Passeggiata nei quartieri della Zona 9 di Milano
Intervento svolto alla presentazione del libro "Passeggiata nei quartieri di Milano" di Aldo Bartoli (video).
In questo libro si parla di quartieri che conosco, in cui sono cresciuto, ho fatto politica e per questo ho accettato di scriverne la prefazione.
Il libro di Aldo Bartoli è un atto d’amore nei confronti della Zona 9 di Milano e dei suoi quartieri, che vengono ben raccontati, con l’orgoglio per la storia che si è vissuta in essi.
Viviamo in una città in cui ancora, troppo spesso, si parla di una divisione tra centro e periferia e, troppo spesso, la parola “periferia” viene associata al degrado o ad una parte di città di serie B che esiste solo in funzione del centro.
Il libro di Bartoli mostra un’altra prospettiva. Nel libro si racconta che i quartieri della Zona 9 hanno una loro storia e hanno prodotto esperienze importanti nel corso degli anni dal punto di vista artistico e culturale. La storia di questi quartieri è legata a chi ha vissuto in essi (che una volta erano addirittura dei Comuni veri e propri).
C’è poi una storia specifica di questi quartieri per ciò che riguarda le fabbriche, l’abitare, la Resistenza e credo che sia giusto raccontarla anche per dire che Milano anche grazie a questo sarà ancora di più la Città Metropolitana e se vuole avere un’identità la deve cercare mettendo insieme tutti i pezzi. Se nascerà un’identità forte della Città Metropolitana di Milano è anche perché ci sono tanti quartieri della periferia, che non possono essere associati solo al degrado e che hanno una storia importante che va a formare complessivamente la storia della città.
Anche noi, troppo spesso, siamo abituati a ragionare delle periferie solo in termini negativi, invece, bisogna capire che ci sono dei problemi in alcuni quartieri degradati ma le periferie sono anche una ricchezza per questa città e questo libro lo testimonia.
Le periferie non sono dei pezzi attaccati alla città ma sono una parte fondante e fondamentale della città. Nei quartieri della Zona 9 ci sono delle esperienze importanti, questa è una parte di Milano che ha avuto un gran numero di trasformazioni e che di fronte alle trasformazioni ha sempre dato risposte innovative che in qualche modo sono diventate poi esemplari anche per altri.
C’è una parte del libro in cui si racconta di come è stato affrontato il tema della casa e dell’abitare. Questi sono i quartieri in cui si sono costituite le cooperative: ci si è messi insieme per garantire case a costi accessibili ai lavoratori e agli operai.
Ancora oggi, questi sono i quartieri in cui ci sono le cooperative a proprietà indivisa, che è un’esperienza presente solo in poche realtà: a Niguarda, in Bovisa, a Torino e a Ferrara. Si è data, quindi, una risposta originale e innovativa al tema dell’abitare e oggi molti dei nostri quartieri sono segnati dalla presenza del mondo della cooperazione che, a propria volta, ha saputo crescere, modificarsi e assumere un ruolo che andasse oltre il dare un’opportunità abitativa. Le cooperative sono diventate, infatti, soggetti capaci di dare servizi non solo ai propri soci ma anche a tutto il quartiere e alla città. Pensiamo, ad esempio, al ruolo importante che svolge il Teatro della Cooperativa, piuttosto che gli altri servizi sul territorio che le cooperative mettono a disposizione e che vanno in questo senso.
La Zona 9 di Milano, inoltre, insieme a Sesto San Giovanni, è quella ha maggiormente risentito della trasformazione economica. In questi quartieri c’erano le sedi di importanti fabbriche e questa zona per prima ha risposto alla chiusura di esse e ha progettato per valorizzare le aree dopo la chiusura degli stabilimenti.
I quartieri della Zona 9, oggi, al posto delle fabbriche hanno due grandi università (il Politecnico in Bovisa che è diventato anche un’opportunità culturale per la città con la sua area espositiva; e la Statale in Bicocca con le facoltà scientifiche e di ricerca), il Parco Nord (che è considerato il più bel parco urbano d’Europa). Anche da questo punto di vista, quindi, c’è da essere orgogliosi di come la Zona 9 di Milano abbia saputo reggere l’impatto di trasformazioni così grandi, cambiando sicuramente anche la dimensione sociale ma non devastandole.
Questi sono anche quartieri in cui grazie alla cooperazione e ad altre realtà c’è un tessuto associativo, partecipativo e di convivenza forte, forse anche perché alle spalle vi è una storia così importante e che va valorizzata e andrà valorizzata anche dentro al processo di costruzione della Città Metropolitana.
Se vogliamo che la Città Metropolitana non sia solo un assemblaggio di pezzi e burocrazia, ma se vogliamo, invece, che abbia un’identità, credo che si debba essere consapevoli di tutte le esperienze e le storie che l’andranno a comporre e coerenti con esse, perché una milanesità esiste e si è formata e si forma anche dentro le storie di questi quartieri. In questi quartieri, dunque, c’è una storia forte e importante che va valorizzata.
Prefazione per il libro "Passeggiata nei quartieri di Milano" di Aldo Bartoli.
