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Il ricordo di Zaha Hadid

Written by Zaha Hadid.

Zaha HadidLa nuova stazione marittima di Salerno è la quarta opera di Zaha Hadid eseguita in Italia, insieme al Maxxi di Roma e alla torre di City Life nell’ex area della Fiera a Milano: la più piccola, (insieme al Museo Corones sulle alpi di Brunico) ma forse la più bella per la sinuosa silhouette che si infila nel molo della città come il profilo di una nave leggera. 
La gran Dama dell’architettura internazionale si è spenta a soli 65 anni per un infarto all’ospedale di Miami dove era stata ricoverata per una bronchite. 
Il suo talento era indiscutibile, come il suo temperamento difficile e battagliero, inevitabile strumento di attacco in un mondo, come quello dell’architettura, che rimane ancora terribilmente condizionato dalla cultura maschile.
Nata a Bagdad il 31 ottobre 1950 da una famiglia benestante, dopo gli studi di Matematica all’Università americana di Beirut, Zaha fa il passo decisivo della sua vita, trasferendosi a Londra che nel 1972 era forse l’unica città già globale in Europa. La sua scuola fu l’Architectural Association, autentica fucina di talenti stravaganti e creativi, come il suo amico e primo compagno di studi, Rem Koolhaas, non a caso come lei anticonformista globetrotter capace di trovarsi a proprio agio nelle più disparate situazioni politiche culturali. Fu nel 1983 il concorso per The Peak ad Hong Kong a segnalarla come astro nascente della nuova architettura: progetto teorico e d’avanguardia, ma proprio per questo in grado di segnare l’immaginario mondiale per le sue linee spezzate e ribelli, che lei associava alla pratica estetica della scrittura del suo Paese. Da allora la sua carriera è stata tutta in discesa: nel 2004 le viene assegnato il Pritker Price e nel 2016 la Riba Royal Gold Medal , per la prima volta assegnati a una donna, mentre nel 2008 Forbes l’ha inserita tra le 100 donne più famose del mondo.
La sua forza stava nel potere di trasformare l’architettura in un linguaggio di forte impatto emotivo: un vorticare organico di linee ondeggianti che sfruttano le tecniche più sofisticate del digitale per sovvertire i canoni tradizionali dell’architettura fatta di travi e pilastri.
Il Museo Messner Corones si incastra sulla vetta del monte e ne esce, come un serpente di montagna, sui lati esposti a valle, senza una sola linea retta, in modo da sembrare quasi un inserto naturale. Anche la Guangzhou Opera House, il Rosenthal Center for Contemporary Art di Cincinnati o il London Olympic Aquatic Centre- tra le sue opere più recenti e mediaticamente esposte – hanno la stessa facilità di movimenti e come il Maxxi a Roma propongono al pubblico un’esperienza dello spazio assai anticonvenzionale: nei suoi edifici infatti sono banditi stanze e corridoi. Tutto scorre fluido e senza intoppi, come se il cemento diventasse duttile e plasmabile sino ad assumere la parvenza di un nastro irrequieto.
Lo skyline di Milano porterà il nome e il segno del genio di Zaha Hadid, l'architetto e designer scomparso a Miami mentre cresce Lo Storto, uno dei tre grattacieli del complesso Citilife, nuovo cuore economico della città firmato dalle grandi stelle dell'architettura. Gli altri sono Il Dritto, la Torre Isozaki, già conclusa, e il Curvo, la Torre Libeskind, per la quale il lavori sono avviati. Quarantaquattro piani per 175 metri di altezza, l'edificio prende il nome dalla torsione della struttura che si attenua salendo verso l'alto fino a raggiungere la verticalità. Diventerà l'headquarter milanese di Generali. Ma Hadid ha firmato anche le residenze nel lato sud est di Citylife.
Immagini da Repubblica.it

