Parte da Milano il segnale forte perché l’Italia migliori
Lasciatemi tornare sull’argomento Città Metropolitana, perché la mia presunzione è di non lasciare dubbi.
Noi siamo sempre disponibili a raccontare tutto il lavoro che abbiamo fatto e a prendere in considerazione le sollecitazioni sul lavoro non fatto, sulle cose che non abbiamo fatto bene o che andavano fatte meglio.
Come ho detto l’altro giorno al Ministero dell’Economia e delle Finanze a Roma c’è da parte nostra una grande disponibilità proprio perché siamo in una fase di costruzione e di transizione.
Noi siamo sempre disponibili a raccontare tutto il lavoro che abbiamo fatto e a prendere in considerazione le sollecitazioni sul lavoro non fatto, sulle cose che non abbiamo fatto bene o che andavano fatte meglio.
Come ho detto l’altro giorno al Ministero dell’Economia e delle Finanze a Roma c’è da parte nostra una grande disponibilità proprio perché siamo in una fase di costruzione e di transizione.
Devo dire che noi ci assumiamo questa responsabilità politica, perché crediamo nella Città metropolitana, crediamo che sia una grande risposta istituzionale per il miglioramento degli standard dell’efficienza pubblica, della semplificazione, di tutto quello che crediamo il nostro lavoro stia cercando di fare.
Per meglio capirci, ricordo la vicenda dei precari il cui orizzonte lavorativo, in assenza di modifiche normative e legislative, è limitato al luglio prossimo.
Per meglio capirci, ricordo la vicenda dei precari il cui orizzonte lavorativo, in assenza di modifiche normative e legislative, è limitato al luglio prossimo.
Sono stati – lo ripeto – giorni di passione non solo per i 41 precari ma anche per noi amministratori che alla fine, decidendo il prolungamento dei contratti, abbiamo assunto una precisa responsabilità politica.
Naturalmente abbiamo fatto una lunga riunione noi consiglieri delegati insieme ai tecnici, perché – lo ripeto ancora – i lavoratori precari svolgono il proprio lavoro su funzioni fondamentali della Città metropolitana di Milano. Senza questa proroga ci sarebbe stato un danno per le cittadine e i cittadini, per le imprese che si rivolgono al nostro ente.
Così operando, abbiamo dato due segnali: il primo è che la decisione presa all’unanimità (consiglieri delegati e sindaco) è una cosa importante per Milano e per il paese. Il secondo segnale è la necessità di modificare la legge 56, poiché è una legge complicata, che innova il quadro istituzionale e che quindi necessariamente ha bisogno di monitoraggio. Noi pensiamo che una attestazione di responsabilità politica forte che parte da Milano, focalizzi tutta la classe dirigente della Politica sulla necessità di rivisitare una legge così importante perché possa adattarsi alle differenti e complesse situazioni che stiamo vivendo.
Sicché con la nostra scelta di proroga del contratto per i precari, abbiamo disegnato con un tratto cubitale, una linea politica che s’impegna a ricordare – costantemente – a Roma, a coloro che hanno la possibilità di fare modifiche alle leggi nazionali, la necessità di trovare nuove soluzioni per sistemi complessi, come quelli di città metropolitana appunto, che probabilmente non erano nemmeno visibili nel momento in cui la legge è stata scritta.
La vicenda dei precari ha evidenziato un problema complessivo di equilibri di bilancio che oggi riguarda appunto i precari, ma che un domani prossimo potrebbe riguardare le disponibilità finanziare per le manutenzioni delle strade, dopodomani per altre esigenze non meno importanti. Tutti problemi che – ricordiamolo molto bene – tormentano noi cittadini che viviamo su questo territorio.
Non sto parlando dell’ “araba fenice”, ma di un problema di equilibrio complessivo del bilancio e delle risorse assegnate ad una nuova istituzione come è appunto questa, con nuove funzioni inderogabili e specifiche. Non è una guerra tra poveri, perché io sarei la prima a sottrarmi.
Infatti, il tema non è spostare delle risorse, bensì di ridisegnare un equilibrio, di funzioni – e lo dico con moderazione – anche di sintonia con le leggi regionali che devono dare concretezza ai principi contenuti nella legge 56, la quale disciplina le funzioni delegate, le risorse. Su quanto ho elencato siamo ancora nel buio, e lo ripeto a chiare lettere. Beninteso, non riguarda soltanto Regione Lombardia, ma molte altre Città metropolitane, che come noi sono “al buio”. Ma non dev’essere per noi un conforto.
Per capirci, l’equilibrio Stato-Regioni-Città metropolitana va ridisegnato alla luce delle necessità e delle funzioni che devono essere assegnate all’uno, all’altro e all’altro ancora in maniera univoca. Come dico sempre il principio dovrebbe essere questo: “chi fa che cosa e, quella cosa la fa uno soltanto”.
Mi rendo perfettamente conto che quando c’è un cambio così profondo e così repentino l’assestamento necessita di un tempo. Noi ci siamo assunti la responsabilità politica di questa scelta con la certezza di condividerla con il Parlamento e con il Governo su alcuni temi dolenti che riguardano la legge 56 e la sua concreta realizzazione, perché sono temi che toccano, nel più e nel meno, tutte le città metropolitane.
Personalmente sono molto fiduciosa, che da Milano possa arrivare un segnale di miglioramento dalla pubblica amministrazione e quando dico miglioramento voglio anche sottolineare che se non abbiamo fatto delle cose, siamo disponibili a farle o a rifarle. Immediatamente, perché siamo consapevoli che nessuno ha la verità in tasca.
In virtù di questo principio e, siccome ci siamo assunti la responsabilità politica dobbiamo essere pronti a rispondere a tutte le domande che le aziende, l’ ambiente, la manutenzione delle strade, la mobilità, i trasporti e, l’elenco continua. “Tutte le cose sono state già dette; ma poiché nessuno ascolta, occorre sempre ricominciare”, scriveva Andrè Gide. Se la legge 56 sarà presto rimodulata, non ci sarà la necessità di ricominciare. Andremo soltanto avanti, ve lo assicuro.
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