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Doppia morale malattia per la democrazia

Written by Emanuele Fiano.

Emanuele Fiano
Articolo pubblicato da L'Unità (file PDF).
Oggi e sempre, più che di “garantismo”, termine che di per se vuol dire poco, dovremmo parlare della cultura delle garanzie costituzionali per chiunque sottoposto ad un procedimento giudiziario, ma, come molte altre volte, siamo chiamati a commentare l’uso strumentale della giustizia a fini di consenso, come troppo spesso capita nella nostra vita pubblica, provocando guasti e distorsioni.
Il Movimento Cinque Stelle si è trovato ad avere a che fare con questo principio cardine della cultura di diritto, molto prima di quanto pensasse.
È di sabato un avviso di garanzia per il Sindaco Nogarin di Livorno. Prima si era avuto quello per un assessore. Prima ancora inchieste a Bagheria e a Quarto. Per noi democratici, l’avviso di garanzia è uno strumento che garantisce la persona del diritto di farsi assistere da un difensore, di partecipare ad alcuni atti dell’indagine, di poter consapevolmente attendere l’esito finale di un’inchiesta che la magistratura sta compiendo sulla sua persona, per decidere se rinviarlo a giudizio. Per noi dunque la garanzia è suprema; quando ti raggiunge l’avviso non ci sono ancora colpevoli, non ci sono stati dibattimenti e confronti tra accusa e difesa; è la garanzia che nulla si svolge senza che l’imputato ne sia a conoscenza. Per altri, come si vede in queste ore, la cultura del diritto si trasforma in strategia della campagna elettorale. Noi siamo in questo profondamente diversi.
Dirò qui le stesse parole che ho utilizzato per il Sindaco di Lodi, tratto in arresto nei giorni scorsi; mi auguro che il Sindaco Nogarin possa dimostrare la propria innocenza. Non saremo noi a chiedere le sue dimissioni, come gli emuli del Tribunale del Blog fanno ogni giorno per casi analoghi. La nostra cultura politica ci dice che, la rappresentanza popolare nel Parlamento legifera, i magistrati applicano le leggi, i governi agiscono e attuano. Ogni altra deviazione può essere eversiva.
Noi crediamo che Nogarin non vada bene per le sue qualità di amministratore, crediamo che debba essere sconfitto politicamente e non per un avviso di garanzia. Ma lo crediamo per lui e per tutti. Luigi di Maio e gli altri del direttorio autoeletto invece, decidono loro se gli avvisi di garanzia siano gravi o meno, manifestano a Lodi per le dimissioni del Sindaco, senza molto successo peraltro, e intanto valutano loro l’entità delle inchieste di Livorno, per decidere di volta in volta, di città in città se uno dei loro debba dimettersi o meno. Un minuto dopo l’arresto diUggetti, Di Battista sentenziò: «Il PD ha un grave problema con il malaffare»; ma poche ore dopo la notizia dell’avviso di garanzia a Nogarin, Di Battista si è fatto molto più cauto: «La questione è particolare». È particolare, cioè, in particolare questa volta riguarda loro, cioè questa volta la relazione tra innocenza e colpevolezza è particolarmente delicata da valutare, prima di una sentenza, per quelli di «Onestà, Onestà» ma solo a giorni alterni.
Qui non è in ballo la questione di chi vincerà in questa o quella città, oppure alle prossime elezioni politiche. Qui è in ballo una questione di civiltà, e non solo giuridica. Partiti politici, movimenti, mezzi di informazioni, che hanno fatto e fanno della giustizia, un’ideologia, non uno strumento di libertà, contraddicono i fondamenti della civiltà del diritto. Il fine della giustizia è quello di riconoscere ciò che è giusto e ciò che non lo è, secondo legge, in ciascun comportamento di ognuno di noi, lo dice il termine stesso; la giustizia è uno degli strumenti della democrazia, per far sì che ognuno di noi sia uguale di fronte alla legge. Quando invece diventa un’arma di guerra politica contro gli avversari e fuori dai tribunali, mette in pericolo la Democrazia stessa, confondendo i ruoli fondamentali della divisione dei poteri repubblicani. Noi non vogliamo né che si trasformino le aule parlamentari in aule di tribunali, né vorremmo magistrati che esprimono pesanti opinioni politiche sull’operato del Presidente del Consiglio, né mai vorremo un governo che limiti l’autogoverno della magistratura. Ci basterebbe avere avversari politici che non utilizzano la doppia morale da mattina a sera, perché quella doppia morale, quell’ergersi a giudici supremi e purissimi dell’operato di chiunque, a prescindere dai fatti, dalle prove, dai processi, dai tribunali, è una malattia mortale per la Democrazia che noi vogliamo difendere, ammodernare e sviluppare.

Per seguire l'attività di Emanuele Fiano: sito web - pagina facebook

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