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Milano deve contare di più

Written by Giuseppe Sala.

 Giuseppe Sala
Intervista a Giuseppe Sala di Elisabetta Soglio pubblicata dal Corriere della Sera
«Milano deve contare di più a Roma». Dal federalismo fiscale alla semplificazione delle procedure; dalla candidatura della città a ospitare eventi internazionali fino a diventare sede dell’Authority dei trasporti unificata a quella dell’energia: Giuseppe Sala, candidato sindaco per il centrosinistra, ripete come un mantra che «non dobbiamo perdere la spinta propulsiva che ci siamo guadagnati con Expo e su questo ci faremo ascoltare dal governo».
Contare di più perché oggi Milano è poco ascoltata?
«Con Expo, alla nostra città è stata chiesta un’assunzione di responsabilità e la sfida è stata vinta. Si ripete che Milano sta trainando il Paese e può farlo ancora meglio: quindi è giusto chiedere un occhio di riguardo, anche perché questa diventerà la più grande città metropolitana d’Italia. Se vogliono che Milano sia in grado di attrarre capitali dall’estero, bisogna creare le condizioni perché i possibili investitori non siano fermati dalle complicazioni della nostra burocrazia».
Lo chiede al premier Matteo Renzi?
«Ne sto parlando già con alcuni ministri e sicuramente mi confronterò con il premier. Milano deve essere sempre di più la piattaforma italiana degli investimenti stranieri. A questo proposito chiederò al ministro Calenda di attivare politiche di promozione nel mondo e al ministro Delrio di poter testare a Milano procedure semplificate per l’approvazione delle opere pubbliche».
Un esempio?
«Il governo sta garantendo che chi ha lavorato bene sulle grandi opere sarà sostenuto finanziariamente su nuovi investimenti. Con Delrio, che incontro domani (lunedì, ndr) a Milano, stiamo pensando a come rendere operativa l’ipotesi di prolungamento della metropolitana M5 fino a Monza».
Sulle tasse?
«Milano non può rinunciare a interloquire in modo serrato con il governo perché il processo di federalismo fiscale riprenda da dove si è interrotto. Va aperta una contrattazione sulle quote di tributi di pertinenza della Città metropolitana attualmente ritrasferite al governo. Discutiamone tecnicamente, evitando di fare solo demagogia. Stiamo concludendo una serie di valutazioni e prima del voto presenterò un progetto articolato».
Il suo competitor, Stefano Parisi, lamenta il fatto che i ministri stiano facendo parate elettorali per sostenerla e non si confrontino anche con lui. Lei sta «usando» il governo?
«Parisi può creare le condizioni per parlare con i ministri, come cerco di fare io. Resta il fatto che per Milano sarebbe un vantaggio avere un sindaco vicino al governo. Non solo politicamente, ma per relazioni consolidate, visto che in questi anni ho lavorato per Expo fianco a fianco con quasi tutti i ministri».
Gli eventi che vorrebbe ospitare in città?
«L’anno prossimo il G7 della ricerca avrà guida italiana e potrebbe essere ospitato a Milano anche in relazione alla futura partenza di Human Technopole sull’area Expo. Sempre nel 2017, Milano potrebbe essere sede del Forum annuale delle Nazioni Unite sull’accesso all’innovazione e alle tecnologie nei Paesi in via di sviluppo. Il forum è uno degli strumenti decisi nell’ultima conferenza sulla cooperazione tenutasi ad Addis Abeba. Infine, se sarò eletto voglio accelerare il confronto già avviato col governo sulla scelta di unificare a Milano le autorità di Trasporti ed Energia».
Se sarà eletto: ma intanto c’è chi sostiene che lei non sia candidabile perché avrebbe firmato documenti come commissario di Expo quando aveva già iniziato l’avventura politica. Risposta?
«Sono tranquillissimo. Dal punto di vista giuridico, le mie dimissioni sono state protocollate a gennaio nei tempi corretti e gli atti firmati successivamente sono le chiusure contabili che avvengono sempre settimane dopo. Dal punto di vista politico, invece, io chiedo: che polemiche e che dietrologie sarebbero cominciate se non avessi firmato il bilancio di Expo, cosa che ho fatto poche settimane fa?».
L’avversario Parisi le fa paura?
«Mi pare che l’effetto novità si sia affievolito. Una città come Milano che vive e prospera sull’apertura al mondo non può essere governata da una Lega che vorrebbe l’Italia fuori dall’Europa e che è favorevole a innalzare muri».
Parisi non è la Lega: non potrebbe anzi diventare lui il nuovo riferimento nazionale del centrodestra?
«Parisi cerca di tenere unita una coalizione che unita non è. E queste elezioni per loro saranno il terreno di scontro su cui misurare gli equilibri di forze interni al centrodestra: la Lega farà di tutto per superare Forza Italia».
Lei sarebbe disposto a celebrare le unioni civili come previste dalla nuova legge?
«Certamente sì. Anzi: se verrò eletto, ci sono già alcune coppie che si sono prenotate con me».

Per seguire Beppe Sala: sito web - Twitter @NoiMilano2016
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