l’intermediazione è positiva e propositiva noi siamo quelli che trovano il denaro per i progetti. E devo dire che agli occhi della nostra comunità il Pd è sempre più credibile, dopo l’avvento di Matteo Renzi.
Quindi?
Quindi per me è molto meno difficile di quanto sarebbe stato una volta andare da quella comunità finanziaria e chiedere un voto. Oggi posso farlo tranquillamente perché c’è molta attenzione.
Facciamo i politici: la prima cosa che fa una volta approdato a Palazzo Marino in caso di vittoria.
Vado da Beppe Sala e gli parlo.
Per dirgli che cosa?
Di venire con me a cercare investitori finanziari internazionali e trovare così soldi da mettere sulla città di Milano. Poi andrei dalle principali banche milanesi che coinvolgano piccoli risparmiatori per indirizzarli sulla città e non sull’estero.
Ce la fareste?
Io credo proprio di sì, con le sue relazioni e le mie. Entro i primi 100 giorni penso che se ci sono tre progetti validi - e ci sono - non sarebbe neppure necessaria l’Europa o il governo, o fondi pubblici. Basterebbero gli investitori perché Beppe Sala, noi, per il nostro mondo siamo credibili.
Che cosa ne pensa degli investimenti esteri su Milano?
Li valuto positivamente, perché la città ha bisogno di presentarsi sul mercato internazionale. Ma queste cose vanno però governate dalla politica. Non bisogna subire rivoluzioni urbanistiche, bisogna guidarle. Dobbiamo far conoscere il centro della città come la sua periferia. E poi dobbiamo attirare capitali “buoni”.
In che senso “buoni”?
Nel senso di Fondi Pensione, fondi di investimento, non solo fondi sovrani. Ma per farlo dobbiamo fare un progetto industriale serio di finanziamento pubblico privato.
Queste caratteristiche finanziarie non le ha anche Stefano Parisi?
Io penso che Beppe Sala abbia più rapporti a livello internazionale. Difficilmente si potrebbe andare con Parisi da grandi fondi di investimento sapendo che dietro Parisi c’è qualcuno che vuole uscire dall’Europa come Matteo Salvini. Se ci fosse Parisi una fetta consistente del denaro buono del mondo non arriverebbe a Milano, perché dietro di lui c’è la Lega Nord.
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