Addio Eco, grazie per il coraggio e la franchezza
Ma chi l'ha detto che viviamo in un'epoca senza maestri? Ci sono, eccome.
Il solo problema è che muoiono. E ci lasciano soli.
Addio Umberto Eco, ciao Professore, e grazie per tutto quello che mi hai insegnato, senza saperlo, il che è ancora più bello.
Saper ridere con intelligenza, come antidoto alla morte, saper stare nel proprio tempo col distacco dell'ironia, la leggerezza che esiste solo se c'è profondità, e l'amore per la cultura in tutte le sue forme, e in primis per la lettura.
I SUOI LIBRI DA DIVORARE. Da ragazza ho divorato i tuoi saggi di estetica, di semiologia, antica e mai sopita passione, e ho imparato a comprendere i linguaggi diversi dei fumetti, di quell'indimenticabile azione di cultura di massa che fu Linus.
E potrei continuare con il formidabile e stra-citato Diario minimo clamorosamente attuale al punto da diventare un classico.
E non m'importa un fico secco delle opinioni politiche, alle quali va rispetto.
TANTE BATTAGLIE GIUSTE. Mi interessano l'impegno civile, le battaglie per l'autonomia della cultura e di recente dell'editoria, il coraggio di andare controcorrente con poche parole, con qualche 'bustina', la sincerità su temi spinosissimi - ricordo gli articoli sul caso Englaro -, la franchezza nella critica di un certo uso dei social media.
E la grande voglia dello studioso del passato di guardare sempre avanti, di essere sempre avanti.
La conoscenza personale episodica mi consegna un'immagine austera, diversa da quella che è nella mia interiorità, più familiare, come accade solo ai grandi, mai contigui, eppure vicinissimi alla vita di tutti.
ANCHE I PIÙ GIOVANI IMPARINO. Spero che i più giovani possano imparare a godere del piacere del testo, della bellezza di saper interpretare un'opera d'arte, o almeno di saperla leggere.
Che è come dire che con Eco se ne va anche una parte della mia giovinezza.
Non posso parlare d'altro, tutto il resto è silenzio.
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