Ancora una volta Aldo Bartoli ci regala un libro che aiuta alla comprensione e alla riflessione. Che parla del "suo territorio" e dei "suoi quartieri" ma contemporaneamente racconta Milano, le sue storie e le sue trasformazioni.
Mentre parliamo di area metropolitana, di grande Milano, l'autore ci ricorda che ci sono valori che non vanno né persi ne dimenticati, che la Milano di oggi non è un agglomerato urbano indistinto ma che in essa convivono storie, realtà e tradizioni diverse, che c'è una memoria che non va dispersa e senza la quale non si capisce perché Milano è questa. Una grande città che non si esaurisce in un rapporto tradizionale tra centro e periferie. In cui i quartieri più lontani dal centro in realtà erano Comuni che hanno mantenuto tante loro caratteristiche e identità proprie, che non possono essere ridotte in una idea di marginalità a cui spesso la parola periferia richiama.
Guardiamo al futuro, stiamo realizzando la città di Expo, tutto cambia rapidamente, ma è importante ricordare che in essa ci sono questi quartieri, con le loro specificità e i loro caratteri, che vanno protetti e non cancellati tentando di omologarli. L'autore ci racconta la storia di alcuni di questi quartieri, i suoi quartieri, quelli che ha studiato e, soprattutto, vissuto.
Quella che Bartoli racconta, attraverso documenti storici, opere d'arte è la narrazione di luoghi, è la storia del vecchio Comune di Affori e dei suoi rioni. È un atto d'amore e di orgoglio per una realtà cittadina che ha saputo comunque difendere una propria dimensione e identità. Non è il racconto di un nostalgico ma di chi è capace di cogliere, come si fa in questo libro, insieme le storie più antiche, quelle di Cristina Belgioioso, dei Visconti di Modrone della Curia milanese, quelle che hanno regalato ai nostri quartieri Villa Litta, Cassina Anna, la chiesetta di San Mamete e altre opere d'arte, con la modernità, descrivendo e raccontando il filo rosso che ha segnato la vita di Affori.
Non c'è nessuna nostalgia nel racconto, anzi c'è l'orgoglio per come in questi quartieri, negli anni, c'è stata la capacità di rispondere con creatività ed ingegno alle trasformazioni e si è saputa aggiornare la propria identità, passando anche tra contraddizioni e conflitti.
C'è in questi quartieri il segno forte delle cooperative di abitazione, che dagli inizi del 900 hanno saputo dare una straordinaria risposta abitativa alle persone più deboli. Da Ghiglione in poi si sono ingrandite e si sono trasformate, si sono unite fino a dar vita ad un soggetto unico; hanno puntato sulla qualità energetica e ambientale e dato sempre più servizi ai soci, ma hanno continuato e continuano a dare, trai pochissimi, una risposta alla domanda di case in affitto a canoni contenuti.
C'è il segno delle trasformazioni violente che ha portato con sé il boom economico e l'immigrazione interna. La Comasina nasce come quartiere modello di edilizia popolare e poi si è trovata a vivere le contraddizioni di una questione sociale vera e propria quale è la difficoltà di integrazione, che ha creato in quegli anni paura e malavita ma a cui ha saputo dare una risposta con la capacità del quartiere di riunirsi, di riappropriarsi dei propri spazi, di dar vita ad un tessuto associativo ricco e solidale.
C'è la storia di una realtà operaia e di un comparto industriale imponente come quello del Nord Milano, che qui significava il grande polo chimico della Bovisa e di Dergano, che una volta dismesso ha lasciato il posto al polo universitario del Politecnico e alla nuova Triennale. Luoghi in cui, grazie al recupero delle vecchie strutture produttive, convivono le nuove attività dell'alta tecnologia e le architetture dei vecchi insediamenti produttivi. Oggi la Bovisa non è, quindi, solo una ex zona industriale ma diventa un esempio di governo delle trasformazioni capace di costruire, anche visibilmente, sul vecchio eccellenze che restituiscono futuro al territorio. E ancora c'è il racconto di una attenzione all'ambiente che si traduce nella casa ecologica di via Candiani e nella realizzazione del Parco Nord.
Affori, Bovisa, Dergano, Bruzzano, Comasina e Bovisasca sono tutto questo: realtà operaie che oggi diventano poli scientifici e tecnologici, realtà periferiche marginali - e a volte emarginate - capaci di risanare i quartieri e ricostruire la socialità, luoghi importanti come villa Litta e Cassina Anna che da residenze dei signori del luogo, diventano luoghi pubblici, sedi di servizi, biblioteche e associazioni.
Questo libro non solo racconta una storia vera, dà valore a ciò che in quei quartieri si è prodotto in centinaia di anni e una bella e orgogliosa testimonianza, ma è anche utile per il futuro. Serve, infatti, a ricordare come dai conflitti, dalle Cinque Giornate, fino al l'immigrazione dal Sud e alle lotte operaie sono nate esperienze positive e dalle radici profonde e questo diventa un insegnamento per guardare alle sfide dell'oggi con la consapevolezza che dalle crisi possono nascere opportunità per il futuro, se si affrontano con lungimiranza e cogliendone la complessità.
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