Il ricordo di Giovanni Melandri (Presidente Fondazione MAXXI) pubblicato dall’Huffington Post:
Al MAXXI siamo tutti scioccati e immensamente addolorati dalla notizia della morte di Zaha Hadid. La grande signora dell'architettura del nostro tempo, nata a Baghdad nel 1950 e formata nella prestigiosa sede dell'Architectural Association di Londra, e anche il genio, la mano e l'immaginazione che hanno dato forma allo straordinario Centro nazionale per le arti contemporanee di Roma.
Nel 2004 è stata la prima donna a vincere il Pritzker Prize, mentre proprio quest'anno era stata premiata a Londra con la RIBA Gold Medal.
Ho avuto il privilegio di incontrare per la prima volta Zaha nel 1999, quando vinse il concorso per la progettazione del MAXXI, che le valse uno dei suoi due prestigiosi Stirling Prize.
Ricordo molto bene che in competizione c'erano anche i progetti di alcuni tra i più famosi architetti del mondo, ma il suo conquistò la commissione indipendente che li doveva giudicare. Il suo progetto visionario si impose per il dialogo senza complessi con i monumenti della Roma antica e, soprattutto, con i suoi predecessori barocchi, "adagiando" il museo, rispettosamente, in un quartiere già punteggiato da capolavori di architettura moderna.
All'apparenza spigolosa e ruvida, Zaha era in realtà una donna generosa, empatica, ironica e soprattutto molto, molto spiritosa. Una donna di grande forza e coraggio, creativa e innovativa. Un genio eclettico e visionario che ci mancherà moltissimo.
Per noi del MAXXI, che ogni giorno trascorriamo così tanto tempo negli spazi fluidi e avvolgenti da lei immaginati e creati, la sua scomparsa corrisponde alla perdita di una compagna di viaggio, con noi in ogni fase di questa straordinaria avventura. Zaha veniva a trovarci spesso. La ricordo, elegantissima, al nostro primo Acquisition Gala Dinner. E anche io, nei miei viaggi a Londra, l'andavo a trovare. L'ultima volta, abbiamo lungamente chiacchierato dei destini dell'architettura contemporanea.
Lavorare al MAXXI, muoversi lungo le sue curve, incontrare gli sguardi di chi lo abita o lo esplora, mette direttamente in contatto col modo di pensare lo spazio architettonico di Zaha. Nei suoi disegni, negli splendidi modelli che hanno raccontato il progetto, lo spazio non è altro che movimento che si fa materia, linearità, sintesi tra casualità e percorsi obbligati. All'interno, le gallerie e gli spazi di movimento ci guidano al cospetto di opere che dialogano tra loro, attraverso mostre che scompaiono l'una nell'altra, arte, architettura, immagini ferme e in movimento, suoni e installazioni. Le architetture del MAXXI sono state amate, e anche criticate, dalla comunità degli artisti di tutto il mondo. Quello che è certo, è che il corpo a corpo con le architetture di Zaha non lascia mai indifferenti, trasforma e sfida chiunque le attraversi.
Anche all'esterno, la "piazza" del MAXXI ci accompagna da una strada della città all'altra, offre un percorso alternativo, accoglie la vita sociale del quartiere e non solo, il gioco dei bambini, le "chiacchiere con vista" sul museo. Perché il MAXXI, per Zaha, non finiva certo al suo ingresso.
Chi ha avuto la possibilità di seguire fin dall'inizio la storia di questo edificio e di questa istituzione, ha potuto imparare molto da Zaha e su Zaha. Prima di tutto, la sua convinzione che non esistono posti, Italia inclusa, dove non sia possibile costruire un'architettura del proprio tempo, schietta e audace, priva di compromessi. Come il MAXXI, ma anche gli altri progetti in Italia (lo straordinario Messner Mountain Museum a Plan De Corones, la Stazione marittima di Salerno, la visionaria Torre Hadid di CityLife, Milano).
Il MAXXI farà di tutto per ricordare questa Regina dell'architettura, amica e donna straordinaria, e presto le renderemo omaggio con una grande mostra. Il MAXXI è la casa di Zaha Hadid a Roma. È un segno che rimarrà per sempre. Da oggi, i suoi ammiratori, ma anche i suoi critici, dovranno misurarsi con questa grande e geniale "Lady Architetto".
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