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La chiusura del cerchio

Written by Roberto Pecoraro.

Roberto Pecoraro I colori del tramonto non finivano mai di stupirlo.
Gradazioni di giallo, rosso, azzurro. A volte riusciva a scorgere quel meraviglioso colore: un misto di rosso, viola e fucsia, che si può ammirare all’interno dei fichi d’India.
Vedeva la palla di fuoco che, nel giro di pochissimi minuti, sprofondava nell’acqua del mare, il suo mare!
Dal balcone di casa vedeva il riflesso dei colori sull’acqua: lo prese la solita malinconia che non lo abbandonava da circa un anno. Da quando era venuto a mancare, tragicamente, Gianni, suo fratello minore.
Erano cresciuti insieme.
Per Luca quella morte improvvisa, inaspettata e tragica, non poteva essere vera. Non se ne faceva una ragione.
Perché? Quale era il senso? Cosa doveva fare Lui adesso?
L’unica cosa che riusciva a fare era ricordare ogni istante vissuto accanto a Gianni.
Gianni era la vita fatta persona. Lei, la vita, avvolgeva ogni poro della sua pelle e lui si lasciava prendere, la accoglieva, la respirava, ne coglieva ogni singola molecola.
Rientrò in casa, alla radio una canzone faceva così:
“…era tanto potere parlarci, giocare a guardarci, 
tra gli amici che ridono e suonano attorno ai tavoli pieni di vino,
religione del tirare tardi e aspettare mattino,
e una notte lasciasti portarti via, solo la nebbia e noi due in sentinella, 
la città addormentata non era mai stata così tanto bella. 
Era facile vivere allora ogni ora, 
chitarre e lampi di storie fugaci, di amori rapaci, 
e ogni notte inventarsi una fantasia da bravi figli dell’epoca nuova, 
ogni notte sembravi chiamare la vita a una prova. 
Farewell, non pensarci e perdonami se ti ho portato via un poco d’ estate
con qualcosa di fragile come le storie passate,
forse un tempo poteva commuoverti, ma ora è inutile credo, perchè
ogni volta che piangi e che ridi non piangi e non ridi con me…”.
strade L’indomani mattina Luca, sarebbe dovuto andare a Roma per tenere una delle sue conferenze sull’economia circolare: argomento eco-chic, tanto di moda da qualche anno.
L’aula era stracolma, lui spiegava del ciclo naturale di un bosco: una foglia, cresciuta grazie alla fotosintesi clorofilliana e quindi grazie al sole, viene mangiata da un bruco, a sua volta mangiato da un uccello e così via sino ad arrivare alla morte e decomposizione dell’animale all’apice della catena alimentare. La fine di ogni ciclo è l’inizio di uno nuovo. Quando l’ultimo animale della catena torna alla terra, rinasce una nuova pianta e quindi una nuova foglia …. ed il ciclo ricomincia.
Il ciclo naturale è un “cerchio” perfetto con il sole al centro, a dare energia infinita all’intero sistema. La natura è basata su cicli come questo, circolari. Il tutto regolato da un’unica fonte di energia rinnovabile, il sole.
Dopo avere parlato dei cicli naturali, Luca parlò del ciclo dell'umanità: si prelevano dalla terra le risorse naturali (es. metalli o petrolio), usando energia (spesso non rinnovabile) e, tramite l’uso di altra energia, si trasformano in oggetti che, dopo essere stati utilizzati, vengono in prevalenza buttati.
Un sistema a “semicerchio”, diceva: si prende alla terra e gran parte ritorna alla terra senza rinascere, senza rigenerarsi!
Spiegava che la nuova corrente di pensiero dell’economia circolare si poneva l’obiettivo di trasformare i cicli dell’umanità, avvicinandoli a quelli della natura. Quindi non più beni acquistati e buttati, ma servizi venduti da soggetti (chiamiamoli player) che seguiranno i beni in tutte le fasi della loro vita (dalla culla alla tomba); rigenerandoli ad ogni utilizzo, recuperando i materiali e limitando quindi i rifiuti prodotti ed il consumo di energia e risorse naturali.
Diceva che, ad esempio, non si comprerà più la lavatrice ma si pagherà un canone al player per tenerne una in casa. Alla fine della vita utile il player ritirerà la lavatrice consegnandone una nuova. Poi recupererà tutti i materiali possibili da quella vecchia e con questi ne costruirà una nuova.
Stava per terminare la sua relazione quando, dalla platea, si alzò una mano: un giovane chiedeva di intervenire. Era Gianni, Luca non credeva ai suoi occhi!
Il giovane chiese: come facciamo ad applicare il concetto di economia circolare ai comportamenti umani? Al ciclo di vita delle persone? Che cosa è stata la mia vita, sono davvero morto?
Gianni continuò: la tua sofferenza, fratello mio, non è altro che una parte della gioia che abbiamo vissuto insieme. Se non fossimo stati così felici, adesso tu non ti sentiresti mancare in questo modo!
Proprio tu, che spieghi agli altri la magia dei cicli naturali, proprio tu non riesci a leggere la tua sofferenza, non riesci a trovarne la chiave di lettura?
Prova a guardare oltre il semicerchio del mio ciclo di vita: la mia nascita, la mia vita felice, la mia morte, prova a chiudere il cerchio.
Il percorso che ti manca, fratello mio, è che io, come le piante di cui parli, ho gettato un seme.
Questo seme è il ricordo, il sorriso, la gioia, l’esempio. Io lo vedo nei tuoi occhi, come tu potrai vedere il tuo seme nel profondo dello sguardo del tuo bambino.
Questo ho lasciato e questo lascerai anche tu alla fine: un modo di vivere la vita, che potrà essere un tesoro per chi ti ha accompagnato nel percorso.
La strada non la capirai mai, fratello mio, ma devi percorrerla con gioia, finché ti sarà concesso, come ho fatto io. Con il sorriso, con leggerezza: percorrendo ogni passo col piacere di sentire un piede che si solleva ed il desiderio di posare per terra l’altro.
Godi di ogni respiro, del vento in faccia quando guardi il mare in burrasca seduto sulla scogliera.
Mentre cammini sui sentieri che vorrai, fratello mio, spargi il più possibile i tuoi semi.
Luca si svegliò di soprassalto: l’aria era frizzante, l’alba regalava le prime luci del giorno.
Sentiva la salsedine dentro le narici; sul mare, all’orizzonte, apparivano i primi riflessi del sole.
Lo stesso sole che la sera prima, al tramonto, gli aveva tolto il fiato, accompagnava adesso il suo nuovo respiro.
Scese in spiaggia, l’acqua era ferma come quella di un lago: guardò il cielo e lanciò una pietra.
Gli infiniti cerchi concentrici che ne vennero fuori furono l’immagine più bella che ricordò da quel giorno.

Per contattare Roberto Pecoraro e seguire la sua attività: Twitter @RoPecoraro - Pagina Facebook - Sito web

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